Schengen compie trent’anni
Soprattutto in questo ultimo periodo si parla molto degli accordi di Schengen, a volte impropriamente, in realtà l’accordo, che fu firmato il 14 giugno 1985 nell’omonima cittadina lussemburghese da cui ha mutuato il nome, è solo un parte del quadro normativo che corrisponde all’ acquis di Schengen. L’accordo in oggetto, di cui si festeggia per l’appunto il trentennale, fu firmato inizialmente da Belgio, la Francia, la Germania, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, si proponeva di liberalizzare la circolazione di persone nell’ambito dell’area comunitaria eliminando i controlli frontalieri. Il quadro richiamato come “acquis di Schengen” comprende l’accordo, la Convenzione di Schengen firmata il 19 giugno 1990, che è andata a regolamentare a garantire l’applicazione della libera circolazione, regolamenti ed accordi internazionali inerenti la materia.
Questa normativa non va confusa con i controlli doganali che sono stati aboliti solo nel 1993, l’accordo divenne normativa europea ufficiale quando venne recepita all’interno del Trattato di Amsterdam prima, e del Trattato di Maastricht in seguito. Dei paesi membri solo Regno Unito ed Irlanda si sono valsi della clausola di opt-out non rientrando, quindi, nell’accordo sulla libera circolazione, in compenso hanno aderito quattro paesi terzi come Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Principato di Monaco, San Marino e Città del Vaticano rientrano negli accordi tramite Francia ed Italia, Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria hanno aderito, ma l’accordo non è ancora pienamente operante perché non sono stati adempiuti tutti gli obblighi, per cui i controlli alle frontiere sono ancora in essere.
Con il rientro degli accordi nell’acquis comunitario giuridico-istituzionale, la competenza è passata al Consiglio dell’Unione Europea, in particolare per l’Italia la responsabilità è in capo al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Ogni stato membro può sospendere il trattato per un limitato periodo e per specifici motivi. Solitamente si ricorre quando uno stato vuole rafforzare le misure di sicurezza nel caso esso ospiti importanti eventi, l’Italia si è avvalsa di questa facoltà in occasione dei G8 2001 e 2009. Cardine del sistema è il Sis, ora Sis 2, sistema d’informazione comune di scambio di informazioni, in quanto la libera circolazione non vuol dire necessariamente mancanza di sicurezza.
Per fare un punto sulla situazione di questi giorni è bene chiarire che la Germania, e solo lei, ha sospeso gli accordi di Schengen dal 26/5 al 15/6 per via dello svolgersi del G7 al Castello di Elmau, nulla a che vedere con i respingimenti di extra-comunitari alla frontiera. La sospensione sbandierata da esponenti politici leghisti, ma non solo, da parte di Francia e Svizzera è infondata. Questi paesi hanno reintrodotto i controlli sulle persone, cosa prevista dal Trattato firmato da tutti gli stati membri. Altro aspetto riguarda la richiesta di asilo che compete, in base alla normativa rientrante negli accordi di Dublino, al paese dove l’immigrato pone piede, a questo punto il richiedente deve farsi registrare al sistema Eurodac e procedere con la pratica. E’ vero che i tempi per il completamento sono lunghi arrivando ad una media di 215 giorni, ma questi sono accordi che l’Italia ha liberamente firmato e sottoscritto. Quindi Schengen non ha niente a che vedere con i migranti richiedenti asilo secondo le procedure determinate, purtroppo la politica estera del governo Renzi assomiglia sempre più ad un misto di pressapochismo ed impreparazione. Un semestre trascorso a fare nulla, un impuntarsi su un politico come Federica Mogherini totalmente priva di esperienza e probabilmente inadeguata al ruolo di Mrs. Pesc. Immagini come le dichiarazioni trionfalistiche della stessa e del premier su quote di ripartizione di immigrati in base ad una normativa inesistente sono state improvvide e si scontrano con la diplomazia estera che richiede invece un paziente, spesso oscuro, lavoro di tessitura.
“Schengen viene spesso criticato e lo si accusa di tutti i mali dell’epoca”, ha detto il presidente Juncker, denunciando “le analisi superficiali e l’analfabetismo politico”, aggiungendo che “per rendere l’Europa più comprensibile e trasmettere quello che è, bisognerebbe reintrodurre le frontiere per sei mesi”. “In questo modo – ha aggiunto – la gente capirebbe di nuovo”.