Energia, il ‘black act’ di Renzi
Il mondo, persino i Paesi Arabi e la Cina, passa alle Rinnovabili; e lo fa anche grazie a brevetti e ad esperti italiani. Le associazioni ambientaliste e imprenditoriali del Paese più creativo e capace di innovazione offrono al loro Governo il Green Act, che per l’energia punta sulle Rinnovabili. E il Governo, che fa? Renzi il non eletto non guarda in faccia nessuno, e mette in cantiere un decreto che gli addetti ai lavori hanno definito ‘black act’. La bozza di decreto riguarda gli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche, ed è stata inviata dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Conferenza Stato Regioni per il parere prima dell’approvazione definitiva. “Il combinato disposto dello Sblocca Italia che ha rilanciato le trivellazioni di petrolio e gas, e il nuovo decreto sugli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche che si appresta ad approdare in Consiglio dei Ministri è un vero Black Act, che svuota di significato quello verde fin qui solo annunciato” hanno osservato Francesco Ferrante e Annalisa Corrado di Green Italia. “Ci sono tagli fino al 40% agli incentivi per l’eolico destinati ai piccoli impianti e del 24% per il mini idroelettrico” ha spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, descrivendo i principali contenuti del nuovo decreto. Per l’associazione degli imprenditori delle Rinnovabili Anie “la bozza di Decreto del Mise rischia di ridimensionare fortemente il mercato delle rinnovabili perché, oltre a ridurre drasticamente gli incentivi e rendere insostenibili il ritorno economico e la finanziabilità dei progetti, non tiene conto né del reale sviluppo delle diverse fonti nel corso degli anni né delle reali assegnazioni avvenute nelle aste e registri precedenti“.
Di cosa si lamentano, gli addetti ai lavori? “E’ sconcertante – dicono Ferrante e Corrado di Green Italia – che si continui a concedere ricchi sussidi a impianti che non sono alimentati da fonti rinnovabili, come gli inceneritori e i mega impianti a biomasse, mentre l’autoproduzione da energie pulite per imprese e cittadini viene ostacolata. Addirittura, per le biomasse bruciate nei vecchi zuccherifici sono previsti 135 Mw di nuovi impianti con tariffe garantite per 20 anni”. E non è una questione di grandi impianti di energie rinnovabili versus grandi impianti di vecchia concezione; ma di grandi impianti ‘black’ contro impianti ‘green’ che sono, in realtà, piccoli e diffusi: “Nel testo del decreto si nota una sproporzione nell’assegnazione delle risorse a favore di impianti a biomasse e biogas, a scapito di impianti idro, mini eolico e termodinamici, che in Italia hanno ricadute occupazionali notevoli e un alto livello di sviluppo tecnologico”, ha infatti detto Emilio Cremona, presidente di Anie Rinnovabili. Ancora Zanchini di Legambiente ha spiegato che “il futuro delle rinnovabili è nella generazione distribuita, che questo decreto penalizza, e nello stop agli incentivi per mega impianti a biomasse e inceneritori, che invece vengono generosamente foraggiati”.
Già. Il punto è che la ‘generazione distribuita’, ovvero la produzione di energia rinnovabile da parte di cittadini-imprenditori per consumo proprio ma anche per la immissione in rete; ha messo in crisi il vecchio sistema di produzione di energia basato sulle vecchie e grandi imprese di produzione, bruciatrici di petrolio e gas. E questo proprio nel periodo in cui la crisi economica ha ridotto la richiesta di energia per uso industriale, con una ulteriore penalizzazione delle grandi e vecchie imprese. Per soccorrerle era già arrivato il ‘capacity payment’, un sussidio agli obsoleti impianti carbonici in crisi, pagato, in bolletta, dai cittadini. Ma a sentirsi minacciati dalle micro-rinnovabili sono in realtà tutti i grandi impianti, specie quelli che richiedono investimenti onerosi a differenza di quelli richiesti dalle rinnovabili. Brutta cosa però, secondo gli addetti ai lavori, che la linea del Governo sia di sostenere grandi impianti che sono a combustione come gli impianti ad idrocarburi, solo che bruciano biomasse o, perché no, rifiuti. Per chiarire: oltre che negli inceneritori, nel nostro Paese e con le leggi attuali, a certe condizioni i rifiuti possono essere bruciati legalmente anche negli impianti a biomasse.
“Evidentemente – dice Green Italia – l’unica consultazione che il Governo ha inteso avere in ambito di politica energetica è stata quella con le lobby che difendono interessi ricchi e inquinanti, mentre le energie rinnovabili diffuse vengono penalizzate, se non addirittura annientate, come nel caso dell’eolico offshore”. Un “colpo di mano” che arriva a meno di un mese dagli Stati Generali sui cambiamenti climatici, promossi dal Governo in vista della Conferenza delle Nazioni Unite di Parigi. Legambiente, Zanchini: “Ci auguriamo davvero che il governo Renzi non voglia approvare, dopo lo spalma-incentivi che ha penalizzato il solare e lo Sblocca Italia che ha rilanciato le trivellazioni di petrolio e gas, un ennesimo provvedimento nel settore energetico che risponde solo alle richieste di alcune lobby e va contro gli interessi dei cittadini e dell’ambiente”.