Si faccia tesoro della lungimiranza di Churchill
Renzi sa benissimo che un Paese realmente democratico con adeguate leggi elettorali non durerebbe a lungo nella sua corsa solitaria. Di qui la sua necessità, costi quel che costi, di riforme a lui congeniali per l’esercizio di un potere assoluto e continuativo.
Basterebbe vedere con quanta arroganza e sicumera tratta la sua minoranza ed i suoi alleati per capire cosa succederebbe se i suoi obiettivi andassero in porto anche se con un soccorso mercenario da parte di chi, fino ad ieri, era messo alla gogna per indegnità morale.
E’ questa la ragione, ma non la sola, per la quale i Popolari per l’Italia di Mario Mauro sono andati alla opposizione del Governo, pagando un prezzo altissimo con la perdita di due Sottosegretari che, per motivi di potere, non hanno condiviso la scelta fatta dal Partito.
In politica si ha credibilità se si è fermi sulle proprie idee senza abdicare ad interessi squisitamente personali che non pagano nel lungo periodo. Ci auguriamo, dunque, che finalmente il dissenso al progetto Renzi, che in queste ore sembra espandersi e consolidarsi, si esprima concretamente nell’interesse della democrazia in Italia.
Di fronte al Trattato di Monaco (29 -30 settembre 1938) firmato con la Germania, Churchill esclamò: “Gli inglesi potevano scegliere fra la vergogna e la guerra. Hanno scelto la vergogna e avranno la guerra!”. Fu deriso ed oltraggiato. Poi chiamato a guidare la guerra e vinse!
Chi oggi si illude di vedere in Renzi un futuro felice per sé e per tutti, faccia tesoro della lungimiranza di Churchill.
[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro del Bureau PPE a Bruxelles]
Un Commento
La riforma del Senato è al centro dello scontro finale di Renzi contro i ribelli del Partito democratico per la sopravvivenza del governo e del suo leader. Come è facile intuire, le questioni politico-ideali non c’entrano nulla: questa è e rimane, per tutti gli schieramenti in campo, una guerra per la propria poltrona. Renzi si gioca tutto pur di rimanere a palazzo Chigi. I ribelli Pd per riprendersi il comando del partito, consapevoli che alle prossime elezioni non sarebbero mai ricandidati dall’attuale segretario. Da questi bassi calcoli di interessi di bottega, insomma, dipenderà l’approvazione o meno della riforma del Senato e dunque il destino del governo italiano.