Il problema Marino
Che Roma sia in pieno degrado non occorre che lo scriva il New York Times: basta girare un po’ per la Città! Non ci tornavo dall’autunno del 2013 e il degrado visibile dappertutto mi ha francamente impressionato; strade sporche, trasporti pubblici al collasso, traffico asfisiante e insostenibile, assoluta assenza di parcheggi: chi ha la sfortuna di avere un’auto e di vivere, o lavorare o comunque doversi recare, al centro, vive una vera e propria odissea, dedicando ore della sua vita a cercare, disperatamente, un buchetto qualsiasi, magari sui Lungotevere intasati. Questo degrado rende ancora più insopportabile la corruzione dilagante e gravissima e la sensazione che la Città simbolo d’Italia sia governata da mafie e malcostume.
Sarebbe ingiusto scaricare tutto sulle spalle del Sindaco attuale. Roma è malgovernata da molto tempo, i suoi problemi sono stati sistematicamente ignorati, quello che ha accomunato i suoi amministratori, da Veltroni a Rutelli e Alemanno, è il fatto di essere personaggi interessati molto più alla politica nazionale che alla buona amministrazione, della quale erano, peraltro, molto probabilmente incapaci. Però Ignazio Marino non puo cavarsela chiedendo scusa ai cittadini e rigettando la responsabilità sugli altri. Il Sindaco è lui – e non da pochi giorni – e a lui spettava mettersi a lavorare seriamente per porre riparo al disastro. Se lo avesse fatto, in buona fede, i cittadini lo avrebbero capito e sostenuto, comprendendo che non si possono risolvere con un tocco di bacchetta magica problemi endemici, ma aspettandosi di vedere una serie di, magari piccoli, progressi quotidiani. Marino non ha fatto nulla, e le cose sono anzi peggiorate. Come succede a tanti esponenti di quella sinistra populista e incompetente (il caso di Napoli è eloquente), per lui contano politica ed ideologia, non l’amministrazione, che è cosa faticosa e, tutto sommato, poco gratificante e bisogna esserci dotati.
Ma il compito di un Sindaco è proprio questo: amministrare, con pazienza, con competenza e magari anche con umiltà (ve lo ricordate? Da certe parti si invocava “il Sindaco d’Italia”, cioè qualcuno che si facesse carico dei problemi quotidiani della gente e cercasse di risolverli con buon senso e senza voli pindarici nell’ideologia). È tanto difficile? Non credo. Di esempi di buona amministrazione in Italia ce ne sono più di quanti si pensi. Al Nord, va riconosciuto che vari sindaci leghisti funzionano bene (Verona è un buon esempio). Piero Fassino a Torino ci riesce. La mia Città, Andria, è ben tenuta e gli elettori continuano a rieleggere il Primo Cittadino, Giorgino. Sono stato di recente in Città di medie dimensioni, come Parma, Ferrara, Lucca: forse avrò avuto un’allucinazione (e magari qualche loro abitante mi scriverà indignato), ma mi sono parse ordinate, pulite, ben organizzate. I centri storici sono liberi dal traffico, paradiso di pedoni e ciclisti, l’aria è respirabile. A Lucca, la mattina presto, circolano macchine che fanno pulizia con getti di acqua e scope rotanti. Il risultato è che la Città per tutta la giornata è uno specchio. I trasporti pubblici (vitali in una Città il cui centro storico è interamente chiuso al traffico privato) funzionano con regolarità da orologio. Merito anche del civismo degli abitanti e della quantità relativamente minore di turisti (sotto questo aspetto, Roma, come Venezia e Firenze, è un formicaio insopportabile; d’altra parte, si possono limitare i turisti e rinunziare ai soldi che portano? No, bisogna invece sforzarsi di rendere la Città, nonostante i troppi turisti, vivibile, nell’interesse loro e di tutti).
Ma merito sicuramente degli amministratori. Non mi sono neppure chiesto a che parte politica appartengano. Quello che conta non è la loro tendenza ideologica: sono la volontà e la capacità di amministrare bene una comunità umana. Perché è questo. e solo questo, che viene loro chiesto. Mio Padre è stato a lungo Senatore e Sindaco di Andria e sempre mi diceva: “sono due cose totalmente diverse. Come Sindaco ho il dovere di occuparmi della pulizia delle strade e della polizia comunale, e che gli autobus funzionino, non dei grandi problemi della Nazione. Questi li riservo a Palazzo Madama”.
Ignazio Marino ha ripetutamente e chiaramente mostrato la sua completa inidoneità ad amministrare. Il suo stesso partito, che non lo ha mai amato, in sostanza lo ha “sfiduciato”, anche se è comprensibile la riluttanza del Governo a far saltare la Giunta. In queste condizioni, ai tempi della vecchia DC, un esponente politico ne avrebbe preso atto e si sarebbe dimesso. Lui no: resiste, contro venti e maree, e ogni giorno che passa i problemi di Roma si aggravano e cresce l’onda del malcontento che può sboccare nelle soluzioni più estreme, come il populismo grillino. Che sarà l’ultimo “regalo” che Marino avrà fatto a una Città che non lo merita proprio.