Grazia, una donna Nobel
Settantanove anni fa, proprio il giorno di Ferragosto del 1936, moriva Grazia Deledda. Scrittrice sarda, unica donna finora ad avere avuto il premio Nobel per la letteratura. Grazia scrive della sua isola e della sua gente descrivendo i gesti delle famiglie povere, delle loro speranza, raccontando i loro drammi.
Deledda non è nota come meriterebbe e le sue opere non sono famosissime come dovrebbero. Anche all’epoca, il suo successo non fu tanto digerito; i contemporanei non accettarono facilmente questa donna apparentemente incolta, o autodidatta, trasmigrata dalla Sardegna, non collocata in una posizione letteraria, che parlava di un’isola ancora poco conosciuta, selvaggia e aspra e che forse aveva vinto il Nobel suscitando un benevolo e paternalistico sguardo del nord verso il sud.
Un po’ le cose sono cambiate, ma non moltissimo; si guarda alle donne di successo sempre con benevola e malevola spocchia, cercando le vere ragioni magari scavando o discutendo a mezza bocca. Comunque Grazia scriveva e scriveva. Anche l’altro Nobel italiano Pirandello la prese di mira: nel 1911 scrive “Suo marito” (poi intitolato Giustino Roncella nato Boggiolo), in cui la scrittrice Roncella sembra la Deledda. Un romanzo modellato in parte sul profilo della scrittrice sarda, ma soprattutto di suo marito, personaggio tragicomico poiché si identifica totalmente con l’opera della moglie, che gestisce come un qualsiasi prodotto commerciale. Il 18 dicembre 1908 Pirandello scriveva a Ugo Ojetti: «Manderò pure al Treves, spero in aprile, il romanzo Suo marito. Son partito dal marito di Grazia Deledda. Lo conosci? Che capolavoro, Ugo mio! Dico, il marito di Grazia Deledda, intendiamoci…». Ecco, funzionava così.
La etichettarono a cavallo di Verga e D’Annunzio come se il suo stile così diretto e asciutto non potesse essere un vero stile. Quasi che la presenza dominante del fato nelle storie umane non fosse pensabile in una scrittrice rudimentale, quasi una casalinga. Come se tale sobrietà non fosse il suo stile, come se il Nobel non avesse riconosciuto questi come valori originali e unicamente appartenenti alla Deledda, capaci di arricchire il patrimonio letterario mondiale del primo Novecento.
E Grazia ancora aspetta il suo vero posto nella letteratura mondiale, sorpassata da grandi bluff e scrittori della domenica. Leggete Elias Portolu, forse vi si aprirà una porta.