Nostri eroi
Il 19 giugno del 1918 moriva Francesco Baracca. Appena trentenne muore durante una missione aerea di mitragliamento a bassa quota, sopra Colle Val Dell’Acqua, sul Montello, abbattuto probabilmente da un colpo di fucile sparato da terra.
Vedere le sue fotografie in divisa mi fa venire in mente mio nonno, colonnello dei bersaglieri, suo contemporaneo. Anche di lui restano gli stessi scatti in pose orgogliose con una divisa rigorosa e attillata, sorrisi e baffetti curati, aria spavalda della gioventù. Gente che aveva ideali, che moriva per essi. Giovani che fumavano sigarette senza filtro e rendevano questo gesto maschile e cameratesco.
Francesco era figlio di persone abbienti, suo padre era Conte. La passione per gli aerei fu fulminante; arruolato nel Regio esercito, dopo il primo volo lo descrisse come un magnifico sogno a occhi aperti e sul suo velivolo (uno Spad S XIII, un caccia monoposto biplano prodotto dall’azienda francese Sociéte Pour l’Aviation et ses Dérivés) fece dipingere un cavallino rampante. Il ruolo dell’aviazione nella Prima guerra mondiale non fu decisivo, ma produsse una serie di miti avvolti nell’aureola dell’incoscienza degli eroi, destinati dagli dei a morire giovani.
A Nervesa della Battaglia, c’è il sacello che ricorda il punto in cui Francesco Baracca fu abbattuto dagli austriaci, mentre mitragliava i ponti di barche sul Piave per impedire l’avanzata dell’esercito austroungarico. Sul cippo c’è un’iscrizione ”Qui cadde il maggiore Francesco Baracca, asso degli assi”.
Qualche anno dopo un giovane Enzo Ferrari incontra il Conte Enrico Baracca, padre di Francesco, già conosciuto qualche tempo prima a Bologna. In quel secondo incontro, conosce anche madre, Contessa Paolina Biancoli. «Fu essa a dirmi un giorno – raccontò poi Ferrari – “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”; conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori con cui mi affidano l’emblema. Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena». L’unica variante è nella coda: rivolta verso l’alto sullo Spad, verso il basso sui bolidi di Maranello.