Un Paese da urlo
«Credo che ormai il mestiere più difficile al mondo sia quello del commentatore politico. Razza d’elite, composta per lo più da soggetti rancorosi pronti a gettarsi senza tregua sul polpaccio dell’avversario. Tutti abbiamo assistito a scenette penose di giornalisti agguerriti. Molti di noi hanno cambiato spesso canale, altri ormai guardano in televisione solo ”Tempesta d’amore” perché queste trasmissioni da urlatori, vere orge di commenti politici, sono ormai trasmesse su tutti i palinsesti.
Per non parlare poi della carta stampata. I titoli si sprecano. In questi gironi sembravano tutte vivide imitazioni di presagi alla Cassandra che avvertiva inascoltata i Troiani. Insomma un circo.
D’altra parte ormai la politica è un circo. Nella gabbia dei leoni però c’è il Popolo Sovrano che, spaurito, cerca di non farsi sbranare. Gli attori di queste pantomine continuano a essere loro, i politici. Ci saranno sicuramente persone a posto, ma per la maggior parte mi sembrano inadeguati, forti solo della loro presunzione.
Uno a cui si potrebbe tranquillamente dare la palma del più arrogante è il Sindaco di Salerno che è anche Sottosegretario del ministero dei trasporti. Alla radio, incalzato dal giornalista, ha maledetto in diretta i giornalisti de Il Fatto, che da mesi lo assillano con questa storia del doppio incarico. In un sol colpo ha sfatato il detto: cane non mangia cane. E poi, tirando fuori una conoscenza agiografica notevole, ha augurato loro di fare la fine di San Giuseppe Armeno, quello dei presepi per intenderci.
Quindi alla fine di tutto qual è il risultato? Che siamo un popolo di arroganti maleducati, che siamo un esempio pessimo per le nuove generazioni che credono sia la norma insultarsi a sangue invece di parlare. Come i padri che attraversano la strada con i figli appresso senza rispettare il semaforo rosso. Cosa capiranno quei bambini? Capiranno che il mondo è del furbo, del mediocre, di chi strilla di più, di chi le regole, invece di rispettarle, le infrange.
E gente come noi, in via d’estinzione, un giorno sarà oggetto di studio. Una razza estinta nel XXI secolo: le persone perbene.»
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