Garante Privacy, Relazione 2014
La questione della protezione dei dati sensibili, della tutela della privacy è, indubbiamente, una questione d’importanza strategica in questo momento di profonda trasformazione, come quello attuale, della nostra Società, “in cui il progresso e l’innovazione hanno profondamente modificato i nostri modi di vivere, di abitare il mondo, di organizzarlo”. Con queste parole il Presidente dell’autorità Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, ha aperto il suo discorso di presentazione della Relazione 2014 dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali: “Persona vulnerabile. La protezione dei dati nella società digitale”, illustrandola a Montecitorio nella Sala della Regina.
“Proteggere i dati è proteggere le persone”: questo il concetto cardine che nel dettaglio è stato sviluppato, illustrando, nel contempo, tutti gli ambiti di attività toccati dal Garante, facendo il punto sullo stato di attuazione della legislazione sulla privacy e indicando in direzione di quali prospettive la sua azione, nel prossimo futuro, sarà protesa.
Non è stata tralasciata nessuna delle questioni fondamentali che quotidianamente affollano il dibattito della cronaca politica e non: si va dal ruolo dei grandi provider alla profilazione on-line; all’internet delle cose; alla questione della trasparenza della PA in rete (per quanto riguarda, cioè, la sicurezza e la riservatezza dei dati nella Pubblica Amministrazione Digitale. Per garantire l’equilibrio tra trasparenza della PA e tutela della riservatezza dei cittadini il Garante ha realizzato delle “Linee Guida sulla pubblicazione di atti e documenti on-line”); ai problemi posti dal terrorismo anche informatico; alla questione del fisco e a tutelare in ogni caso la riservatezza dei contribuenti; al mondo della Rete e ai Social Media; all’uso delle nuove tecnologie coniugate al lavoro e non solo (la questione legata al Jobs Act e al controllo del lavoratore e i decreti attuativi collegati: “è auspicabile che il decreto legislativo all’esame delle Camere sappia ordinare i cambiamenti resi possibili dalle innovazioni in una cornice di garanzie che impediscano forme ingiustificate e invasive di controllo, nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea”); la protezione dei dati usati a fini di giustizia; il telemarketing; i diritti dei consumatori; le banche dati pubbliche e private; la scuola; il fascicolo sanitario elettronico; i partiti e i movimenti politici; la conservazione dei dati legati all’utilizzo telefonico e all’uso della Rete. “Tutto ruota intorno a una raccolta onnivora di dati – dice Soro – nella società digitale, noi siamo i nostri dati e la vulnerabilità dei dati è la vulnerabilità delle nostre persone”.
La certezza è che sarà sempre vigile l’attenzione del Garante, nel prossimo futuro, al divenire del rapporto dialettico tra rispetto del diritto e urgenza di diffusione delle nuove tecnologie: “serve una Kyoto della protezione dati, siamo immersi nella società digitale, ma non disponiamo degli anticorpi necessari: da qui la necessità di una nuova alfabetizzazione per gestire con prudenza i nostri dati. Tutte le Istituzioni sono chiamate ad un supplemento d’impegno”, “sinergia tra privacy e sicurezza e non antitesi”.
Il progresso e l’innovazione sono protagonisti indiscussi della Relazione 2014 del Garante della Privacy, congiuntamente alle questioni concatenate alla tutela dei dati personali nel Pianeta Connesso: “è la tentazione tecnofobica – dice Soro – che deve essere rimossa, il timore dell’innovazione. Pur senza rinunciare a contrastarne le distorsioni, a ricercarne una qualche regolazione e, più in generale, a vivere responsabilmente il nostro tempo”.
Anche per la “Infosfera”, come è avvenuto nella promozione della “Cultura Ambientalista”, è necessario diffondere la consapevolezza che ogni atto compiuto debba essere un atto responsabile per migliorare il nostro futuro possibile e che il contributo di ciascuno di noi oggi è indispensabile per: “tracciare uno sviluppo sostenibile del Pianeta Connesso”. Quello che occorre è diffondere una: “Cultura digitale” anche attraverso l’impegno dell’Autorità a “comunicare, raccontare ed educare più che a regolare, vigilare, sanzionare”.
Soro conclude la sua illustrazione della Relazione 2014 dell’Autorità della protezione dei dati personali ricordando come il 2015 sia stato un anno particolare per la tutela del “diritto alla rete” e i “diritti in rete”: dalla Dichiarazione per i diritti e i doveri in internet ai disegni di legge costituzionale sull’accesso.
“La sfida oggi non è quella di giuridificare uno spazio che lasciato alla discrezionalità dell’etica individuale troverebbe un suo ordine spontaneo: si tratta – conclude Soro – di difendere con determinazione la libertà di questo sterminato spazio pubblico”.