La crisi è viCina?
Con l’attenzione dei media tutta concentrata sulla crisi greca, il pericolo della sua uscita dall’euro e i vari tentativi di trovare una scappatoia per far contenti creditori, Europa e USA si è dato poco risalto ad un fatto che invece dovrebbe preoccuparci parecchio.
La borsa Cinese ha perso circa il 30% del proprio valore nelle ultime sei settimane e la caduta dei titoli è stata fermata per ora solo da un pesante intervento del governo cinese che ha obbligato aziende, manager e enti pubblici ad acquistare i titoli; di fatto bloccando la caduta dei titoli, ma nascondendo sotto il tappeto il fatto che la crisi ha con tutta probabilità radici più profonde e non sarà possibile uscirne con questi interventi.
Secondo analisti internazionali non si tratta di una caduta casuale o incidentale, ma la conseguenza di errori strutturali che stanno semplicemente dimensioni tali da avere ricadute visibili e misurabili. Ci troviamo probabilmente di fronte al crescere di una classica bolla: esiste uno scollamento tra economia finanziaria ed economia reale che deve essere rettificato. Gli interventi statali saranno necessari e corretti, ma in ogni caso ci saranno conseguenze, anche gravi.
La causa sembra essere la tendenza degli ultimi anni a concedere l’ingresso di maggiori capitali nella borsa nazionale e, esattamente comè successo in passato in occidente, questo può generare scompensi destinati a crollare. Nel caso cinese si tratta per la precisione dell’ingresso dei risparmi della nascente classe media nel mondo della finanza. Questa enorme iniezione di capitale sfasa i rapporti tra economia reale e borsa.
Ora occorrerà verificare nelle prossime settimane se la bolla esploderà o se poco per volta il governo riuscirà a pilotare un riallineamento dell’economia. Una bolla cinese oggi avrebbe effetti devastanti per l’economia dell’intero pianeta, ma forse ci sarà il tempo per gestire l’emergenza in modo da farla rientrare senza che contagi troppo l’economia mondiale.
Solo il tempo potrà dirci quale sarà l’esito anche se probabilmente questo è uno dei casi in cui la pesante tendenza del governo cinese ad intervenire nel settore economico e nel non credere che “il mercato si regoli da solo” potrebbe essere una benedizione.