Spagna, Amministrative test per le Politiche?
Molti lo hanno definito un terremoto politico. Gli spagnoli hanno lanciato Domenica 24 Maggio un severo avvertimento all’establishment politico “aprendo” le porte di Barcellona e Madrid agli “indignati”. Alla fine di queste elezioni regionali e comunali, Podemos, il Partito anti-liberale nato da questo movimento lo scorso Gennaio, conferma il suo terzo posto. Si delinea uno scenario “all’italiana”?
La crisi ha sconvolto molte vite, molti conti. Sconvolge anche i partiti. Lo abbiamo visto durante questa tornata elettorale spagnola, dove i due partiti tradizionali che da decenni strutturano la vita politica del Paese, il Partito Popolare e il Partito Socialista, hanno subito la crescita esponenziale di due forze nuove: Podemos, la sinistra radicale e Ciudadanos, un Movimento centrista nato da pochissimo. Il Partito Popolare rimane la prima forza del Paese, ma a caro prezzo. Ha perso il 10% tornando al 27% a livello nazionale, ha perso 7 delle 10 Regioni che controllava da solo o in coalizione e 2,5 milioni di voti rispetto alle elezioni del 2011. Possiamo applicare a questi risultati la griglia di lettura classica, dalla quale si evince l’erosione di un Partito di Governo che ha costretto il Paese a subire per quattro anni una cura di dolorosa austerità. La spiegazione rimane valida, ma non è più sufficiente perché anche il Partito Socialista, principale forza di opposizione, è stato “sconfitto”, perdendo 750mila elettori e vede Podemos, la forza in ascesa della sinistra radicale, conquistare la vetta dei risultati a Madrid e Barcellona. Il Partito Popolare e il Partito Socialista oggi rappresentano il 52% degli elettori, erano al 65% quattro anni fa. Oggi non possono più riposare sugli allori.
Questa ricomposizione del paesaggio politico spagnolo è una vera novità. Il sistema elettorale nato all’uscita della dittatura franchista a metà degli anni ’70 mirava a consolidare il sistema maggioritario e bipartitico. Questa era, alla luce dei nuovi risultati, sembra essere finita. L’altra novità arriva dalla natura dei movimenti politici emergenti. Gli indignati di Podemos sono la prevedibile risposta alla crisi economica e sociale. Il Movimento civico di Ciudadanos lo è molto meno, visto che nonostante combatta la corruzione con la stessa forza di Podemos, difende le idee liberali degli elettori moderati che hanno manifestato la loro insofferenza nei confronti dei due grandi partiti che non sentono più loro. L’esperienza al potere in alcune regioni e in qualche grande città, modificherà la carta d’identità di questi due movimenti. Podemos ha scommesso su un riposizionamento al centro, non escludendo la possibilità di alleanze, scommessa ricompensata dal risultato uscito dalle urne. Ciudadanos ha dimostrato che le posizioni centriste potevano paradossalmente immedesimarsi in un discorso radicale. Infine, l’emergere di questi due movimenti di carattere nazionale, anche se hanno ciascuno un loro preciso collegamento regionale, permette al dibattito politico spagnolo di non battere più esclusivamente sui temi del separatismo e dell’autonomia. Ciudadanos, è nato in Catalogna proprio in risposta al Movimento separatista. Il Ciu partito egemone Catalano ne è uscito con le ossa rotte. Gli indipendentisti catalani hanno trovato in queste elezioni chi era più incisivo di loro, a sinistra come al centro. Tutto questo ovviamente non semplifica il quadro politico e la governance della Spagna che rimane profondamente segnata dalle sue differenze regionali. Ma è una buona notizia per le future generazioni e soprattutto per la Democrazia spagnola.
Podemos ha già operato profondi cambiamenti sulla scena politica spagnola. Sono stati i primi a creare un sistema di primarie aperte, prima di essere imitati lo scorso anno dal Partito Socialista. Podemos ha anche lanciato il dibattito sul rinnovamento dell’elite politica. Hanno promosso nuovi candidati, tra i quali moltissimi giovani, prima di essere, anche qui, imitati dagli altri partiti. Per esempio il leader del Partito Socialista ha 42 anni, a conferma che esiste realmente la voglia di cambiamento rendendo il gioco politico molto più aperto. A questo punto viene da chiedersi se Podemos possa arrivare a potere alle prossime elezioni politiche previste per la fine dell’anno. E’ difficile da dirsi, anche se è il loro obiettivo. Pablo Iglesias, il leader di Podemos, vuole il potere, non gli basta essere la terza a quarta forza del Paese, ma la prima. Podemos è una formazione che sta lavorando per diventare un Partito di Governo. La prova sta nel fatto che hanno saputo mostrarsi pragmatici. Durante le ultime elezioni europee, avevano proposto di rinegoziare il debito spagnolo, ma hanno rapidamente lasciato quella strada dopo aver capito che era troppo radicale. A livello locale accade la stessa cosa. Podemos è pronto ad allearsi con altri partiti, soprattutto di sinistra, per governare numerosi comuni del Paese.
Se per i conservatori del Partito Popolare attualmente al potere, è un brutto colpo, avendo perso dall’Andalusia alla Galizia la maggioranza assoluta e scontrandosi ovunque con il Partito Socialista, che barcolla ma non molla nonostante la catastrofe annunciata, Podemos è diventata quella forza di sinistra che sarà un importante arbitro. Se tutte le forze di sinistra riescono nell’intento delle alleanze, saranno anche in grado di sottrarre alla destra alcune grandi città e importanti parlamenti regionali. Il principale ostacolo per il PP invece sta nella sua difficoltà a negoziare con altre formazioni, perché viene ormai visto come “infrequentabile” per via dei numerosi scandali per corruzione che, ogni settimana, colpiscono i suoi capetti o ex dirigenti. Il tema della corruzione è stato uno dei principali motivi del suo arretramento, il solo partner logico del PP sarebbe Ciudadanos, ma il giovane leader del Movimento, Albert Rivera, che ha fatto delle “rigenerazione democratica” il suo leitmotiv, ha molte perplessità nell’allearsi con il Partito al potere temendo di perdere con questa sorta di “patto con il diavolo”, la legittimità della sua battaglia. L’ombra di Podemos non fa che allungarsi sulle politiche di Novembre, pur non sottovalutando la forza crescente di Ciudadanos.
Il bipartitismo sembra non esserci più, e i due grandi partiti dovranno necessariamente scendere a patti con le nuove forze che hanno saputo sfruttare la crisi “di immagine” attraversata dagli storici Ppe e Psoe. Il voto del 24 Maggio scorso più che antieuropeo sembra essere proprio un monito alla “moralità” dei politici, una questione prettamente spagnola anche se per Federica Mogherini, Capo della Diplomazia europea il messaggio che arriva da queste elezioni (come da quelle che contemporaneamente sono avvenute in Polonia e che hanno visto eleggere a Capo dello Stato il conservatore euroscettico Andrzej Duda) va letto anche in chiave “europea”: “Ciò che suggeriscono i risultati di queste elezioni presidenziali in Polonia e amministrative in Spagna, anche se in modo molto diverso (…) è la necessità di cambiare il nostro sogno europeo se vogliamo salvarlo”.