Storie pazzesche (Film, 2014)
Benemerito cinema all’aperto di Piombino che recupera pellicole bistrattate dalla grande distribuzione ma assolutamente di qualità. Grazie al cortile della Villa di Elisa, la principessa di Piombino, sorella di Napoleone, abbiamo scoperto un argentino che ha fatto innamorare Almodóvar per il gusto del grottesco e del noir trasgressivo. Damián Szifrón debutta nel 1998 con Los simuladores, prosegue con El fondo del mar (2003) e Tiempo de valenties (2005), ma tocca il culmine di una poetica originale con Relatos salvajes, in concorso a Cannes 2014 e nominato agli Oscar 2015 come miglior film straniero.
Storie selvagge di Szifrón è come una raccolta di racconti scritti da un Ammaniti prima maniera, sembra di leggere Fango, una serie di storie assurde sceneggiate secondo il filo conduttore di violenza e vendetta, ma con un tono ironico-grottesco che stempera la durezza di molte sequenze. Sei cortometraggi montati con grande sapienza dallo stesso regista e ben fotografati da Javier Julia, con la macchina da presa che si muove nervosa per conferire realismo ma non dimentica di immortalare quartieri cittadini decadenti, periferie popolose e suggestive zone desertiche. Lo spettatore resta irretito dalla tensione dispensata a piene mani in una serie di piccoli thriller che raccontano la vendetta di un pilota contro chi l’ha sempre denigrato (Pasternak), il violento attacco verso chi commina contravvenzioni ingiuste (Bombita), lo scontro all’ultimo sangue tra due automobilisti scorretti (El mas fuerte) e la triste fine di un usuraio ucciso da una frittata condita con topicida (Las ratas).
Ma i segmenti più rappresentativi di una poetica a metà strada tra il Dino Risi dei Mostri e il Tarantino de Le jene sono La propuesta e Hasta que la muerte nos separe, due cortometraggi che mettono in primo piano violenza gratuita, bassezza d’animo e rapporti interpersonali basati sul più gretto interesse. Si finisce in bruttezza con una coppia di sposi che rovina il giorno delle nozze dispensando tradimenti e vendette come se fossero confetti, per poi riconciliarsi in un grottesco rapporto sessuale in mezzo agli invitati. Puro cinema di genere. Melodramma alla Almodóvar, noir grottesco alla Tarantino, ma tanto stile personale che garantisce al regista l’attenzione della critica e anche del pubblico meno lobotomizzato.
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Regia: Damián Szifrón. Soggetto e Sceneggiatura: Damián Szifrón. Fotografia: Javier Julia. Montaggio: Damián Szifrón, Pablo Barbieri Carrera. Musiche: Gustavo Santaolalla. Produttori: Augustín Almodóvar, Pedro Almodóvar, Hugo Sigman, Esther García Rodríguez, Matías Mosteirín, Claudio Belocopitt, Gerardo Rozín. Paese Origine: Argentina. Distribuzione: Lucky Red. Candidato a Miglior Film in lingua Straniera Academy Awards. Titolo originale: Relatos salvajes. Genere: Black comedy, thriller, noir, splatter, grottesco. Interpreti: Ricardo Darín, Oscar Martínez, Leonardo Sbaraglia, Erica Rivas. Rita Cortese, Julieta Zylbergerg, Dario Grandinetti, Maria Onetto, Nancy Duplàa, Osmar Nuñez, Maria Marull, Monica Villa, Diego Starosta, Maria Laura Caccamo, Carlos Alberto Vavassori, Cesar Bordon, Juan Santiago Linari, Walter Donado, Cristina Blanco, Alejandro Angelini, German de Silva, Diego Velasquez, Alan Daicz, Diego Gentile, Marcello Pozzi, Margarita Molfino.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]