Muore una leggenda
In Italia esiste solo un libro che narra le gesta cinematografiche dell’attore britannico Christopher Lee (27 maggio 1922 – 7 giugno 2015), edito da Profondo Rosso di Luigi Cozzi – da sempre cultore del fantastico – e scritto dal mio amico Fabio Zanello. Adesso che è morto, forse, gli studi esegetici si moltiplicheranno, ma quel volumetto con la copertina rossa, stampato in modo underground che fa bella mostra di sé nella mia biblioteca resta come emblema di un Dracula che non tradisce i ricordi di bambino.
Lo so che Cristopher Lee non amava il personaggio di Dracula interpretato per la Hammer, nonostante dovesse gran parte della sua fama proprio a quel ruolo. Nella sua autobiografia non ne parla proprio, a un fan che chiedeva di autografare un poster di Dracula rispose con un rifiuto sdegnato, asseriva – con ragione – che aveva fatto ben altro. Non è mai stato nominato per un Oscar il grande Christopher Lee, nonostante gli oltre 280 film in cui ha lavorato, dalle pellicole dirette da Terence Young a Guerre stellari, passando per Amleto di Laurence Olivier e i capolavori del terrore di Mario Bava e Antonio Margheriti. Ma noi che siamo stati ragazzini negli anni Sessanta, innamorati del fantastico, lo rammentiamo per quello. Che c’importa de Il signore degli Anelli? Per noi Christopher Lee è il cinema horror, il vecchio gotico italiano, quello dei castelli cadenti e delle notti tempestose, che ha frequentato insieme al collega Vincent Price, con cui adesso è andato a ricongiungersi.
Ci mancherai, ma rivedere i tuoi film sarà come ripercorrere la nostra fanciullezza e rivivere terrorizzati lo spavento dei tuoi denti aguzzi che penetravano giovani carni. Sì, lo sappiamo che hai fatto anche Hugo Cabret e che hai concluso la carriera con Lo Hobbit, passando per doppiaggio, televisione e persino interpretazioni musicali. Lo sappiamo. Ma che ci vuoi fare? Il vampiro della nostra infanzia ha ben altro fascino.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]