Come cambia la Scuola
La Buona Scuola è legge. La riforma che ridisegna la scuola in Italia ha incassato 277 sì, 173 no e 4 astenuti. La nuova legge, fortemente voluta dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, spacca però il Pd con 39 deputati che non hanno dato voto favorevole. Polemiche del Movimento 5 Stelle che ha esposto cartelli con la scritta Oxi, ovvero no in greco, e da parte della Lega Nord che ha sventolato fogli con scritto “Giù le mani dai bambini”. Bagarre politica a parte, dal prossimo settembre la scuola cambia. Vediamo come.
Assunzione di 100mila precari – In realtà saranno solo 45mila coloro che otterranno subito la cattedra, entro il 15 settembre, e andranno a sostituire i colleghi in pensione. Gli altri 55mila saranno chiamati durante il corso dell’anno scolastico. Tutti gli altri, invece, dovranno aspettare il prossimo concorso – previsto per dicembre 2015 o inizio 2016 – che mette a disposizione 60mila posti nuovi. Dal 2016 si diventerà insegnati solo per concorso. Per abolire le graduatorie la legge di Stabilità ha già stanziato 1 miliardo di euro.
Supplenti addio – Il sistema di supplenze sarà dimenticato e sostituito dall’organico funzionale dell’istituto, costituito da un numero di docenti che servirà a coprire gli insegnanti assenti da una quota aggiuntiva per tutte le altre esigenze. La cosiddetta “chiamata diretta” da parte del preside non riguarderà tutti gli insegnanti ma solo quelli che andranno a formare l’organico funzionale della scuola, ossia quella parte degli insegnanti precari che lo Stato non può destinare all’organico delle scuole perché manca un numero sufficiente di cattedre.
Scatti carriera: più merito – Gli scatti di carriera (quindi gli aumenti di stipendio) non saranno solo più legati all’anzianità ma soprattutto al merito. Ogni tre anni, infatti, il dirigente scolastico (che sarà valutato a sua volta) potrà distribuire premi ai docenti più bravi. Il merito peserà per il 70 per cento nella valutazione e sarà certificato da un ispettore esterno, solo il restante 30 per cento sarà legato all’anzianità.
Il super preside – Con la riforma il nuovo preside avrà maggiori poteri rispetto al passato. Avrà compiti di coordinamento, organizzazione e direzione dell’istituto scolastico e ne potrà gestire le risorse economiche. Il preside potrà scegliere, con chiamata diretta, gli insegnanti della propria scuola. Non potrà assumerne di nuovi, ma potrà scegliere chi chiamare nel proprio istituto tra quelli assunti attraverso il concorso dal Ministero dell’Istruzione nel proprio territorio, assegnando loro incarichi fino a 3 anni. Parola d’ordine trasparenza. Il preside, infatti, potrà pubblicare i curriculum degli insegnanti sul sito della scuola e non potrà chiamare a lavorare parenti nella suo plesso scolastico.
Cambiano le materie – Più musica ed educazione fisica nella scuola primaria, previsti anche insegnamenti in lingua. Alla scuola media, inoltre, si studieranno di più le lingue straniere, nelle scuole superiori si potenziano arte, diritto ed economia. Sono previsti anche investimenti per aggiornare la strumentazione digitale in dotazione agli istituti scolastici.
Le competenze digitali si imparano a scuola – Obiettivo della riforma è fornire a studenti e insegnanti più competenze digitali che strumentazioni. Ormai ogni ragazzo ha uno smartphone, quindi come detto dal premier Renzi “molti studenti hanno telefonini su cui sono contenute più informazioni di quante ne avesse un capo di governo negli anni ‘90”. Quindi basta lavagne multimediali e tablet, ma più indicazioni su come usare al meglio gli strumenti già in possesso.
Alternanza scuola-lavoro – Circa 400 ore di stage in aziende o enti pubblici obbligatori per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori. Chi frequenta il liceo avrà a disposizione 200 ore “facoltative”. Tutte queste attività extra scolastiche finiranno nel “curriculum dello studente”.
Finanziamenti alle scuole private – Lo school bonus, ossia il fondo agli istituti scolastici, potrà essere elargito da privati ed associazioni fino a 100mila euro. Su queste donazioni sono previsti sgravi fiscali compresi tra il 50 e il 65 per cento. Il 10 per cento delle donazioni, invece, entrerà a far parte di un fondo i cui ricavi saranno distribuiti tra le scuole che hanno ottenuto meno contributi. I genitori che iscriveranno il proprio figlio alla scuola paritaria avranno la possibilità di detrarre dalle tasse fino a 400 euro all’anno per ogni studente.
Più integrazione per chi ha necessità specifiche – Nella Buona Scuola sono previsti anche piani personalizzati per alcune categorie di studenti con particolari necessità. Si tratta prima di tutto di disabili, ma anche studenti stranieri, per i quali sono pensati piani di integrazione e laboratori linguistici ad hoc.