Milano, già al via le grandi manovre

Archiviati i ballottaggi, si pensa già alle prossime amministrative. L’anno prossimo tocca a Milano e la corsa per Palazzo Marino è già iniziata. La certezza, l’unica ad oggi, è che il sindaco Giuliano Pisapia non ci sarà. Lo ha già detto nelle scorse settimane, niente campagna elettorale per il bis. Resta ancora da decidere chi sarà il successore. Ma, soprattutto, in che modo sceglierlo. Primarie sì, primarie no? E se sì, quando? Molte domande con poche risposte.

Il più accreditato è il commissario unico di Expo, Giuseppe Sala che potrebbe essere il nome forte che il Pd meneghino è pronto a giocarsi per limitare l’avanzata del centrodestra. Sala, ovviamente, non commenta, come si usa in questi casi: già non smentire seccamente l’ipotesi, ad ogni modo, è un primo passi avanti. Bisogna pur sapersi accontentare dei piccoli segnali. E a proposito di segnali, quello della Lega è piuttosto chiaro: Matteo Salvini potrebbe candidarsi solo nel caso in cui l’anno prossimo non si votasse per le politiche. Come dire, tra Milano e Roma, meglio Roma. Eh sì, la Lega degli ultimi anni è proprio cambiata.

Ufficialmente, l’altro pretendente alla poltrona di sindaco è Corrado Passera che nei giorni scorsi ha confermato la sua volontà alla riunione della direzione nazionale di Italia Unica: “Mi candiderò anche se la decisione finale– ha detto Passera – spetta ai milanesi. Ho soltanto deciso di impegnarmi ma è già tanto, seguiranno squadra e alleanze”. Secondo l’ex ministro dello Sviluppo economico, Milano “è una città con tante energie e ricchezze ma anche tanto disagio, come nelle periferie e sul tema casa”. La sicurezza al centro del programma: “Milano, che è casa mia, ha tante forze accumulate su cui lavorare”, ha concluso Passera, confermando di voler essere “alternativo” sia alla proposta di Renzi sia a quella di Salvini. La sfida è lanciata. Già, ma chi la raccoglierà?

Siamo nell’ambito delle ipotesi, di quel gossip da toto sindaco che inizia sempre con troppo anticipo. Gli altri nomi che sono circolati nelle scorse settimane portano all’ex ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Ma non solo. Antonio Di Pietro vorrebbe tanto tornare al centro della scena pubblica, ultimamente si è evidentemente un po’ perso, annunciando la sua corsa in direzione di Palazzo Marino e sperando, per non fare troppa fatica, nell’appoggio del Movimento 5 Stelle. L’altro nome dal peso specifico importante è quello di Vittorio Sgarbi, già assessore alla Cultura per un breve periodo durante l’amministrazione Moratti. A questo giro, pare che il critico d’arte possa valutare l’opzione di una corsa solitaria.

Nomi a parte, al centrosinistra toccherà anche fare una scelta politica in ottica alleanze. Per tenersi stretto lo scranno di primo cittadino il Pd dovrà valutare se riproporre una coalizione tipicamente arancione, quindi inglobando la sinistra più estrema che portò Pisapia alla vittoria storica nel 2011, oppure se rispettare il patto di governo, alleandosi con i centristi di Alfano. Molto dipenderà, negli eventuali schieramenti, dalla tenuta del governo a livello nazionale. Il centrodestra, dal canto suo, se vuole davvero riprendersi Milano sa che c’è solo un modo per farlo: ricompattarsi, nessuno escluso perché solo unito può vincere. C’è tempo, si vota la prossima primavera. Ma si sa, le grandi manovre iniziano molto prima. A Milano se ne sono già accorti tutti.

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