Cannabis di Stato, business potenziale da 1,4 mld
E’ stato realizzato, nello stabilimento chimico-militare di Firenze il primo raccolto della “cannabis di Stato a fini terapeutici. La coltivazione, la trasformazione e il commercio della cannabis a scopo terapeutico, può generare, da subito, un’opportunità di commercio di 1,4 miliardi di euro e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flacone. Il fatto che il raccolto di 80 piante abbia prodotto 130 gr di principio attivo contro i 30 gr delle normali coltivazioni è la dimostrazione dello stato avanzato della ricerca in Italia.
Si tratta del risultato della firma del protocollo, concretizzatasi lo scorso anno, per l’avvio della produzione di cannabis terapeutica, che risponde ai bisogni di pazienti con patologie come Sla, Sindrome di Tourette, Alzheimer, Parkinson e diversi tipi di sclerosi come la Sclerosi multipla, contro le quali farmaci con il principio attivo della cannabis si sono dimostrati utili. La cannabis ottenuta, una volta ricevute le autorizzazioni, potrà essere consumata come decotto in barattoli da 5 mg, da sciogliere in acqua e assumere come fosse un thè ma non si esclude che vengano preparati farmaci con principio attivo della cannabis.
Utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna italiana può mettere a disposizione da subito 1000 ettari di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi.
Il calcolo, per difetto, tiene conto della disponibilità di circa 1000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero di cicli di coltivazione possibili all’anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo.
Un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica. Una prima sperimentazione che potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni ’40, con ben 100mila ettari coltivati, l’Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.
L’agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura di malattie e si tratta, inoltre, di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all’avanguardia nel mondo.