Agricoltura, a rischio 389mln di aiuti UE
L’Italia rischia di perdere circa 389milioni di aiuti comunitari per l’agricoltura. La Commissione europea ha proposto, infatti, una “rettifica finanziaria”, cioè una perdita di risorse (da compensare sul periodo 2014-2020) di 388.743.938 di euro, per 11 anni di gravi mancanze contestate all’Agea, l’agenzia che gestisce gli aiuti comunitari all’agricoltura (circa 7 miliardi annui). Data la notizia l’Italia sta cercando un modo per uscire dalla situazione e sta prendendo tempo per portare avanti la fase conciliatoria, ma da Bruxelles potrebbe arrivare una nuova tegola da 152milioni, per un altro capitolo dello stesso filone.
Tutto è partito con un’indagine di Guardia di finanza e Ufficio antifrode europeo (OLAF) sul sistema informatico agricolo nazionale (SIAN), utilizzato per gestire tutte le operazioni relative alla politica agricola comunitaria in Italia. E’ con questi accertamenti che si è arrivati alla scoperta di un registro parallelo. Un registro taciuto che in Agea era conosciuto e gestito da pochi, ed era proprio qui che s’iscriveva la contabilità debitoria di posizioni irregolari o fraudolente legate all’uso dei fondi UE. Una pratica andata avanti dal 1999 al 2013, fino a quando Fiamme gialle e OLAF hanno deciso di vederci chiaro.
Di fatto, le situazioni opache, invece di essere approfondite e risolte col recupero del denaro da Agea negli anni, sono state ammucchiate in un angolo nascosto del SIAN, lasciando che finissero in prescrizione. Questo significa che quando l’Italia sarà chiamata dalla Commissione europea a rispondere delle somme in sede definitiva (la cifra sarà compensata con i nuovi aiuti UE 2014-2020), Roma potrebbe non avere posizioni su cui rivalersi per limitare il danno economico.
Sulla vicenda ha condotto un’inchiesta anche la procura di Roma, ed i responsabili dell’Ufficio monocratico e organismo pagatore di Agea che si sono susseguiti a partire dal 2008, Paolo Gulinelli, Alberto Migliorini e Concetta Loconte (quest’ultima tuttora in carica) rischiano il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. I tre indagati non avrebbero controllato l’esatta contabilizzazione dei pagamenti eseguiti e avrebbero trasmesso all’UE dichiarazioni relative ai conti annuali degli organismi pagatori omettendo di informare la Commissione del numero effettivo e della reale entità delle posizioni debitorie conseguenti agli stanziamenti indebitamente erogati.
Il portavoce della Commissione per l’Agricoltura Daniel Dal Rosario, alla richiesta di informazioni sull’avanzamento del dossier, ha risposto con un secco «no comment». Ma oltre alle conferme ottenute dall’ OLAf sulla vicenda, c’è una lettera della direttrice della direzione generale Agri Christina Borchmann dell’aprile scorso , che non lascia dubbi. Nel documento, alla voce conseguenze finanziarie, si legge: «date le preoccupazioni sollevate dall’audit, la direzione generale Agri intende proporre una rettifica finanziaria relativa a tutti i debiti non recuperati anteriormente al 2010. L’importo massimo della correzione ammonta a 388.743.938 di euro, di cui 388.728.816 finanziati dal Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA) e 15.121 dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)».
Nella lettera si fa altresì presente che «per il momento non sono stati presi in considerazione i 152milioni delle cosiddette “banche dati non gestite”». Vale a dire un altro ambito del SIAN di cui i conti non quadrano e le cifre iscritte, nonostante riportino la dicitura “nazionale”, sono in parte comunitarie.
Secondo il rapporto 2014 dell’Ufficio anti frodi UE l’Italia, con 61 inchieste nazionali aperte, è seconda in Europa per sospette frodi ai fondi europei nel periodo 2007-2014. Tuttavia Giovanni Kessler, direttore italiano dell’OLAF sostiene che «l’Italia è un Paese che ha questo tipo di reati ma dove, in confronto ad altri Paesi, c’è una buona reazione nello scoprire le frodi e reagire alle truffe sui fondi europei».