Rapporto ESDE 2014
Presentato a Roma il “Rapporto ESDE 2014” (Employment and Social Developments in Europe 2014) presso la sede della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Si tratta di un’analisi che la Commissione europea pubblica annualmente per analizzare lo stato del mercato del lavoro e gli sviluppi sociali nell’Unione Europea. In questa circostanza, ad illustrare il Rapporto è stato Paolo Pasimeni, Economista della Direzione Generale Occupazione, Affari Sociali ed Inclusione.
La Commissione Europea, regolarmente, conduce indagini dirette a valutare gli sviluppi e le modifiche nel campo sociale ma anche del mercato del lavoro nell’Unione. Dai dati forniti dal “Rapporto ESDE”, i governi dei 28 Paesi membri traggono preziosi orientamenti per indirizzare le loro politiche in tema di occupazione, protezione sociale, inclusione sociale (Strategia Europa 2020; Strategia Europea per l’Occupazione; Protezione Sociale e Strategia per l’inclusione Sociale). L’Europa sta emergendo, lentamente, dal peggior periodo di crisi che l’ha vista protagonista dalla sua nascita ad oggi, in estrema sintesi questo è quanto emerge dal Rapporto, nel quale si conduce, anche, una puntuale analisi a trecento sessanta gradi delle sfide che attendo l’Unione Europea nel prossimo futuro.
Balza agli occhi che si tratta, sicuramente, di sfide importanti, ma, ugualmente, appare chiaro all’evidenza di chiunque quali e quanti possano essere i vantaggi di investire in istruzione, formazione e mercato del lavoro, in una qualificazione adeguata dei lavoratori, che è vista, oltre che come fine, anche come uno strumento efficace a sostegno della produttività, in generale di investire in tutte quelle che possono essere definite “politiche sociali”, oltre che in tutte le azioni tendenti a ristabilire la crescita economica.
I Paesi che possono offrire posti di lavoro di qualità elevata e una protezione sociale efficace, oltre ad investire nel capitale umano, si sono dimostrati quelli che più possono affrontare e riaversi dalla crisi economica. Come pure si constata, nel Rapporto, che l’impatto negativo della crisi sull’occupazione e sui redditi è stato più contenuto in quei Paesi i cui mercati del lavoro erano più aperti e meno segmentati, che si sono e si stanno convertendo, più rapidamente, ad un modello sociale che promuove le potenzialità delle persone in tutto l’arco della propria vita, dove maggiori sono stati gli investimenti nella formazione permanente.
In tutta la U.E. si sono persi milioni di posti di lavoro in questi ultimi anni, soprattutto nelle categorie intermedie. Il Rapporto sottolinea che i posti di lavoro che si venuti a creare e che si creano riguardano o le fasce più alte o quelle più basse, producendosi una “polarizzazione” con il conseguente effetto del progressiva riduzione della classe media. Si è avuto, conseguentemente, un aumento dei livelli di povertà ed esclusione sociale (e questi riguardano soprattutto le persone in età lavorativa).
Nel Rapporto sul lavoro e politiche sociali (ESDE), è, inoltre, condotta un’analisi sulla qualità del lavoro e dell’organizzazione dei metodi di lavoro: ad una migliore qualità del posto di lavoro corrisponde ad una migliore performance. A fronte dell’invecchiamento e della contrazione della popolazione nell’Unione, l’investimento in capitale umano diventa essenziale per far sì che vi sia un aumento della produttività e si abbia una crescita che apporti nuovi posti di lavoro e sia inclusiva di tutti gli strati della popolazione. Un’efficace investimento nel capitale umano richiede, naturalmente, situazioni di contesto idonee per aiutare le persone a mantenere, migliorare e usare le abilità acquisite con la formazione. Occorrono, quindi, politiche appropriate per evitare lo spreco di capitale umano proveniente dall’inattività o dalla sottoutilizzazione del potenziale occupazionale. A fronte di “capitale umano di qualità” deve corrispondere un aumento di posti di lavoro qualitativamente validi, così da avere più forza lavoro produttiva.
I cambiamenti in corso sul piano del progresso tecnologico, della globalizzazione, dell’economia verde dovrebbero offrire opportunità per creare posti di lavoro di elevata qualità, ma potrebbero anche determinare l’inutilità di alcuni lavori e alcune qualifiche e tipi di lavori e di fasce di lavoratori potrebbero subire una polir azione anche maggiore.
Sono necessarie, in definitiva, politiche a sostegno della formazione permanente, un’assistenza migliore nella ricerca di lavoro e un migliore dialogo sociale in modo da riuscire a prevedere e realizzare tutte le possibili innovazioni a sostegno del progresso e miglioramento delle condizioni di vita e sociali di tutti e di ciascuno.