Riforme “in cambio” di meno tasse

Un patto con gli italiani di berlusconiana memoria. Il premier, Matteo Renzi, lo ha annunciato in un’intervista al Tg2: “E’ un patto che propongo agli italiani: riforme in cambio del taglio delle tasse”. Lo aveva già detto qualche giorno fa intervenendo da Expo all’assemblea del Pd e lo ribadisce, giusto per rendere meglio il concetto: giù le tasse ma solo se le riforme procederanno. Cinquanta miliardi in meno da pagare al fisco in 5 anni. La domanda, non solo delle opposizioni ma un po’ di tutti, sorge spontanea: dove si prendono i soldi?

“Abbiamo già iniziato a studiare soluzioni”, assicura il premier. “La possibilità di farcela è evidente, si tratta di un piano che stiamo studiando da sei mesi. I numeri per portare a casa questo risultato ci sono, a condizione che il Parlamento continui a lavorare con intensità”. Per recuperare un po’ di soldi, anzi evitare di continuare a sprecarli, si può iniziare dalle società pubbliche. E su questo aspetto è d’accordo anche Renzi che rispolvera la spending review: “Elimineremo da settembre molti carrozzoni pubblici. Perché c’è ancora lo spazio per fare la revisione della spesa, ma servono coraggio ed energia”.

Il programma di riduzione delle imposte sarebbe già deciso. Nel 2016 via tutte le odiose gabelle sulla prima casa, Imu e Tasi, nel 2017 diminuzione di buona parte dell’Ires, nel 2018 revisione degli scaglioni Irpef e pensioni. La premessa, giusto non scordarsela, è la realizzazione delle riforme. L’intento di allentare la pressione fiscale – nel nostro Paese tra le più alte al mondo – è sottolineato dal presidente del Consiglio come un percorso già avviato dal suo esecutivo: “Da quando siamo al governo – ha detto – abbiamo iniziato a restituire soldi che sono degli italiani. Abbiamo iniziato con gli 80 euro”.

Ostenta, come suo solito, ottimismo e determinazione Matteo Renzi e risponde prontamente alle obiezioni delle opposizioni sulla copertura finanziaria del suo piano di riduzione delle tasse. “Tutti quelli che dicevano ‘non ce la farete mai’ dovrebbero chiedersi come mai sugli 80 euro ce l’abbiamo fatta e – ricorda il premier – sul costo del lavoro pure. Le opposizioni dicono sempre questo. Mettiamola in questo modo, senza le solite polemiche politiche: siamo a luglio, facciamo riposare un po’ gli italiani dalle continue polemiche della politica. Se ce la facciamo, e ce la faremo – continua ad annunciare il premier – io penso che le opposizioni dovrebbero essere felici se vogliono bene all’Italia”.

Iniziare a ridurre gli sprechi dei vari carrozzoni pubblici potrebbe essere un buon passo per iniziare, con serietà, un processo di revisione della spesa che in Italia, nonostante l’incessante susseguirsi dei vari super commissari nominati dai governi, non è mai stato fatto davvero. Ridurre le tasse dovrebbe essere un obbligo non solo di Renzi, ma di qualsiasi altro governo, considerata la pressione altissima del fisco sugli italiani. Fare però previsioni sull’effettivo taglio “promesso” è difficile. Prima cosa perché l’annuncio è avvenuto in una sorta di comizio di partito di fine luglio e non è ancora un testo di legge da discutere in Parlamento. Secondo motivo, certamente il più importante, riguarda gli ultimi dati della Banca d’Italia: il debito pubblico non è affatto sceso ma è, anzi, aumentato. Per capire davvero come il governo troverà il modo di abbassare le tasse, bisogna attendere la prossima Legge di stabilità. Per comprendere anche fino a che punto “il patto con gli italiani” potrà essere mantenuto o resterà una promessa, come una delle tante altre fatte sinora.

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