Felipe VI, un anno di regno alla riconquista della fiducia

Spagna – Colpiscono l’aplomb e la calma che mostra Felipe VI. E quando scopriamo le difficoltà alle quali deve continuamente  far fronte, non possiamo che ammirare questa sua forza interiore. Come consolidare una Monarchia recente, fragile, screditata, e iniettare al Paese un nuovo anelito federatore e moderno,  di fronte alle velleità secessioniste dei catalani, di fronte a una classe dirigente screditata dalla corruzione e spintonata da Podemos, di fronte ad una gioventù che non riesce a dare il giusto valore al ruolo giocato dalla Corona nella democratizzazione del Paese e che può solo fare i conti con la disoccupazione? Questo Re alle prime armi, dallo stile serio e compito, deve legittimare la sua presenza a capo dello Stato. Finora non ha mai vacillato davanti alle prove alle quali è stato sottoposto. Suo padre un anno fa, al passaggio delle consegne,  glielo aveva detto: “Questo posto te lo devi guadagnare giorno dopo giorno”.

Il 2 Giugno del 2014 Juan Carlos I annunciava pubblicamente la sua abdicazione. Dopo aver istaurato una Monarchia Costituzionale, liquidando quarant’anni di regime franchista, dopo aver difeso la Democrazia, solo di fronte agli insorti del  23-F (il tentativo di colpo di Stato avvenuto il 23 Febbraio del 1981), dopo aver  restituito alla Spagna un posto di riguardo sulla scena internazionale e in seno all’Unione Europea. Il suo regno ha garantito agli spagnoli il periodo più lungo  di libertà e stabilità della loro Storia. Lo si dava per finito, per via degli scandali che hanno intorbidito la fine del suo Regno: l’inopportuna caccia in Botswana e, soprattutto, la messa sotto indagine di suo genero, Inaki Urdangarìn, e di sua figlia, l’infanta Cristina, per distrazione di fondi pubblici ed evasione fiscale. Ma ha dimostrato poter dare ancora qualcosa al suo Paese. Grazie al suo leggendario istinto politico, ha capito che non poteva essere il Re di cui aveva bisogno la Spagna del XXI secolo, una Spagna disillusa dalla lunga e durissima crisi economica. Per far si che gli spagnoli si riconciliassero con la Monarchia, ha chiamato al comando “la generazione più giovane, con nuove energie, decisa ad intraprendere con determinazione le trasformazioni e le riforme che la congiuntura attuale esige, per affrontare (…) le sfide di domani”. A Felipe lo scettro.

Nel suo discorso di investitura, il 19 Giugno 2014, Felipe ha spiegato il suo programma: una Corona “vicina ai cittadini” e volta al rispetto di un “comportamento integro, onesto e trasparente”. E così è stato il suo primo anno di Regno. Venerdì 19 Giugno, ad un anno esatto dalla sua incoronazione, Felipe VI ha voluto che non ci fosse nessuna cerimonia fastosa: niente foto di famiglia altisonanti, niente cortei imponenti, nessun discorso pomposo. L’austerità dimostrata in questa giornata commemorativa è l’immagine di quello che è stato l’inizio del  Regno di Felipe VI, barba sale e pepe, 47 anni, portamento da monarca al tempo stesso affettuoso e distante. Un tentativo di riavvicinarsi agli spagnoli che, in questi ultimi anni consideravano la Monarchia alla stregua di una istituzione che aveva perso ogni credibilità e parte della sua legittimità. Da un anno a questa parte, il giovane Re non ha risparmiato in niente corruzione e opacità. Sotto il suo controllo i conti del regno sono tornati ad essere trasparenti, il suo stipendio è stato abbassato del 20%, l’infanta Cristina e Urdangarin non solo non appaiono più nelle cerimonie pubbliche, ma sono stati esclusi dalla famiglia reale. Nei giorni scorsi, per dimostrare che Cristina (la sua sorella preferita) non era più in odor di santità, Felipe gli ha tolto il titolo il titolo di duchessa e continua a pressarla affinché rinunci anche ai suoi diritti dinastici, una richiesta puramente simbolica visto che Cristina non è che sesta nell’ordine di successione, ma sicuramente carica di significato.

Gli sforzi fatti da Felipe VI sembra stiano dando i loro frutti. Un anno fa, secondo El Pais, 62% degli spagnoli lo giudicavano positivamente, oggi sono l’81%. Questo ne fa la personalità più popolare del Paese. Secondo l’Istituto di sondaggi Metroscopia, un quarto dell’opinione pubblica pensa che la Corona, sinonimo di depravazione alla fine del Regno di Juan Carlos, dia un’immagine positiva della Spagna fuori dalle frontiere nazionali. Rimane ora al giovane Re uno dei compiti più difficili da assolvere e che minaccia l’unità spagnola: disinnescare la bomba secessione della Catalogna. Alla fine di Settembre, tra pochissimo tempo ormai, uno scrutinio ne deciderà la sorte tra sostenitori dell’indipendentismo e difensori della  “spagnolità”.  In questo anno Felipe VI ha fatto di questa regione turbolenta la sua priorità recandovisi nove volte in visita ufficiale. A fine Maggio è stato molto fischiato alla finale di calcio della “Coppa del Re” che ha visto affrontarsi l’Atletico di Bilbao e i Catalani del FC Barcellona. Se il Re riesce nel prossimo mese ad attenuare la protesta separatista, soprattutto in Catalogna, si sarà meritato un’altra corona. Questa sarà però una coronas triumphalis di alloro.

©Futuro Europa®

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