Tutto molto bello (Film, 2014)
Tutto molto bello si presta sin dal titolo a una critica distruttiva a base di facili battute. Tutto il negativo è già stato detto su questo film, persino che si tratterebbe di una brutta copia del nordamericano Parto col folle (2010) di Todd Phillips.
Cerchiamo di compiere il percorso opposto per vedere quel che resta da salvare. Un accenno sulla trama, di minima importanza visto che ci troviamo in un road movie grottesco che si sviluppa in una sola notte. Giuseppe (Ruffini) e Antonio (Matano) attendono la nascita dei rispettivi figli mangiando pizza in un pessimo ristorante gestito da un laido individuo, mentre sul palco si esibisce lo squallido cantante Eros (Fubelli). Il film parte da questo assunto paradossale e prosegue a colpi di invenzioni così strampalate da sembrare improvvisate. Il leitmotiv è un fidanzato pazzoide (Pintus) che vorrebbe uccidere Giuseppe, Antonio ed Eros perché la sua donna avrebbe avuto una relazione con il cantante. Nello sfondo bische clandestine, emiri omosessuali, feste in maschera e altre prelibatezze. Finale in ospedale con Anna (Francini), la moglie di Giuseppe, che partorisce un bel maschietto, mentre scopriamo che Antonio non attendeva nessun figlio. In compenso ha trovato un amico.
La prima cosa sorprendente è che a Ruffini sia stata data una seconda opportunità dopo lo sconcertante Fuga di cervelli (2013), anche se dobbiamo dire che il nuovo film del regista – attore livornese è nettamente superiore al primo. Non è un remake di una pellicola straniera ma parte da un soggetto originale, le situazioni grottesche sono divertenti, alcune battute strappano persino un sorriso, Ruffini interpreta un personaggio caricaturale ben strutturato, diversi momenti surreali ricordano il cinema italiano del passato. Tra le cose migliori l’incontro di Eros con il cantante Pupo nella parte di se stesso, alcuni flashback strampalati che narrano la storia d’amore tra Giuseppe e Anna, la festa in maschera con i personaggi dei cartoni animati che comprende un omaggio a Tomas Milian e Bombolo. Non dimentichiamo molte citazioni cinefile con dialoghi infarciti di titoli e situazioni prelevati da vecchi film.
Veniamo alle note negative dove abbiamo l’imbarazzo della scelta. Incomprensibile la virata dal grottesco al sentimentale, in una sequenza imbarazzante interpretata da Ruffini vestito da struzzo e Matano da Heidi, in riva al mare. La sceneggiatura è così maldestra che a un certo punto dimentica il cantante Eros per recuperarlo nei titoli di coda. Frank Matano, Gianluca Fubelli e Angelo Pintus sono buoni comici televisivi ma hanno poco a che vedere con il cinema. Chiara Francini, invece, è brava e solare, l’unica vera attrice del cast. Nina Senicar è soltanto bella, irrilevante come traduttrice-Wonder Woman. Paolo Ruffini è sé stesso, coerente con il personaggio che si è costruito. Riconosciamo la sua mano da sceneggiatore in battute come: “La fattura?” “Non credo al malocchio” e “Quando gli ho chiesto la partita Iva mi ha risposto che ha perso tre a zero”. Non delude i fan. Per chi ha amato la trasgressiva comicità toscana del primo Benigni (Berlinguer ti voglio bene), di Francesco Nuti (Io, Chiara e lo scuro) e degli esordi di Pieraccioni (Il ciclone) non è un bel vedere. Ma è quel che passa il convento della odierna farsa italiana.
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Regia: Paolo Ruffini. Soggetto: Giovanni Bognetti. Sceneggiatura: Giovanni Bognetti, Guido Chiesa, Marco Pettenello, Paolo Ruffini. Fotografia: Federico Masiero. Montaggio: Claudio Di Mauro. Scenografia: Eugenia Di Napoli. Costumi: Cristina Audisio. Produttore: Maurizio Totti, Alessandro Usai. Casa di Produzione: Colorado Film. Distribuzione: Medusa Film. Genere: Commedia. Durata: 90’. Interpreti: Paolo Ruffini, Frank Matano, Gianluca Fubelli, Nina Senicar, Angelo Pintus, Chiara Francini, Paolo Calabresi, Chiara Gensini, Ahmed Hafiene, Enzo Ghinazzi, Michael Righini, Pupo.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]