Sviluppo sostenibile
La crescita economica di per sé non basta, lo sviluppo è reale solo se migliora la qualità della vita in modo duraturo. Questo un concetto che ha cominciato a farsi strada intorno agli anni settanta. Dopo che l’uomo ha agito sull’ambiente circostante per adeguarlo ai suoi bisogni, si è arrivati a capire come fosse tutto sbagliato e soprattutto dannoso per il sistema.
Nei millenni l’azione dell’uomo ha determinato il degrado del suolo, l’uso irrazionale di risorse rinnovabili e non, alterazioni climatiche, squilibri negli ecosistemi, inquinamento atmosferico, del suolo e delle risorse idriche causato da agenti chimici e residui organici; questi fattori hanno comportato conseguenze dannose sia per la salute umana che per l’economia. Nella seconda metà del Novecento una sensibilità maggiore nei confronti dei problemi ambientali hanno determinato la nascita di un dibattito su un nuovo tipo di sviluppo, differente da quello tradizionale: lo sviluppo sostenibile, uno “sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Sono vari i “capitali” legati allo sviluppo:, il capitale economico “costruito” è rappresentato da tutte le cose create dagli individui, il capitale umano/sociale è costituito da tutti gli individui di una società mentre il capitale naturale è costituito dall’ambiente naturale e dalle risorse naturali della società. Per meglio comprendere, La definizione più diffusa è quella fornita nel 1987 dalla Commissione Indipendente sull’Ambiente e lo Sviluppo (World Commission on Environment and Development), secondo la quale: “L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro” il perseguimento dello sviluppo sostenibile dipende dalla capacità della governance di garantire una interconnessione completa tra economia, società e ambiente.
Essere socialmente responsabili per un’impresa significa investire di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate; in questo modo le imprese possono aumentare la propria competitività. L’applicazione di norme sociali che superano gli obblighi giuridici fondamentali, ad esempio nel settore della formazione, delle condizioni di lavoro o dei rapporti tra la direzione e il personale, ha sicuramente un impatto diretto sulla produttività.
Si apre in tal modo una strada che consente di gestire il cambiamento e di conciliare lo sviluppo sociale e una maggiore competitività. Un certo numero di imprese che ottengono buoni risultati nel settore sociale o nel settore della protezione dell’ambiente indicano che tali attività possono avere come risultato migliori prestazioni e possono generare maggiori profitti e crescita.
Ora, dopo le parole, sembra si palesino già i fatti. Ma la strada è ancora lunga.