Italia delle Regioni

In merito all’inchiesta Mafia Capitale i sindaci sono da sempre in prima linea contro illegalità. “La manifestazione svoltasi il 3 settembre vuole riaffermare il valore e la centralità della legalità e l’impegno di tutte le amministrazioni comunali, a partire da quella di Roma, contro ogni forma di inquinamento “. Con questa dichiarazione  il presidente dell’associazione dei Comuni italiani,  Piero Fassino ha motivato la partecipazione  dell’ANCI al sit-in Antimafia Capitale a Roma. “Da domani,  ha specificato Fassino, continuerà la nostra battaglia per affermare la legalità, il nostro impegno è questo e lo dimostrano anche i tanti sindaci che ci hanno rimesso la vita come Vassallo, il sindaco di Pollica, o i tanti sindaci siciliani e calabresi che non si sono piegati all’illegalità”.

Fassino ha ricordato che i sindaci non da oggi ma sempre, impegnati nella lotta contro l’illegalità. Basti pensare a quanti sindaci in zone di mafia, ‘ndrangheta e camorra sono stati vittime di aggressione e di intimidazioni e a quanti sindaci -ha continuato- hanno pagato con la propria vita, come il sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Siamo i primi ad essere interessati a una società basata sulla legalità. La legalità – ha concluso il sindaco di Torino – è il fondamento della convivenza civile.”

Sul fronte economico finanziario sul “pareggio di bilancio”  è stato lanciato un vero e proprio allarme sulla possibile paralisi delle politiche di investimento nel nostro Paese e sull’inevitabile ingessamento dei bilanci dall’Ufficio di presidenza della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, composto dal Presidente Sergio Chiamparino(Presidente della Regione Piemonte), dal Vice Presidente Giovanni Toti (Presidente della Regione Liguria), da Vincenzo De Luca (Presidente Regione Campania), Marcello Pittella (Presidente Regione Basilicata), Enrico Rossi (Presidente Regione Toscana) e di cui fanno parte come invitati permanenti il Presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru (in rappresentanza delle Regioni a statuto speciale) e l’assessore Massimo Garavaglia (della Regione Lombardia), in qualità di coordinatore della Commissione Affari Finanziari della Conferenza.

La preoccupazione delle Regioni nasce dalle conseguenze della legge di stabilità che quest’anno ha reso cogente per le 15 regioni a statuto ordinario e per la Regione autonoma della Sardegna la normativa sul pareggio di bilancio (prevista dalla legge 243/2012). Le Regioni stanno sperimentando la logica stringente, ma soprattutto la farraginosità e la complessità della normativa sul pareggio di bilancio. Basti considerare che sono ben quattro, ma diventano otto se consideriamo anche la sanità, gli obiettivi imposti alle Regioni. E’ infatti previsto un saldo non negativo tra le entrate e le spese (sia quelle finali che quelle correnti) sia sulla competenza che sulla cassa. E tali obiettivi devono essere calcolati sia nel bilancio preventivo che in quello consuntivo dal prossimo anno anche per tutti gli Enti locali.  Per questo è opportuno andare ad unificare, peraltro in coerenza con quanto riportato nella legge di stabilità, il pareggio in sanità e extra-sanità.

C’è poi un discorso di equità istituzionale che andrebbe considerato. Infatti agli Enti territoriali, a differenza di quanto stabilito per quelli non territoriali, è inibito l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione. Così come andrebbe riconsiderato per le spese di investimento il sostanziale divieto di finanziamento del bilancio con il debito previsto solo attraverso una procedura così complessa che di fatto determina il blocco delle politiche di investimento. Le ripercussioni negative sulla crescita sarebbero ancora più gravi per le regioni del Mezzogiorno, per le quali l’andamento del PIL in questi anni è stato davvero disastroso. E per le quali il blocco degli investimenti  per Regioni ed Enti Locali significherebbe precludere ogni possibilità di ripresa, con ripercussioni deleterie sull’andamento dell’intero PIL nazionale.   In particolare occorre sterilizzare il cofinanziamento nazionale (quota stato e regioni) relativo alla programmazione comunitaria ai fini del calcolo del pareggio, così come sarebbe opportuna la sterilizzazione, almeno entro un certo importo, delle spese di investimento in altri assi strategici per il Paese come, ad esempio, difesa del suolo ed edilizia scolastica.

Poiché il Governo ha già chiesto all’Unione Europea, con il documento programmatico 2015, il posticipo al 2017 dell’entrata in vigore delle norme per quanto riguarda il pareggio di bilancio dello Stato e poiché è probabile la richiesta di un ulteriore slittamento al 2018, le Regioni ritengono importante affrontare la questione in modo concertato perché diversamente tali obblighi riguarderebbero solo gli Enti territoriali che sono peraltro, nelle Pubbliche amministrazioni, quelli che investono maggiormente.

In sostanza le Regioni  intendono essere sottoposte al giudizio sul pareggio di bilancio sulla base degli stessi criteri che tale giudizio prevede per lo Stato, ovvero semplicemente il rapporto deficit/PIL. Per questi motivi le Regioni propongono al Governo una sorta di patto istituzionale sugli obblighi per il pareggio di bilancio a tutela del “sistema paese”, con l’obiettivo di snellire le procedure, rendere gestibili i bilanci, potenziare lo sviluppo e rilanciare gli investimenti. In caso contrario dal prossimo anno nessun Comune e nessuna Regione sarà in grado di fare un euro di spese di investimento con le conseguenti ripercussioni sul PIL e sullo sviluppo.

Nell’ambito della Formazione negli Enti Locali, Anci Lazio, con il cofinanziamento di Ifel, ha promosso la realizzazione di un corso gratuito di programmazione e progettazione europea da tenersi nei mesi di settembre e ottobre 2015 con lo scopo di avvicinare gli amministratori comunali, i funzionari e i dirigenti dei comuni del Lazio alle nuove opportunità offerte dalla programmazione 2014-2020 per promozione dello sviluppo locale. Il corso che ha inizio il 15 settembre 2015 e prevede la durata di sei giornate di lezione con cadenza settimanale a partire dal 15 settembre, si articola in tre moduli: Programmare il territorio per incontrare l’Europa; La partecipazione alle reti europee, un’esperienza e una sfida e I Fondi europei per lo sviluppo dei comuni dei programmi regionali.

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