De Luca alle prese con la Severino
La vicenda De Luca ha riportato l’attenzione sulla Legge Severino in tema di repressione dell’illegalità nella pubblica amministrazione. Essa è la stessa legge che venne applicata a suo tempo a Berlusconi per la decadenza da Senatore a seguito della sua condanna definitiva per la sentenza Mediaset.
Per il caso del Governatore della Campania tutto ruota intorno all’interpretazione della legge. Ed è questo il punto focale che fa litigare decine di giuristi sparsi su tutto il territorio nazionale. Data la materia sensibile l’interpretazione risulta uno strumento poco efficacie anche perché le disposizioni normative hanno mostrato diverse carenze che, in ogni caso, andrebbero colmate. In particolare la tesi per cui l’ex Sindaco di Salerno non possa nemmeno insediarsi risulta errata. Difatti, a prescindere dall’iter procedurale che riconosce la sospensione, ciò che permetterebbe a De Luca di insediarsi è proprio il fatto che di sospensione si tratta e non di incandidabilità o inconferibilità. De Luca, essendo condannato in primo grado, come prevede la norma dovrebbe essere solamente sospeso dalla carica, fino alla fine del procedimento giudiziario e solo in virtù di sentenza definitiva diventerebbe incompatibile con la carica di amministratore pubblico. Pertanto al fine della sospensione risulta necessario assumere la carica e successivamente da essa essere sospeso.
Tutta la partita dei tempi con cui l’organo competente (CdM) debba istruire la pratica lascia il tempo che trova, anche perché è evidente che sia necessario nominare la Giunta affinché l’amministrazione regionale no si paralizzi completamente. Il vero nocciolo della questione è una legge, votata da tutti, ma che ora a nessuno va più bene. È evidente che la fretta con cui è stata voluta a suo tempo non aveva preso in considerazione molti aspetti. In effetti il PD, riscopertosi garantista, ha in parte riconosciuto la necessità di ridisegnare la norma, sostenuto anche dal Magistrato Cantone, che vorrebbe evitare di trovarsi in situazioni scomode.
Della legittimità della legge se ne parla dai tempi della decadenza di Berlusconi (retroattività della legge) ma per forze di causa maggiore si era sottaciuto finché a finire nella rete della legge non è stato l’esponente Dem. Ora fatta salva la legittimità della nomina di De Luca, si è aperta tutta la questione morale legata all’opportunità di garantire l’eleggibilità ai condannati (non in via definitiva).
Il neogovernatore campano ha di fatto aperto un nuovo fronte morale all’interno di un partito (il PD) che è in evidente tensione interna. Le defezioni degli alleati rischiano di mettere alle strette la minoranza democratica che poteva contare fino ad oggi sulla strategia dell’astensione laddove non si ritenesse allineata al Premier. Le cose stanno cambiando e l’innesco De Luca rischia di far esplodere il sistema.