2 giugno, Festa della Repubblica
Res Publica, “Cosa del Popolo”. Così i Romani la definirono oltre duemilacinquecento anni fa. Non più un solo “proprietario” ma lo Stato diventa bene di tutti a tutela degli interessi della collettività.
Il nostro Paese nel 1946, uscito dalla rovinosa guerra che sconvolse il mondo intero, non unanime scelse di trasformare l’Italia in una Repubblica rinnegando la Monarchia che fu sostenitrice e complice del Fascismo. Ieri come oggi (anche se per diversi motivi) il Paese fu diviso e la vittoria di un sistema sull’altro fu sostanzialmente dato dalla diversa densità abitativa tra Nord e Sud. Il primo scelse la Repubblica, il secondo la Monarchia. Due visioni differenti di Nazione frutto di storie e tradizioni che profondamente hanno segnato, ognuna per il proprio verso, la storia di ogni italiano.
Quel giorno però vinse la Repubblica che iniziò il suo giovane e inesperto cammino attraversando momenti difficili, ma regalando anche grandi soddisfazioni. Il nostro sistema repubblicano, nel bene o nel male, ebbe una sua certa compattezza fino al 1994 quando Manipulite sgretolò il sistema che per quarantasei anni guidò il Paese tra boom economici, autunni caldi, terrorismi e stragi mafiose. La sua complicata architettura, frutto della paura di un ritorno al totalitarismo anteguerra, ha creato un sistema di pesi e contrappesi che, nonostante il fardello della burocrazia, hanno permesso all’Italia di divenire una delle principali potenze mondiali.
Oggi però questo sistema (in particolare il bicameralismo perfetto), in un contesto oramai globalizzato, ha assunto la forma di un elefante in un negozio di cristalli. Incapace di dare risposte rapide, la sua architettura è oggetto di animata discussione di revisione. Non vi sono più i pericoli di un tempo ed il sistema di tutele deve essere superato per poter sostenere il passo degli altri Paesi. L’Italia, a differenza di grandi nazioni europee ha una storia unitaria breve, e breve è la vita delle sue istituzioni democratiche.
Nel 2001 l’allora Presidente della Repubblica Caro Azelio Ciampi ritenne necessario ripristinare la Festa della Repubblica, non tanto per far marciare le forze armate tra le rovine romane e nemmeno per offrire un giorno di ferie agli italiani. Scelse di dare un segnale ad un Paese che aveva cominciato a perdere fiducia nelle proprie istituzioni, colse un segnale che solo dieci anni dopo avrebbe mostrato la crisi di un sistema politico frutto anche di una rigidità istituzionale incapace di rispondere ai bisogni di un grande Paese.
Oggi la Festa della Repubblica deve essere il pretesto per ricordarci quale strada i nostri antenati vollero intraprendere, che la responsabilità oggi è di tutti e, vista la scarsa partecipazione a queste elezioni, ricordare che la “cosa” è del “popolo” e non di pochi.