Cronache dai Palazzi

Con il rinnovo della fiducia al governo Letta la politica italiana ha evitato l’ennesimo “gioco al massacro”, riprendendo le parole del Capo dello Stato che ha definito le vicende politiche degli ultimi giorni “un gioco al massacro non più tollerabile”. Ha vinto la stabilità richiesta dall’Unione europea, anelata dall’opinione pubblica e imposta dai mercati.

L’Ue ha guardato con sollievo alla risoluzione della crisi italiana e tra chi ha applaudito quanto accaduto a Roma c’è anche il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn: “Credo che questo voto di fiducia al governo Letta garantisca la stabilità politica e rafforzi la capacità del governo di prendere importanti decisioni per una crescita sostenibile e un aumento dell’occupazione”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Commissione José Barroso: “La stabilità politica è vitale per l’Italia ed è quindi molto positivo che il governo potrà continuare senza interruzioni le riforme avviate”. Per Barroso, inoltre, “è cruciale evitare una crisi politica artificiale”, a riprova del fatto che anche in Europa si respira aria di fiction a proposito delle vicende politiche italiane, soprattutto quelle legate ad un passato non troppo lontano.

L’Europa si augura in pratica che l’Italia vada avanti sulla strada del risanamento economico evitando qualsiasi genere di agonia politica. Il voto di fiducia al governo Letta per il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz è, non a caso, “un voto di fiducia per i lavoratori, le imprese e tutti gli europei che combattono per uscire dalla crisi”.

Il risanamento economico presuppone però il risanamento politico che vuol dire anche modificazione degli equilibri in gioco finora: “Oggi in poco tempo – ha ammonito Letta nel corso del suo discorso alle Camere – possiamo riformare la politica, i provvedimenti sono all’esame del Parlamento, se rapidamente discussi faremo una svolta con la pubblica opinione”. Il presidente del Consiglio italiano ha puntualizzato che “ce la possiamo fare sia nel campo delle riforme che nel campo dell’economia” ma occorre tener presente che “il tempo di attesa è scaduto”, il Paese reale esige delle risposte visibili, concrete come la riduzione del cuneo fiscale.

La maggioranza politica ora “più coesa”, come l’ha definita il premier Letta, mira al 2015 e guarda con ambizione il semestre di presidenza Ue. L’Italia deve sfruttare il proprio turno anche perché “la prossima volta sarà tra quindici anni”, ha precisato Enrico Letta. Forte di un “nuovo patto politico” il presidente del Consiglio italiano promette di non scadere su soluzioni di basso profilo, rilancia l’agenda delle riforme e guarda al futuro con ottimismo risolutivo.

Per la prima volta dopo anni di buio istituzionale e politico le forze in campo tornano ad occuparsi delle questioni del Paese senza avere un cappio al collo: i problemi del Cavaliere. Si tratta di un cambiamento che modificherà la storia d’Italia in un futuro prossimo non ancora chiaro, ma di certo più aperto e diverso da un passato pesantemente marcato da un uomo solo, che è un passato berlusconiano ormai ‘decaduto’. Finalmente gli uomini della destra moderata hanno avuto il coraggio di staccare la spina al Cavaliere manifestando le proprie ragioni politiche, umane, non personali, a favore di tutti gli elettori che si potrebbero più o meno riconoscere nelle loro azioni e nelle loro idee. C’è chi pensa addirittura, come Cicchitto, ad una “forza di centrodestra europea e del futuro”. Però “bisogna fare un passo alla volta”, avrebbero affermato in casa Pdl le colombe, che questa volta si sono rivelate più aquile dei falchi.

Il discorso del Cavaliere celava la fiducia al governo Letta come un colpo di scena, definito tale anche dai maggiori esponenti della stampa estera. “Colpo di scena in Italia – titola “Le Figaro” in Francia – Berlusconi chiede di votare la fiducia al governo Letta”. Ed ancora sempre il francese “Le Monde”: “Ultimo colpo di scena di Berlusconi”, precisando che “indebolito dalla defezione di una parte dei senatori del suo partito del Popolo della Libertà, Berlusconi ha deciso di chiedere di votare la fiducia al governo italiano”. In fondo anche l’affermazione esclamativa rubata al labiale di Enrico Letta – “È un grande!” – nascondeva uno stupore da fiction, perché ciò a cui si è assistito negli ultimi giorni si può tradurre in ‘una trama’ degna della massima finzione cinematografica.

In definitiva è “la vittoria di Letta” come titola il Wall Street Journal e come dimostrano le telefonate ricevute da mezza Europa: il presidente francese Hollande, il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, il premier belga Di Rupo, la premier slovena Bratusek. “A livello europeo non c’è mai stata tanta attenzione verso l’Italia. E neanche tanto terrore…”, ha confessato Letta ai suoi collaboratori, soddisfatto di avere la fiducia in tasca. Nello stesso tempo Letta ha rivolto il suo pensiero alla gente comune ammettendo che “la pazienza degli italiani è finita” ed è urgente dare loro delle risposte concrete. In questo contesto, riferendosi  alle sue larghe intese rinnovate, Letta ha sottolineato: “Non mi farò logorare; sarò io a tirare le conseguenze per primo. Se invece riusciamo a lavorare bene insieme, a tagliare le tasse sul lavoro, a completare i pagamenti alle imprese, ad agganciare la ripresa…” il governo può arrivare tranquillamente al 2015, ha ribadito il premier.

Ora si va avanti senza ricatti e senza ultimatum del tipo “o si fa così o cade il governo”, ha ammonito Letta. Basta coltelli alla gola, come ha invece lamentato Angelino Alfano decidendo di autonomizzarsi dal padre monarca assoluto. L’Italia torna ad essere libera: “Gli italiani ci urlano la voglia di cambiamento” e la fiducia, ha puntualizzato il presidente del Consiglio, “non è contro qualcuno. Ma è per l’Italia e gli italiani”.

Basta con la politica fatta di “messe in scena da ‘sangue e arena’”. “Il Paese – ha ammonito Letta – è stremato dai mille conflitti di una politica ridotta a cannoneggiamenti continui da un fronte all’altro, una politica tanto più rissosa quanto più immobile, ripiegata su se stessa, sorda ai veri interessi di chi dovrebbe rappresentare: gli italiani. Questa è l’occasione giusta per dire basta”.
Così, l’ultima illusione di invincibilità del Cavaliere – “Non muoio nemmeno se mi ammazzano”, avrebbe dichiarato – si è dissolta nella fiducia (anche la sua) al governo Letta dove siedono anche i suoi ministri – o meglio i suoi ex ministri – che per certi versi sono dei ministri ‘nuovi’ perché hanno recuperato il loro mandato democratico, che non è il mandato offerto loro dal Capo, che vorrebbe così condizionare la loro azione, bensì un mandato che si dispiega in un’azione al servizio del Paese Italia.

“Nella vita delle nazioni l’errore di non saper cogliere l’attimo può essere irreparabile”, ha affermato Letta citando il grande liberale Luigi Einaudi; e in questa prospettiva “l’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, irrimediabile. Sventare questo rischio, cogliere o non cogliere l’attimo, dipende da noi – ha precisato il presidente del Consiglio – dipende dalle scelte che assumeremo in quest’Aula, dipende da un sì o da un no”.

Letta conclude la sua ambiziosa e dignitosa esposizione – il suo appello alla fiducia che è anche un appello alla coscienza e quindi alla responsabilità di ognuno dei suoi interlocutori – con la citazione di un altro grande maestro del liberalismo italiano, Benedetto Croce: “Ciascuno di noi ora si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, con il suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorso”. Parole lapidarie con cui il presidente del Consiglio ha dimostrato una ‘fermezza’ e una ‘serietà’ inequivocabili, virtù tra l’altro rimarcate anche dal Capo dello Stato, in funzione delle quali “il governo ha superato la prova, vinto la sfida”. È questo “l’essenziale”, sottolinea Giorgio Napolitano.

“In quanto alla prospettiva che si apre in uno scenario politico in via di mutamento – ha aggiunto con severità il presidente della Repubblica nella sua nota diffusa a notte fonda – chiaramente il presidente del Consiglio e il governo non potranno tollerare che si riapra un quotidiano gioco al massacro nei loro confronti”.

La strada però è tutta in salita. La maggior parte del Parlamento italiano ha recuperato la fiducia nel governo Letta, sia al Senato (235 sì, 70 no) sia alla Camera (435 sì, 162 no), ma il Paese reale ha necessariamente bisogno di recuperare la fiducia nel futuro e la missione più nobile della politica non è limitarsi al presente – anche se critico e bisognoso di tante misure urgenti – ma è progettazione del futuro.

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Un Commento

  • Apprezzo la tempestività, la qualità e lo stile dell’informazione e del commento di alcuni articoli che finora ho potuto leggere

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