Funerali di un capoclan
Vedendo le scene del funerale romano di Casamonica, non so se prevale lo stupore o l’indignazione. Questo signore, capo di un cartello che controlla la distribuzione della droga nella Capitale, è stato accompagnato al cimitero con manifestazioni degne di un vero e proprio eroe. Non è mancato nulla: carrozze sontuose, elicottero che spargeva petali di fiori, discorsi, musiche (del Padrino, molto appropriatamente), piccola folla osannante. È uno dei segni della degradazione che affligge Roma? Purtroppo sì. Ma soprattutto è il segno della colpevole opacità di alcune nostre istituzioni. Il Prefetto Gabrielli ha cercato di difenderne l’operato parlando di “errore, non connivenza”. Non serve! Anche l’errore va colpito. E tra errore e connivenza la linea di frontiera è estremamente sfumata. Per definire l’evento, Gabrielli ha trovato un aggettivo che è un capolavoro di reticenza: “stigmatizzabile”. Avete letto bene: non “deplorevole”, “condannabile”, “ignobile”; no, lo ha definito “stigmatizzabile”. Come un fatto minore, che non merita tanto chiasso. Ancora non rieesco a crederci.
Peggiore di tutti, però, si è dimostrato il parroco romano che ha dichiarato che, anche se capo di un clan, Casamonica era “parte della Chiesa”. Eh no, Reverendo, eh no! La droga è un immenso male sociale. La droga uccide. Casamonica, pace all’anima sua, era un personaggio nefasto, anche se magari sul piano umano fosse stata una persona generosa (la partecipazione di oltre 2.000 persone al funerale lo dimostrerebbe). I trafficanti di droga come lui uccidono. Sono criminali. Non c’è pratica di fede ostentata, non ci sono donazioni alla Chiesa, che li giustifichino. Uno come Casamonica nella Chiesa non ha posto. La stessa Chiesa che tiene ancora lontani i divorziati, ha il diritto e magari il dovere di perdonare e accogliere nelle sue braccia anche un Casamonica (purché pentito), ma non può, non deve, concedergli onori riservati ai giusti. Altrimenti siamo in pieno relativismo. Un funerale modesto, silenzioso, sarebbe stato accettabile, nessuno si sarebbe offeso. Ma la “pompa magna” no, Reverendo, la “pompa magna” offende profondamente la coscienza generale. Però il parroco non si è mostrato per nulla pentito, per nulla compreso della spaventosa inopportunità del suo operato. “Lo rifarei” ha dichiarato, con tono di sfida. Con un gesto del genere, la Chiesa smentisce e cancella tutte le veementi dichiarazioni dei vescovi e dello stesso Pontefice sul crimine organizzato, i loro inviti a combattere la droga dovunque e comunque, tutto il paziente e talvolta rischioso lavoro di tanti preti, in Sicilia e altrove.
Pagherà qualcuno per questo sconcio? Spero di sì. Per il momento, l’ENAC si è limitato a sospendere la licenza all’elicotterista che avrebbe deviato dal percorso autorizzato. Un po’ pochino. Non sono solo le forze politiche, PD e M5Stelle, a chiedere provvedimenti duri. La coscienza generale esige punizioni ben più esemplari. Può darsi che il Prefetto personalmente non sapesse nulla, ma non ci si può sempre rifugiare dietro la responsabilità dei subordinati. Esiste anche la “culpa in vigilando”. E comunque, le responsabilità individuali anche a livello intermedio o basso, vanno individuate e severamente punite. Qualcuno in Questura avrà pur autorizzato la manifestazione. E in Comune? Non occorrevano permessi? Possibile che nessuno si sia accorto di quello che stava per succedere e non si sia reso conto della gravità della cosa, dell’indignazione che avrebbe sollevato? Cosa è all’origine di questo nuovo scandalo romano: indifferenza, stupidaggine o complicità? Abbiamo il diritto di saperlo, e saperlo rapidamente. Quello che è successo ha umiliato milioni di persone perbene e messo un’ulteriore macchia sul volto della Città. E quanto al parroco, spero proprio che il Vicariato faccia la sola cosa dignitosa: cacciarlo a pedate.
Un Commento
Se l’Osservatore Romano è ancora una voce autorevole, il comportamento del parroco non dovrebbe rimanere privo di conseguenze.
Oremus.