Italians (Film, 2009)
Non sono un fan del cinema di Veronesi, abile costruttore di storie che piacciono a tutti: stile televisivo, macchina da presa avvolgente e leziosa, sceneggiature prevedibili e fiacche. Amavo, invece, il Veronesi scrittore di cinema per Nuti, Pieraccioni e Ceccherini, ma da quando si è dato alla regia sembra aver smarrito molta ispirazione giovanile, optando per facili successi commerciali. Avrà ragione lui, sicuro. Nessuno nega le capacità tecniche di Veronesi, i suoi film godono di ottima fotografia e di colonne sonore gradevoli, resta solo la sensazione di un talento sprecato per girare prodotti di pronto consumo.
Italians segue questa regola. Grande successo di pubblico, uno dei film italiani più visti degli ultimi anni, per una costruzione molto semplice basata su due storie che non hanno niente in comune con la genialità di Risi e Monicelli, ma rimandano alle fiction televisive. Veronesi stigmatizza il carattere degli italiani, usa un titolo prelevato dal blog di Savergnini (che ringrazia), ma come il giornalista del Corriere resta in superficie e scrive le avventure di due persone deprecabili folgorate sulla via della redenzione. Un film definito d’interesse culturale nazionale dalla Direzione Generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, mentre le sole cose interessanti sono la stupenda fotografia di Dubai e di San Pietroburgo curata da Tani Canevari, e una strepitosa colonna sonora di Paolo Buonvino che riporta in auge un pezzo immortale come Meraviglioso (Modugno – Pazzaglia).
Tutto il resto è fiera del luogo comune, interpretata da buoni attori come Castellitto, Verdone e Scamarcio, anche se convince poco la Rappoport nei panni di una russa tutta cuore. I due episodi sono privi di titolo ma sono introdotti da due citazioni dimenticabili che dovrebbero introdurre al clima che si respira nella sceneggiatura. Castellitto e Scamarcio rifanno Guardie e ladri con Totò e Fabrizi ma con minor genialità, anche se giocano sul coinvolgimento emotivo dello spettatore che parteggia per un contrabbandiere cialtrone ma buono che spende i suoi soldi per aiutare la figlia di un arabo. Scamarcio è il poliziotto dal cuore tenero che si finge amico ed entra in sintonia con il truffatore al punto di favorirne la fuga invece di arrestarlo. Verdone e Rappoport, invece, danno vita a una commedia dei buoni sentimenti ambientata nella suggestiva location di San Pietroburgo, dove il primo si reca per motivi di turismo sessuale e finisce per aiutare la ragazza a gestire un orfanatrofio. Resterà in Russia dimenticando la vita frenetica e priva di scopo che conduceva in Italia. Passerà tutto, anche la depressione. Molta pubblicità indiretta, ma non è la cosa più fastidiosa di un prodotto piacione, che suona falso a ogni fotogramma, mentre i paragoni improponibili con Scola e Monicelli – che molta critica spreca – fanno soltanto sorridere.
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Regia: Giovanni Veronesi. Soggetto e Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Andrea Agnello. Fotografia: Tani Canevari. Montaggio: Caludio Di Mauro. Musiche: Paolo Buonvino. Scenografia: Laura Pozzaglio. Costumi: Gemma Mascagni. Produttore: Luigi e Aurelio De Laurentiis. Produttore Esecutivo: Maurizio Amati. Casa di Produzione: Filmauro. Distribuzione: Filmauro. Interpreti: Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone, Ksenia Rappoport, Remo Girone, Valeria Solarino, Elena Presti, John Graham Harper, Makhram J. Khoury, Ottaviano Blitch. Nastro d’argento 2009 per la miglior colonna sonora originale.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]