Fondo Monetario Internazionale – FMI
Il Fondo monetario internazionale (International Monetary Fund in inglese, conosciuto con l’acronimo di FMI in italiano e come IMF in inglese) è un’organizzazione composta dai governi nazionali di 188 Paesi che venne istituito duranti i lavori di Bretton Woods, dal nome della località in cui si tenne la conferenza che ne sancì la creazione. L’FMI è stato formalmente istituito il 27 dicembre 1945, quando i primi 29 stati firmarono l’accordo istitutivo e l’organizzazione nacque nel maggio del 1946.
I nazionalismi ed i particolarismi locali che condussero all’innalzamento di barriere doganali a protezione dei propri prodotti nei vari stati sfiancati dalla grande depressione avevano depresso il commercio mondiale, l’idea alla base della creazione del FMI era di far nascere un supervisore che ridesse vigore al commercio mondiale. In realtà, come già richiamato in altro articolo su Bretton Woods, due diverse visioni si scontrarono nell’assise al Mount Washington Hotel di Bretton Woods. Il britannico John Maynard Keynes basandosi sull’esperienza del New Deal rooseveltiano, ed alla luce della forte disoccupazione che affliggeva l’area europea, immaginava il FMI come un fattore di stabilità a supportare gli stati nei periodi di crisi. Lo statunitense Harry Dexter White lo immaginava invece come una banca che effettuasse prestiti agli stati, e quindi questi fossero poi tenuti a restituirli. Non era estranea alla visione di White il fatto che gli Stati Uniti avessero i forzieri pieni di lingotti d’oro e una notevole massa di crediti esigibili verso il resto del mondo. Quello che alla fine prevalse fu il progetto di strutturare il FMI come una banca, questa architettura è tuttora la base portante del Fondo Monetario Internazionale.
Possiamo riassumere i principi statutari del FMI in sei capitoli principali: I) Promuovere la “cooperazione“ monetaria internazionale … con consultazioni e “collaborazione”; II) Facilitare l’espansione e la crescita “equilibrata“ del commercio internazionale .. e contribuire a mantenere elevati livelli di “occupazione e di reddito “e sviluppare le risorse di tutti i Paesi; III) Promuovere la “stabilità dei cambi … evitare svalutazioni competitive dei tassi di cambio“; IV) ”Aiutare“ un sistema di pagamenti, eliminare le restrizioni valutarie che limitano il commercio; V) Assicurare agli stati membri la disponibilità temporanea di risorse .. ed “evitare di ricorrere a misure che rischierebbero di compromettere la prosperità nazionale o internazionale“; VI) Conformemente a quanto sopra ”ridurre la durata e l’ampiezza degli squilibri“.
La governance del FMI si articola su di un Consiglio dei governatori (Board of Governors) a composizione plenaria, vi è poi il braccio operativo composto dal Consiglio esecutivo (Executive Board) ove siedono i 24 direttori esecutivi (Executive Directors), questi eleggono il direttore operativo (Managing Director). Il Consiglio dei governatori si riunisce di norma una volta l’anno e le sue funzioni sono in gran parte delegate al Consiglio esecutivo, questi è in servizio continuo. Dei membri del consiglio esecutivo 5 sono permanenti e appartengono ai 5 Stati che detengono la quota maggiore (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito) mentre gli altri sono eletti dal Consiglio dei governatori sulla base di un complesso sistema di nazioni raccolte in gruppi.
Il diritto di voto all’interno del FMI viene esercitato in maniera ponderata rispetto al capitale sottoscritto, questo comporta che considerando che per le decisioni più importanti sono necessarie maggioranze molto alte (i 2/3 o i 3/4 dei voti), gli Stati Uniti e il gruppo dei principali Paesi dell’Unione europea si trovano di fatto ad avere un peso tale da configurare di fatto un diritto di veto. Questo ha portato alcuni illustri economisti, come il Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, a criticare la democraticità del FMI, arrivando ad ipotizzare un sistema di voto a doppia maggioranza in cui le decisioni dei board dovrebbero essere prese solo con una maggioranza “un paese, un voto”. Questo andrebbe a bilanciare l’attuale strapotere del sistema “un dollaro, un voto”.
Nel valutare le politiche del FMI non bisogna scordare che la sua nascita avvenne in pieno Gold Exchange Standard, con la centralità del dollaro e della sua convertibilità in oro, da quando Nixon nel 1971 fece deflagrare il sistema le cose sono molto cambiate. In un sistema di cambi fluttuanti il compito del FMI come banca si è fortemente accentuato, la sua mission si caratterizza più che altro nella concessione di prestiti ad economie in cristi imponendo, di contorno, una serie di misure economiche strutturali in senso fortemente liberista e rivolte al libero mercato. Queste regole dettate agli stati assieme alla già richiamata poca democraticità nel processo decisionale ha attirato sulla istituzione guidata da M.me Christine Lagarde numerose critiche accomunandola nella popolare dizione Troika assieme a BCE e Commissione Europea.