Sgarbi all’attacco del sistema-Campania

Sant’Angelo dei Lombardi (AV) – Vittorio Sgarbi, ospite d’onore lunedì 3 agosto all’Abbazia di San Guglielmo al Goleto in occasione della serata inaugurale dell’esposizione “Cosmo Mistico” (fino al 18 agosto) di Luca Pugliese, non ha perso l’opportunità per farsi notare e attaccare il sistema-cultura Campania. Entusiasta, la Sindachessa Rosanna Repole lo ha nominato “testimone e ambasciatore dell’Alta Irpinia”.

A conclusione del Goleto Music Festival, il Presidente del Rotary Club Hirpinia Goleto Massimo Gargano ha invitato Pugliese in Abbazia, per una mostra di opere realizzate a cadenza di 3-4 anni, quali tele e piccoli elementi scultorei, dedicati a temi tradizionali dell’iconografia sacra. Sgarbi, non conoscendo l’artista locale, ha colto l’occasione per recarsi in un’area a lui nuova. “Mi sento in colpa. Questa era una delle poche aree d’Italia che non conoscevo, non mi aspettavo questa meraviglia romanica e post-romanica. È un posto bello ma non conosciuto. Bello anche senza di me. Io sto apportando solo popolarità.”

La ricostruzione seguita al terremoto del 1980 non è stata sufficiente a salvare dall’oblio la bellissima struttura, l’ennesima testimonianza di un sistema politico amministrativo che limita gli interessi artistici con sovvenzionamenti regionali centellinati a poche realtà già note. Ma forse il Professore è arrivato troppo tardi: appena il tempo di meravigliarsi, e riceve un dossier relativo a un parco eolico di 12 pale alte 110 metri pronto a inquinare il paesaggio dell’Abbazia.

Il prezioso dossier, compilato dal Comitato Civico Sant’Angelo e dalla sezione locale del Touring Club, informerà il nostro paladino del bisogno immediato di revocare la concessione relativa a un’opera voluta da Ferrero, il cui stabilimento è poco distante: l’azienda punta alla commercializzazione dell’energia elettrica prodotta in eccesso dalla combustione della colza e dell’olio di palma, da far circolare in un nuovo elettrodotto, assieme alla futura energia eolica. Vittorio Sgarbi si pronuncia durissimo sin da subito nei confronti delle Soprintendenze e delle commissioni tecniche regionali, che non salvaguardano il territorio, il paesaggio e la salute dei cittadini.

Vittorione nel frattempo si scaglia contro la mafia culturale campana, materia in cui è decisamente documentato. Nel suo mirino il Giffoni Film Festival, che ha ricevuto 16 milioni di finanziamenti; non mette in discussione il suo prestigio (anni fa l’aveva frequentato in veste di Sottosegretario MiBACT), ma la cifra eccessiva.

Passa, dunque, al MADRE (Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina), costato nel 2003 al Governo Berlusconi 45 milioni di euro, debiti, 11 milioni solo con SCABEC (Società Campana Beni Culturali), e spese scellerate. Secondo Sgarbi, la Regione ha fatto un errore madornale: “non chiudere subito un museo inutile per come è fatto, liberarsene perché è stato un giocattolo costoso, gestito, come ho denunciato da tempo, da una cupola di amici”.

“Un museo pubblico che crea barriere culturali, esponendo opere che arrivano da New York e Francoforte, ma non di napoletani. Tanto varrebbe renderlo un museo privato”. D’altro canto il contemporaneo in Italia è dettato da personaggi come Germano Celant e Achille Bonito Oliva. Vittorio Sgarbi, propostosi direttore del MADRE e pure del PAN (Palazzo delle Arti di Napoli), conosce bene le dinamiche del Museo di via Settembrini, in cui, ai tempi della direzione di Eduardo Cicelyn, invano era andato a cercare artisti da presentare al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2011.

Del resto, il ritardo di due ore all’evento in Abbazia era da ricondursi a un appuntamento fruttuoso  a Caserta con l’amico di vecchia data Vincenzo De Luca, il neopresidente regionale, alla cui giunta si era ufficialmente dichiarato disponibile a unirsi. Si sarebbero incontrati per discutere del destino del MADRE: è necessario un ripensamento generale dei metodi adottati dai suoi direttori, che spesso operano a danno degli artisti.

In chiusura dal palchetto ritorna alla crociata contro Celant all’Expo, per lui da denuncia alla Corte dei Conti e alla Magistratura. L’ente organizzatore, già in rosso per 30 milioni, ha speso 6 milioni di euro per la mostra “Food in Art”. Il compenso corrisposto a Celant equivale a 750mila euro, quando di norma una consulenza curatoriale si aggira attorno ai 30-40mila euro. Per non dire che: “Ad Expo non c’è nessun Padiglione della Campania, ma solo un Padiglione Irpinia, che per carità attesta la scaltrezza di alcuni. Il Padiglione c’è ma dentro non c’è un c….”. Vittorione compatisce la Campania: “La regione più ricca per patrimonio artistico, vive nell’incuria e nell’anonimato, con minori investimenti e impieghi nel settore turistico”.

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