USA accusati di spiare l’Eliseo

Secondo WikiLeaks, l’organizzazione internazionale di Julian Assange che riceve in forma anonima documenti coperti da segreto di Stato, divulgandoli in rete tramite il proprio sito, gli Stati Uniti hanno spiato – dal 2006 al 2012 – gli ultimi tre presidenti francesi, Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy e Francois Hollande. Buona parte del materiale comprovante presunte attività di monitoraggio è stato raccolto nel dossier “Espionnage  Elisée” e reso di dominio pubblico dal giornale transalpino Libération e dal sito d’informazione Mediapart. L’incartamento, composto di cinque rapporti dell’agenzia governativa americana NSA (National Security Agency), responsabile dello spionaggio elettronico (Signal Intelligence) su base planetaria, grazie alla gestione del sistema d’intercettazione globale delle comunicazioni denominato Echelon, include, oltre alla pubblicazione di una quindicina di numeri di cellulari utilizzati da presidenti, ministri e funzionari d’alto livello, conversazioni tra i vari membri del governo francese su  temi sensibili come la crisi economica in Europa e nel mondo, il debito greco e le relazioni dell’Eliseo con l’amministrazione della cancelliera tedesca Merkel.

D’altronde, anche Angela Merkel, nel 2002, epoca in cui ricopriva la carica di Segretario generale CDU, fu oggetto dell’interessamento del Grande Orecchio statunitense; la notizia, balzata alle cronache di recente, ha provocato lo sdegno tedesco e costretto alle scuse Barack Obama, dichiaratosi all’oscuro delle iniziative dell’intelligence stelle e strisce antecedenti la sua presidenza.

Da quanto emergerebbe, lo Zio Sam non ha perso il “vizietto” di auscultare, oltre i nemici dichiarati, anche gli stessi alleati in seno al patto NATO, se esclusi dall’accordo UKUSA per la sicurezza, siglato dagli USA con Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Canada, paesi – per l’appunto – partner degli americani nel progetto Echelon, e, come tali, al riparo da interferenze elettroniche.

E’ fatto inequivocabile che l’evoluzione europea dell’ultimo decennio, sfociata nell’Unione, non può non essere seguita, studiata e analizzata da Washington, sempre attenta  nell’interpretare segnali o prevenire scenari in grado di compromettere la propria leadership mondiale. Ieri come oggi, la conquista del potere si fonda sulla capacità di ottenere informazioni, indispensabili ad incrementare sia il proprio coefficiente di difesa che quello d’offesa. Sulla scacchiera, il gioco è praticato da tutte le pedine importanti e sarebbe ipocrita, da parte della comunità internazionale, negare questa generale consapevolezza. Tuttavia, altra regola del gioco stabilisce che i comportamenti “sotterraneamente” accettati, qualora scoperti, diano diritto alla vittima di turno di svergognare il reo, scagliandogli pubblicamente contro la propria indignazione.

Analogamente al caso tedesco, infatti, siamo oggi di fronte ad un Hollande infuriato e categorico sull’inaccettabilità d’attività spionistiche fra alleati, mentre il ministro degli Esteri Laurent Fabius non ha tardato a convocare d’urgenza l’ambasciatore statunitense per un colloquio di chiarimento. Dal canto suo, un sempre più a disagio Obama rilancia le scuse per il passato, smentisce di far spiare l’attuale inquilino dell’Eliseo e garantisce disponibilità ad evitare che ciò avvenga in futuro.

Probabilmente, solo parole. Di sostanziale, invece, c’è che la NSA, da qualche tempo, perde in efficienza e impermeabilità, lasciando, in più occasioni, la Casa Bianca in posizione di grave imbarazzo: vedansi i casi Assange e Snowden.

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