EUROSUR, controllo delle frontiere europee

Il 2 dicembre 2013 fu reso operativo il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR). Sull’onda della strage di Lampedusa si decise di implementare un sistema di sorveglianza delle frontiere esterne dell’Unione europea per prevenire, individuare e combattere l’immigrazione clandestina, il tutto finalizzato a salvare le vite dei migranti. Eurosur si basa sulla condivisione di immagini e dati in tempo reale sugli sviluppi alle frontiere esterne, il sistema non serve per il salvataggio dei migranti, ma si prefigge di contribuire alla loro localizzazione ed a combattere il fenomeno degli “scafisti”.  Con questa struttura si è voluto dotare la UE degli strumenti migliori per prevenire reati transfrontalieri come la tratta di esseri umani o il traffico di droga, per assistere il flusso di migranti in pericolo nel rispetto del principio di non respingimento.

Eurosur si basa su un insieme di regole che Il Parlamento europeo ha approvato il 10 ottobre 2013, con 479 voti favorevoli, 101 contrari e 20 astensioni, nell’ambito dell’ acquis di Schengen, di cui trattammo diffusamente in passato, è operativo complessivamente in 30 paesi. Agli iniziali 18 Stati membri dell’UE alle frontiere esterne meridionali e orientali più la Norvegia, paese associato a Schengen; dal 1° dicembre 2014 si unirono gli altri 8 Stati membri dell’UE ed i 3 paesi associati a Schengen. L’Irlanda e il Regno Unito non partecipano alla cooperazione Schengen e pertanto neanche a Eurosur.

Il 22 ottobre 2013 fu varato il regolamento esecutivo da parte del Parlamento Europeo, all’art. 11 si richiama esplicitamente il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare il rispetto per la dignità umana, il diritto alla vita, la proibizione della tortura e di trattamenti o pene inumani o degradanti, la proibizione della tratta di esseri umani, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il diritto alla protezione dei dati personali, il diritto di accesso ai documenti, il diritto di asilo, la protezione contro l’allontanamento e l’espulsione, il divieto di respingimento, il divieto di discriminazione e i diritti del minore.

L’ossatura di EUROSUR è formata dai “centri nazionali di coordinamento”, tramite i quali tutte le autorità nazionali responsabili della sorveglianza delle frontiere (ad esempio le guardie di frontiera, la polizia, la guardia costiera, la marina militare) sono tenute a cooperare e a coordinare le rispettive attività. Tali autorità nazionali si scambiano informazioni su episodi che si verificano alle frontiere esterne terrestri e marittime, sulla situazione e sull’ubicazione dei pattugliamenti, nonché relazioni analitiche e di intelligence, tramite “quadri situazionali nazionali”.

Per facilitare il lavoro le frontiere esterne terrestri e marittime sono state divise in “sezioni di frontiera”, a ognuna delle quali è stato attribuito un “livello di impatto”. In tal modo sarà possibile individuare i punti critici delle frontiere esterne, innescando una reazione standard a livello nazionale e, se necessario, europeo. Gli Stati sono poi tenuti ad assicurare che le attività di sorveglianza corrispondano al livello di impatto assegnato: impatto basso = sorveglianza regolare; impatto medio = misure di sorveglianza “adeguate” (oltre alla sorveglianza regolare); impatto alto = misure di sorveglianza “rafforzate” (oltre alle misure “adeguate”). Le misure “rafforzate” devono essere regolarmente comunicate a FRONTEX da parte del centro nazionale di coordinamento. In caso di livello di impatto alto è possibile chiedere il sostegno di FRONTEX per l’avvio di operazioni congiunte o interventi rapidi. La Commissione Europea stimò in 338,7 milioni di euro il costo di Eurosur per il periodo 2011-2020, anche se una ricerca indipendente condotta dalla Fondazione Heinrich-Böll di Berlino ha calcolato costi presumibilmente tre volte superiori.

L’allora Commissaria UE agli Affari Interni, Cecilia Malmström, ebbe a dichiarare: “Mi rallegro del lancio di EUROSUR, una soluzione autenticamente europea che permetterà di salvare la vita di migranti in viaggio su imbarcazioni sovraffollate e insicure, di evitare ulteriori tragedie nel Mediterraneo e anche di fermare imbarcazioni veloci che trasportano la droga. Il raggiungimento di questi obiettivi dipende in misura considerevole da uno scambio tempestivo di informazioni e da un impegno coordinato tra gli organismi nazionali e quelli europei: EUROSUR fornisce questo quadro, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali”.

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