Commercio in UE, nuova apertura all’Asia
Dopo la grave crisi degli ultimi cinque anni, l’Unione europea sta ponendo in atto una serie di strategie commerciali per favorire gli scambi di beni e servizi con i principali colossi economici mondiali. Dopo le trattative ancora in corso con gli Stati Uniti nel già discusso TTIP, adesso gli obiettivi finanziari dell’Europa si stanno focalizzando sulle potenze in ascesa del sud-est asiatico. Tali paesi sono riuniti dal 1967 nell’ASEAN, un’associazione politica, economica e culturale che ha l’obiettivo di promuovere gli scambi economici e la cooperazione per favorire il progresso della zona sud-orientale dell’Asia. Fanno parte dell’ASEAN la Malesia, Singapore, il Vietnam, la Thailandia, l’Indonesia, il Laos, la Cambogia, le Filippine, il Brunei e il Myanmar.
Il Business Council EU-ASEAN, organo ufficiale di rappresentanza delle imprese dell’Unione europea nel sud-est asiatico, ha pubblicato la scorsa settimana un documento programmatico per la definizione di una futura free trade area tra le due regioni economiche, attivando un potenziale mercato di libero scambio di 1,1 miliardi di consumatori.
Nel rapporto pubblicato, dal titolo Realising the potential of ASEAN, si analizzano le attuali restrizioni commerciali che ostacolano l’accesso delle aziende europee nel mercato asiatico, in particolare le cosiddette “barriere non tariffarie” il cui scopo è di limitare l’ammontare di merci importate. Le principali proposte di cambiamento mirano a una gestione più efficiente delle procedure doganali, così da renderle omogenee tra i paesi della regione; è necessario inoltre armonizzare gli standard industriali, applicare le norme in maniera più lineare ed eliminare le restrizioni sugli investimenti esteri.
Con l’applicazione di tali modifiche, l’ASEAN potrebbe nel prossimo futuro rivolgersi all’Europa come un singolo blocco economico, in grado di garantire migliori servizi a livello globale grazie a una maggiore trasparenza di norme e regolamenti. L’UE punta particolarmente a curare le relazioni con l’ASEAN perché si tratta del suo terzo maggiore partner commerciale dopo gli Stati Uniti e la Cina, con un flusso di investimenti europei in questa regione pari a 29 miliardi di dollari durante il 2014.
Il dialogo commerciale dell’Unione europea con i paesi del sud-est asiatico era cominciato nel 2007, ma nel giro di due anni aveva subito un improvviso stallo a causa della crisi economica e da un’apparente necessità di riflettere meglio sulle strategie da adottare. In realtà, tra le principali cause si registrano le sanzioni inviata al Myanmar dall’UE a causa delle ripetute violazioni dei diritti umani, in seguito alla dura repressione della rivoluzione pacifica dei monaci buddisti contro il potere militare; un altro motivo sarebbero le grandi differenze nello sviluppo economico dei paesi dell’ASEAN, grande ostacolo verso la standardizzazione delle norme all’interno di tale rete.
Questo accordo di partnership con i paesi asiatici rientra nella più vasta strategia economica dell’UE avviata dal commissario europeo per il commercio Cecilia Malmström, che punterà a favorire vantaggi per i consumatori, gli imprenditori e le PMI, con una maggiore trasparenza dei documenti commerciali (fino ad ora segreti), in un rinnovato contesto in cui il commercio possa incrementare l’occupazione grazie alle esportazioni su scala globale.