Rassegna stampa estera

L’Evento, con la “E” maiuscola cha ha più fatto parlare del nostro Paese in questi ultimi giorni è stato indubbiamente la vittoria di Flavia Pennetta agli US Open. Ne hanno parlato diffusamente i media del Mondo intero, così come la nostra stampa. L’iniziale sbigottimento di molti ha dovuto lasciare il posto all’accettazione della realtà: la vittoria era nostra, e pure doppia…  Noi la prendiamo come segnale di buon auspicio nei confronti di un Italia che fatica a partire, di un Meridione che rimane impantanato nei suoi guai e verso tutte quei moniti che ancora colpiscono l’apparato Renzi. Le punzecchiature di Philippe Ridet nel suo Matteo Renzi vole vers la victoire (et les sondages) sono un ottimo spunto per analizzare la situazione attuale, o meglio come questa venga percepita all’estero.

Scrive Ridet che “non ha corso nessun rischio nel sostenere l’Italia che vince. Potendo scegliere, Sabato 12 Settembre, tra l’inaugurazione della tradizionale Fiera del Levante a Bari o assistere, senza incognite, ad una vittoria transalpina nella finale femminile del torneo di tennis di Flashing Meadows, il Primo Ministro e i suoi consiglieri in comunicazione non hanno avuto alcuna difficoltà a prendere una decisione (…)  Il Sud può aspettare…Ma una bella foto accanto a Flavia Pennetta, che ha avuto la meglio sulla sua compatriota Roberta Vinci, è una priorità.” Il giornalista francese sostiene che visti i dati allarmanti pubblicati in piena estate dalla Svimez (associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) e le formule shock contenute dal sondaggio ( “il Sud dell’Italia sta peggio della Grecia e è sottoposto al rischio di sottosviluppo permanente”) sarebbe stato meglio che “il Capo del Governo si recasse a Bari con qualche proposta. Ma…” E ci va giù ancora più pesante Ridet, affermando che “ Mentre raccoglie i frutti delle sue riforme (…) l’ardito Matteo non vuole associare la sua immagine, anche se per sole poche ore, ai drammi del Sud in agonia e per il quale non ha soluzioni”. E se il suo leitmotiv è “l’Italia non è più un problema”, come voler nascondere la polvere sotto il tappeto, i suoi “compatrioti sembrano credergli, secondo i sondaggi Demos&Pi”. “Perché allora rovinarsi un weekend con l’Italia che perde, mantenere un basso profilo a Bari quando si ha la possibilità di fare gli splendidi a New York?”. Tagliente come mai, Ridet, ma molti dei punti da lui citati non sono trascurabili.

Primo fra tutti il problema del Mezzogiorno. Michael Day sull’Indipendent fa una lunga analisi dell’infinita storia dei problemi del nostro Sud e dell’urgenza di uscire da questa spirale maledetta. “Il territorio a sud di Roma, che comprende molti dei luoghi più incantevoli d’Italia, in Sicilia, Puglia e Campania, si sta dissolvendo; soffocato dalla corruzione, la sua economia è impantanata nella recessione e la sua comunità corrosa dalla disoccupazione. Il tasso di natalità e ai minimi storici; possiamo dire che il bellissimo Sud sta morendo.” Parole drammatiche, che abbiamo sentito tante volte ma, come scrive Day, “tutti sono concordi nel dire che l’Italia meridionale ha un problema. Ma nessuno sembra in grado di risolverlo – e il tempo sta scadendo”. E se “i turisti si precipitano lì in massa per il buon cibo, per il clima e il paesaggio da sogno, i giovani del luogo, davanti ad un 75% di disoccupazione giovanile, acquistano biglietti di sola andata per Londra e Berlino.” Sappiamo che alla fine del mese Il Primo Ministro Renzi lancerà il suo “master plan” per resuscitare il Mezzogiorno”. At least, potremmo dire. Ma il giornalista britannico riporta i dubbi che hanno espresso anche dirigenti dello stesso PD, come Francesco Boccia che vede le misure “insufficienti e tardive”. A difesa del Piano arriva Delrio che da la colpa dei ritardi all’”efficienza” nell’esecuzione. Per questo è stata istituita l’Agenzia per la Coesione Nazionale… Ancora una. Prosegue Day: “Alcuni osservatori però, dicono che nessun investimento, quale che si la sua entità, andrà a fare la differenza, fino a che non si colpisce la criminalità organizzata.” Problemi vecchi, soluzioni nuove, ma la macchina organizzativa è in ritardo, e forse questa volta troppo.

Altro problema la crescita. Il Premier ha più volte affermato che ormai il Paese è partito, la crescita c’è e tutto va a gonfie vele. Ma i dati ufficiali l’Istat ce li fornirà solo a fine mese e per ora gli oppositori di Renzi non sono affatto convinti. Molto discutere ha fatto la decisione di abolire la tassa sulla prima casa. Nei propositi raccolti da James Politi sul Financial Times si percepisce molta diffidenza, soprattutto tra gli immobiliaristi: “potrebbe aiutare un po’ le cose, ma in passato questi azzardi, dopo un primo benessere iniziale, non hanno fatto che creare problemi”, dicono. “Molti economisti affermano che è giusto che Renzi vada avanti con il taglio delle tasse visto il pesante carico fiscale esistente in Italia. Ma sia loro che molti funzionari della Commissione Europea, sostengono che la priorità dei tagli dovrebbe andare ai fattori produttivi, come il lavoro e il capitale, piuttosto che sulle abitazioni.” E molta preoccupazione desta la compensazione dei mancati  introiti. Non c’è sufficiente chiarezza in materia e questo preoccupa. La crescita forse si comincia ad intravedere, ma, come ha detto Giorgio Squinzi: “la riforma della spesa pubblica è sicuramente una priorità, ma sarebbe insensato dire che le tasse possano essere ridotte unicamente riducendo la spesa.”

Ciliegina sulla torta l’intervista di Katy Barnato e Julia Chatterley fatta a Enrico Letta per CNBC. Partendo dal dato che l’Italia, dopo tre lunghi anni di recessione, sta effettivamente lentamente riprendendo a crescere come dimostrano gli ultimi tre trimestri che hanno registrato numeri positivi, le due giornaliste si chiedono: “Chi devono ringraziare gli Italiani?”. “Alcuni fan indicano il giovane Primo Ministro Matteo Renzi, che è faticosamente riuscito a riformare la legge sul lavoro (…) Ma il suo predecessore ha posto la corona di alloro sulla testa di un altro italiano che lavora per l’Europa, il Presidente della BCE, Mario Draghi.” Alle domande dirette a Letta sull’operato di Renzi , l’ex Primo Ministro non ha voluto fare nessun commento, concentrandosi sui risultati di Draghi e della BCE. Julia Chatterley ha cerato di strappargli un commento chiedendogli:”Ha detto che dobbiamo ringraziare Mario Draghi, dobbiamo quindi ringraziare anche Renzi per aver dato vigore allo spirito riformista?” Il determinato Letta ha risposto: “Penso che fino ad ora il grande risultato, il grande successo sia dovuto alle azioni dell’eurozona e dobbiamo continuare ad appoggiare  le condizione macroeconomiche poste dall’Eurozona e Mario Draghi, così come il Governo nell’approvazione delle riforme e nella loro attuazione”.

Aurélie Herman, La Gazzetta euphorique, le Wall Street Journal incrédule: la presse évoque la victoire de Roberta Vinci contre Serena Williams, DH.be, 12 Settembre 2015; Philippe Ridet, Matteo Renzi vole vers la victoire (et dans les sondages), Le Monde, 13 Settembre 2015; Michael Day, Fears for southern Italy as unemployment, organised crim and economic recession sees young people leave de country, The Indipendent, 13 Settembre 2015; James Politi, Critics brand Renzi’s latest tax cut a political ploy, Financial Times, 14 Settembre 2015; Katy Barnato, Julia Chatterley,Draghi vs Renzi: Who’s helped Italy the most?, CNBC 4 Settembre 2015.

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