L’arcangelo (Film, 1969)
L’arcangelo di Giorgio Capitani è una commedia che si trasforma in un intrigante giallo-rosa sceneggiato con mestiere, tra colpi di scena, amori non corrisposti, tradimenti e accenni di pochade. Vediamo in estrema sintesi la trama. Furio Bertuccia (Gassman), un avvocato incapace e corrotto, perde la testa per la bella modella Gloria Bianchi (Tiffin) che gli racconta un sacco di fandonie su omicidi non commessi, infine gli confida che vorrebbe liberarsi dell’amante, l’industriale Tarocchi Roda (Celi). Inutile scendere in particolari. Basta dire che l’incapace avvocato viene incastrato in un meccanismo molto più grande delle sue capacità intellettive. Una serie di errori portano in galera prima il fido fotografo (Delle Piane), quindi lo stesso Bertuccia, accusato di omicidio.
Giorgio Capitani confida a Manlio Gomarasca e Davide Pulici di Nocturno, negli extra del dvd L’arcangelo, che il film avrebbe dovuto essere girato da Luigi Comencini sulla base di un soggetto fantastico. Cecchi Gori, invece, conserva solo il titolo del progetto originale basato su un arcangelo sceso sulla terra per dispensare giustizia. L’arcangelo diventa la storia di un avvocato male in arnese e per giustificare il titolo viene inserito un prologo con la frase dell’avvocato Furio W. Bertuccia: “L’avvocato è per il suo cliente come l’arcangelo della giustizia, con la spada fiammeggiante in mano…”. Bertuccia non è certo un arcangelo della giustizia, perché su nove cause affrontate ne perde dieci (sic!), convince un danneggiato a far causa all’assicurazione ma in corso di lite prende i soldi dal legale avversario e fa la corte alla bella imputata (Tiffin), infine cerca di incastrare persino gli amici nei suoi loschi intrighi. Va da sé che non gliene va bene una e Gassman appare perfetto per interpretare una sceneggiatura che gioca sul registro farsesco prima di passare a una trama giallo-rosa.
Film recitato in inglese, non facile per tutti, anche se Gassman se la cava bene, complice una grande memoria. Pamela Tiffin e Irina Demick – le due bellezze della pellicola – sono avvantaggiate, ma la loro bravura è fuori discussione, soprattutto la prima che ricopre un interessante ruolo da coprotagonista. Bravissimo Adolfo Celi, ironico e professionale, come perfido cattivo che sfrutta il mediocre avvocato e tenta di raggirarlo, ma alla fine viene punito. Carlo Delle Piane è un divertente fotografo imbranato, amico dell’avvocato, un paparazzo che finisce in galera e medita vendetta sul complice truffaldino. Un ruolo da caratterista comico, ancora limitato nelle sue potenzialità da un fisico perfetto per la farsa. Laura Antonelli non è accreditata ma è comunque nel cast, interpreta una piccola parte, come ospite in casa dell’industriale, nei panni della moglie di un funzionario che vorrebbe far promuovere direttore generale.
Le cose migliori de L’arcangelo sono alcune sequenze psichedeliche, veri e propri flashback onirici durante i quali Pamela Tiffin racconta improbabili omicidi di amanti. Giorgio Capitani è regista da commedia sofisticata, sfrutta bene le doti comiche di Gassman, Celi e Delle Piane, ma anche la bellezza angelica della Tiffin e della più inquietante Demick, mentre la Antonelli si vede troppo poco per essere influente. Narra Capitani di un tentativo di approccio dell’attore italiano nei confronti della bella americana, finito male perché la Tiffin – fidanzatissima – trova le giuste parole per scoraggiarlo. La commedia sofisticata a tratti vira in commedia sexy (lo strip della Tiffin), con accenni a perversioni e mondo della droga, ma il tono dominante del film è il giallo-rosa, il fotoromanzo condito di tensione narrativa. Genere in cui è maestro Steno (che cita ironicamente se stesso inserendo in un dialogo un’improbabile via Stefano Vanzina), ma pure Castellani, Baracco e Capitani danno il loro contributo.
Il regista è molto vicino allo stile britannico e nordamericano, anche se usa lo zoom, il grandangolo e il primissimo piano, con particolari degli occhi stile western, oltre alla fast-motion che ricorda la comicità del muto. Alcune parti riportano alla memoria l’avanspettacolo: Gassman che suggerisce con gesti e smorfie a Delle Piane, di spalle al commissario di polizia, ciò che deve riferire. Film girato tra Roma, Milano e Parigi, città natale del regista, che torna nei luoghi dell’infanzia per la prima volta, girando sul Lungosenna e nei viali della capitale il suo primo film francese. Ottima colonna sonora di Piero Umiliani, distribuita persino in Giappone.
La critica del tempo, ma anche il Dizionario di Paolo Mereghetti stroncano senza pietà, salvando in parte Gassman – accusato di fare il verso a Sordi – e definendo il film una facile commediola, un mediocre pasticcio, una farsa scombinata. Dobbiamo rivalutare L’arcangelo, a nostro parere un giallo-rosa (schizzato di nero), comico e divertente, sceneggiato così bene da non lasciar intuire come procederà la trama, fino alla sorpresa finale.
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Regia: Giorgio Capitani. Soggetto e Sceneggiatura: Renato Castellani, Adriano Baracco, Steno (Stefano Vanzina), Giorgio Capitani. Fotografia: Stelvio Massi. Montaggio: Sergio Montanari. Scenografia: Dario Micheli. Costumi: Alida Cappellini. Musiche: Piero Umiliani. Edizioni Musicali: Slalom. Organizzazione: General Music. Aiuto Regista: Marcello Crescenzi. Operatore alla Macchina: Luigi Filippo Carta. Fonico: Umberto Picistrelli. Registrazioni Sonore: Fono Roma. Teatri di Posa: De Paolis. Colore. Spes, diretta da E: Catalucci. Eastmancolor. Direttore di Produzione: Gianni Cecchin. Produttore: Mario Cecchi Gori. Casa di Produzione: Fairfilm spa. Interpreti: Vittorio Gassman, Pamela Tiffin, Irina Demick, Adolfo Celi, Carlo Delle Piane, Corrado Olmi, Carlo Pisacane, Jacob Stanislave, Tom Felleghy, Pippo Starnazza, Carlo Baccarini, Juan Vallejo, Antonio Guidi, Mario De Rosa, Aldo De Carellis, Giuseppe Teranova, Graziella Polesinanti, Francesco Paolo Prestano, Augusto Soprani, Gioia Desideri, Gianni Pulone, Laura Antonelli (non accreditata).
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]