Ancora una sfida per l’Africa, i bambini fantasma

Secondo l’UNICEF, su 230 milioni di bambini con meno di cinque anni e non dichiarati alla nascita, 37% vive nell’Africa sub-sahariana.

L’articolo 7 della Convenzione Internazionale dei Diritti del Bambino dell’ONU prevede che “il bambino venga registrato appena nato,  e appena nato ha diritto a un nome, il diritto di avere una nazionalità”. La Carta africana per il Diritto e il benessere del bambino riprende questo obbligo e il suo articolo 6 precisa che “qualsiasi bambino ha diritto ad un nome dalla nascita, che deve essere immediatamente registrato appena nato e che ha il diritto di acquisire una nazionalità”. Queste due Convenzioni son state firmate per la prima, da tutti i Paesi del Mondo (tranne Somalia e Stati Uniti) e per la seconda, dalla maggioranza dei Paesi africani. I Paesi africani hanno dunque non solo l’obbligo di rispettare gli impegni sottoscritti ma, in più, non possono privarsi della ricchezza che rappresentano per uno Stato i propri “figli”. Dare un’identità a un bambino gli permette di diventare cittadino del suo Paese. Senza registrazione, senza documenti, impossibile votare e partecipare allo sviluppo economico del suo Paese (il tasso di crescita del Continente nero è importante, anche se va ancora molto organizzato e monitorato), diventando uno dei tanti disperati alla ricerca di una terra promessa. Registrare le nascite è quindi fondamentale per la modernizzazione di uno Stato, ciò fa parte degli strumenti indispensabili di pianificazione delle infrastrutture sanitarie, per l’istruzione, nella costruzione di abitazioni, per l’accesso all’acqua, per la formazione.

Solo la registrazione di un bambini alla nascita gli apre la via a molteplici diritti e contribuisce alla sua protezione. I bambini “visibili” sono meglio protetti contro il lavoro forzato, contro ogni forma di traffico, prostituzione compresa, l’arruolamento in seno a forze armate legali o ribelli. Di fronte alla giustizia, un minorenne in conflitto con la legge, potrà beneficiare di un procedimento e di una detenzione adatta al suo stato. Succede spesso che bambini “invisibili” siano cresciuti da genitori anch’essi “invisibili”, come succede nella Repubblica Democratica del Congo, dove una invisibilità istituzionalizzata contribuisce alla disorganizzazione del Paese. E’ indispensabile portare avanti campagne di sensibilizzazione in questo senso, ed è altrettanto indispensabile che ogni bambino possa avere un documento che dimostri la sua anagrafe. Il certificato di nascita diventa molto più di un documento simbolico. E’ necessario affinché il bambino veda rispettati i suoi diritti fondamentali, come la scolarizzazione e la salute. In alcuni Paesi africani, un bambino non può accedere al diploma di scuola primaria senza certificato di nascita. Sembra banale, ma per molti non lo è.

Un bambino su sette registrato non ha un certificato di nascita. I nuovi strumenti informatici dovrebbero permettere ai Paesi africani di registrare i loro bambini senza difficoltà, con l’utilizzo degli SMS per esempio. In Nigeria 13 milioni di bambini sono stati registrati grazie a questo stratagemma. L’invio di un messaggio attraverso il cellulare segnala la nascita che, un giudice o un messo, va a verificare in seguito procedendo con la registrazione e il rilascio del certificato di nascita in presenza delle autorità locali (tribali, sanitarie). La gratuità di tale operazione è indispensabile così come la confidenzialità in caso di tensioni  tra etnie. E’ altrettanto necessario poter tradurre il certificato di nascita in caso di bisogno.

I bambini “fantasma” non sono un problema lontano e solo africano. Riguarda tutti, sottovalutarlo sarebbe un oltraggio all’infanzia, spesso “rubata” troppo presto. Questa battaglia non è una sfida impossibile, ed è per il bene di tutti.

©Futuro Europa®

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