Nuovi direttori per i 20 musei autonomi

Probabilmente, ma soprattutto come ci si augura, prima di Ferragosto verranno annunciate le nomine relative al bando pubblicato internazionalmente dal MiBACT lo scorso 7 gennaio. Il decreto del 23 dicembre 2014 identificava 20 musei statali autonomi, da cui derivava la scelta di altrettanti nuovi direttori. I cingoli della macchina farraginosa ministeriale verranno oliati o per l’ennesima volta la cappa burocratica dei buoni propositi soffocherà la debole fiamma del cambiamento?

Entro il 15 febbraio i partecipanti hanno compilato la candidatura sul sito del Ministero; da parte di una commissione di esperti, è seguita la selezione di 200 candidati (10 per ogni museo). Un’ulteriore shortlist di tre figure per ogni museo non è stata ancora resa pubblica – nella penombra si sono forse inceppati gli ingranaggi? Che la procedura si consumasse in piazza assicurava un monitoraggio continuo: l’impellenza di vagli imprescindibili quantomeno rendeva l’illusione più che lecita. Difatti, quest’ultima shortlist era destinata a finire nelle mani del ministro Dario Franceschini e del direttore generale dei musei Ugo Soragni.

Non si tratta tanto di mancanza di fiducia; piuttosto, per una volta, sarebbe bello riuscire a seguire le regole dei giochi, dunque sapere dove ci troviamo all’interno del processo al momento, e, ancor di più, riuscire a dare il via a una nuova prassi. Quanto è grande la speranza, tanto è elevato il grado di inflessibilità che accordiamo ai funzionari – necessariamente ministeriali – in quest’occasione. Un cambio d’aria radicale è la promessa.

Tra i 20 musei da alleggerire, figurano 7 uffici di livello dirigenziale non generale (la Galleria Borghese, a Roma; le Gallerie degli Uffizi, a Firenze; la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, a Roma; le Gallerie dell’Accademia di Venezia; il Museo di Capodimonte, a Napoli; la Pinacoteca di Brera, a Milano; la Reggia di Caserta) e i restanti 13 di livello dirigenziale generale (la Galleria dell’Accademia di Firenze; la Galleria Estense di Modena; le Gallerie Nazionali d’Arte Antica, a Roma; la Galleria Nazionale delle Marche, a Urbino; la Galleria Nazionale dell’Umbria, a Perugia; il Museo Nazionale del Bargello, a Firenze; il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; il Parco Archeologico di Paestum; il Palazzo Ducale di Mantova; il Palazzo Reale di Genova; il Polo Reale di Torino), che richiedono rispettivamente direttori di prima e seconda fascia. Franceschini si occuperà di individuare quelli di prima e Soragni quelli di seconda. Per i dirigenti di prima fascia è prevista una retribuzione pari a 145mila euro lordi l’anno, mentre per quelli di seconda la retribuzione equivarrà a 78 mila euro lordi l’anno, più eventuale retribuzione di risultato per un massimo di 15mila euro.

Nella selezione da 200 profili, 15 stranieri sono resisti al vaglio. Suona controproducente alzare la voce contro un concorso internazionale che si è guadagnato l’attenzione dell’Economist e del Financial Times. L’apertura al meglio delle personalità che offre la scena globale è fortunatamente la stessa che invita a rivolgere lo sguardo a chi ha la fedina penale pulita da precedenti ministeriali. La meritocrazia forse conoscerà la propria ora. A contare nella distribuzione dei punteggi saranno i titoli di studio, le esperienze professionali e competenze aggiuntive.

A concorrere disoccupati e figure già in carica presso istituzioni museali, ma non visi nuovi e giovani. Le esperienze pregresse sembrano contare quasi di più della lettera motivazionale; la mentalità italiana non è ancora pronta ad abbandonarsi a idee fresche e rivoluzionarie, a fondamento. Tra i diversi direttori disoccupati Cristiana Collu, ex MAN ed ex MART, in corsa per la GNAM di Roma e la Pinacoteca di Brera (in entrambi i casi con i migliori punteggi parziali); Marco Pierini, dalla Civica di Modena, ora in lizza per la Galleria Estense, sempre a Modena, per la GNAM e per la Galleria Nazionale dell’Umbria; dall’ex Monfalcone Andrea Bruciati, finalista anche lui in Umbria e a Capodimonte, a Napoli. Numerosi pure i direttori “regnanti”, i quali – in caso di vittoria – apriranno nuovi giri di poltrone per i posti che lasceranno: da Letizia Ragaglia, candidata alla GNAM, a Paola Marini del Museo di Castelvecchio di Verona, nella shortlist per le Gallerie dell’Accademia di Venezia. Presenti ai blocchi di partenza anche le due “signore” del MAXXI, Anna Mattirolo e Margherita Guccione.

Uno statuto speciale sarà adottato dal CdA del museo e approvato con decreto del Ministro MiBACT, su proposta del Direttore generale Musei. Lo statuto sarà approvato entro sei mesi dal conferimento dell’incarico al direttore del Polo museale regionale competente e/o al direttore del museo. Il fatto che lo statuto non possa essere ideato direttamente dalla nuova figura eletta comporta un’autonomia ancora alquanto dipendente dal ministero: ogni nuovo direttore dovrebbe essere invitato a disegnare la propria missione in base a bisogni speciali, per quanto nel rispetto decreto ministeriale.

Rendere le potenzialità realtà, grazie alla completa autonomia tecnico-scientifica, finanziaria, contabile, organizzativa e gestionale. I nuovi direttori dei musei elaboreranno i progetti di valorizzazione per consentire un’immediata messa a gara dei servizi aggiuntivi in tutti i musei statali. Accorceremo i tempi o ci giocheremo il vantaggio? Ci si augurano modifiche feroci: il cambiamento nei rapporti di lavoro; la rivoluzione dei tempi, dei giorni, degli orari di apertura; un rapporto nuovo con cittadini e utenti; piazza pulita di molti fornitori adottandone altri; il licenziamento di persone incapaci e inefficienti, assumendone invece di competenti e all’altezza.

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