Emergenza immigrati a Milano
Preso atto che di emergenza umanitaria si tratta e preso atto che l’Europa ha deciso di stare solo a guardare, l’Italia deve fare i conti con la gestione delle centinaia di migliaia di profughi che dall’Africa cercano fortuna sulle nostre coste. La necessità, visto lo scarso interesse dell’UE, è quella di ripartire sul territorio nazionale i migranti che giungono sulle coste siciliane, con non pochi disagi per cittadini ed enti locali.
Una delle situazioni più difficili si è sicuramente registrata a Milano. Centinaia di profughi, per la maggior parte eritrei e siriani hanno trovato riparo nel mezzanino della Stazione Centrale, la porta ferroviaria della città dell’EXPO. Il primo grande problema emerso è stato quello sanitario. La Regione è dovuta intervenire con un presidio permanente della Croce Rossa e AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) per garantire i primi soccorsi, anche ai molti bambini presenti. Purtroppo sono stati diverse decine i casi di scabbia registrati oltre 100) e anche qualche caso di malaria.
Grandi Stazioni, dopo un lungo braccio di ferro, hanno deciso di ripristinare i locali al binario 22 per ospitare i profughi rimasti in Stazione. Gli interventi tampone dei primi giorni sono serviti a garantire la sicurezza sanitaria pubblica in un luogo che conta oltre 120 milioni di passeggeri l’anno, ma la tensione rimane alta in tutta la città. Paradossalmente le zone più disagiate rimangono quelle centrali tra la Stazione Centrale e i Bastioni di Porta Venezia, dove ormai è consueto trovare a bivaccare decine di persone nei giardini pubblici.
La contrapposizione politica tra il Sindaco e il Presidente della Regione è stata da subito molto accesa, ma dopo le accuse di Pisapia nei confronti di Maroni, con l’aumento dei profughi e le difficoltà di trovare delle sistemazioni, anche il Primo Cittadino ha cominciato ad indispettirsi per i continui arrivi dal Sud. Maroni ha deciso di adottare il pugno duro con il Governo, ritenendo che Milano e la Lombardia abbiano fatto e stiano già facendo quanto loro possibile. In effetti, i dati dell’Assessorato alla Salute parlano di diecimila prestazioni sanitarie erogate ad immigrati “temporaneamente presenti” con un costo complessivo che si aggira intorno ai 160 milioni di euro.
A Milano la situazione sembra essersi regolarizzata. Le preoccupazioni maggiori sono ovviamente rivolte alla salute pubblica. Il filtro sanitario allo sbarco non funziona ed ora cittadini e operatori ferroviari lamentano l’uso dei mezzi per il trasporto dei profughi che non hanno effettuato controlli sanitari. La guerra tra Maroni e Pisapia continua con il primo che minaccia controlli ASL in tutti i luoghi adibiti al temporaneo alloggio degli immigrati e il secondo che rivendica la necessità di fare la propria parte sempre nei limiti delle disponibilità.
Le settimane scorse sono state intense, ora la macchina amministrativa messa in moto sta cercando di risolvere i problemi nella consapevolezza che la città dell’EXPO, passerella per Capi di Stato e Primi ministri, già faticosamente alle prese con la gestione ordinaria del flusso turistico, non può permettersi ulteriori difficoltà. La situazione può tornare critica nel giro di pochi giorni e l’impossibilità di una corretta gestione non può rischiare di non garantire la sicurezza della città.