L’indesiderabile

Il Governo di Kiev ha messo Silvio Berlusconi nella lista degli indesiderabili in Ucraina per tre anni, a causa della sua visita, assieme a Putin, alla Crimea. Sull’annessione della Crimea alla Russia e sulle sue ragioni storiche si può discutere. Si può anche argomentare che ormai l’Ucraina dovrebbe rassegnarvisi, visto che quando non si ha la possibilità di correggere un atto illegale, recriminare in eterno non serve a nulla. Ma resta il fatto che di atto illegale si tratta, in aperta violazione di tutte le norme internazionali e in aperta sfida alla legalità internazionale, una violazione consapevole di tutte le norme dell’ONU che tutti saremmo tenuti a rispettare e prima di tutti chi ha esercitato altissimi incarichi pubblici in un grande Paese occidentale. Accettarlo in silenzio va bene, elogiarlo ed elevarlo alla dignità di un grande fatto patriottico è un’altra cosa.

Con la sua visita, Berlusconi ha volutamente legittimato questo atto illegale. Non aggiungendo del resto nulla alla realtà delle cose, ma giocandosi la faccia. Perché lo ha fatto? Sarebbe comodo dire: per realismo, per pragmatismo. Ma credo che la risposta sia terribilmente più semplice. Lo ha fatto per servilismo nei confronti del potente di oggi, il suo amico e socio d’affari  Putin, e per godere accanto a lui di un barlume dell’antica importanza. E magari anche per compiacere i suoi amici leghisti, distintisi per le loro servili buffonate al Parlamento russo. Prendendo, tra l’altro, consapevolmente, posizione in una disputa tuttora non archiviata, in cui l’altra parte è l’Occidente, sono gli Stati Uniti nostri alleati, l’Europa alla quale apparteniamo e tutti quei valori ai quali una vera destra liberale dovrebbe tenere. Mentre ancora quello che fu il mondo libero si adopera per evitare un atto ancora più grave, la sottomissione dell’intera Ucraina ai voleri del nuovo zar moscovita e ogni gesto di compiacenza, o di debolezza, manda a Mosca il segnale sbagliato. Francamente, se questa è la visione che egli ha del mondo, un mondo in cui ciascuno fa quel che gli pare e le vecchie alleanze non contano più, la violenza sempre paga e Putin è meglio della Merkel (il KGB meglio della CDU) io non ci sto e non ci dovrebbe stare chi appartiene ad un’area politica per definizione attaccata ai valori della legalità internazionale.

Ma, si può obiettare, Berlusconi non rappresenta che sé stesso e al massimo Forza Italia (nemmeno tutta) e quindi niente di quello che dica o faccia compromette l’Italia. Per fortuna,  si dice, la gente in tutto il mondo è abituata a non prenderlo sul serio. Vero in parte.  C’è sempre chi non va tanto per il sottile e magari pensa che Berlusconi rappresenti una parte significativa del pensiero italiano. Svendendo la sua dignità per puro “cupio serviendi”, l’ex-Cavaliere ha compromesso quindi un poco anche quella del Paese che egli ha a lungo rappresentato e di cui è ancora un esponente importante. Vai a spiegare alla gente, a Washington, a Berlino, a Parigi, a Londra, che chi  tende la mano a Putin spera ancora di tornare a governare l’Italia. Che ne pensano gli italiani? Che ne pensa la gente seria e perbene che pure abbonda nelle file del centro-destra? Non si chiede cosa farebbe Berlusconi se tornasse a Palazzo Chigi: uscirebbe dalla NATO? Dall’Europa? Romperebbe i rapporti con la Germania, unico ancoraggio di serietà in un mondo complesso? Ci getterebbe nelle braccia di Putin?  Domande retoriche? Dubbi esagerati? Speriamo! Dopotutto, l’ex. Cavaliere è abituato a non fare quello che annuncia.

Non è certo la prima volta che Berlusconi agisce per puro servilismo e smania di protagonismo. Nel 2003, per ingraziarsi George W. Bush e contare qualcosa ai tavoli della grande politica (vecchia illusione italica), mandò i nostri soldati in Afghanistan e in Irak. In seguito, chi non ricorda l’indecoroso baciamano a Gheddafi? E non è la prima volta che ci provoca imbarazzo e vergogna. Le  sue condotte scandalose  hanno fatto il giro di tutti i mezzi d’informazione del mondo intero, provocandoci un danno d’immagine non ancora rimarginato. Ogni volta tanta, troppa gente l’ha scusato, mettendo la sua condotta a carico di una specie di fanciullesca e in fondo innocua spensieratezza. Ma non è così: il personaggio è e resta dannoso, un imbonitore di successo privo  di principi e decenza, capace di tutte le svolte, di tutti i compromessi, anche a danno generale, per afferrarsi al potere. La scellereata riforma federalista lo prova. Di male ce ne ha fatto abbastanza e potrebbe tornare a farcene, se l’ingenuità della gente glielo permettesse. Sarebbe ora di smettere. Indesiderabile in Ucraina, dovrebbe essere ormai considerato indesiderabile anche in un Paese che si vuole civile, un Paese di gente che crede nei valori della legalità e nel rispetto di sé stessi. Per la sua irresponsabilità, per aver violato tutti gli impegni, tutte le promesse, per aver abbassato il livello di moralità pubblica e privata in Italia, per aver tradito quella rivoluzione liberale che pure si era solennemente impegnato a realizzare. Per averci portato all’orlo del fallimento. E ora, per degradare il suo tramonto politico correndo a esaltare Putin, vecchio rappresentante di quel comunismo che l’ex-Cavaliere ha passato la vita e denigrare, facendo di questo il suo vero “fondo di commercio”.

E questa si chiamerebbe coerenza? Coerenza di chi faceva le pulci a un galantuomo come Giorgio Napolitano e non esita ad abbracciare un ex-agente (non pentito) del KGB, cioè di quello che di più sinistro ha prodotto l’autoritarismo sovietico?

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