ONU, Francesco apre i lavori su Sviluppo Sostenibile

Tappa importante, nel viaggio di papa Francesco in America, quella al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Aprendo i lavori della Settantesima Assemblea generale dell’ONU, il papa  ha elogiato la nuova Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”, definita “un importante segno di speranza”, ed ha espresso auspici per i lavori delle Nazioni sul Clima. “Confido anche che la Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico raggiunga accordi fondamentali ed effettivi”. Ma di fronte ai rappresentanti delle Nazioni, Francesco ha parlato anche di guerre, di narcotraffico, di economia, di sfruttamento della prostituzione; e poi di anziani, bambini, esclusione degli ultimi, traffico di esseri umani. Ha elevato la sua voce sulle persecuzioni religiose, citando esplicitamente quella dei cristiani. Ha tracciato, insomma, un affresco davvero grande, che se non letto nella sua complessità può sgomentare. Un discorso che tuttavia è compreso all’interno del  ‘pensiero ecologico’ della ‘casa comune’, proposto all’Assemblea e già dipinto nella Laudato si’.  Un ‘pensiero’, quello espresso dal papa, capace di dialogare con quello sullo Sviluppo Sostenibile, modello economico al quale l’Onu dedica la nuova Agenda che sostituirà quella sugli Obiettivi del Millennio. Ma è necessario comprendere la relazione fra lo Sviluppo Sostenibile o il pensiero ecologico da una parte ed i rapporti fra nazioni e continenti o con le ingiustizie ed i crimini contro l’umanità di cui le Nazioni Unite si occupano dall’altra.

Per capire questa relazione, è necessario uscire dagli schemi, di credenti o di non credenti: “È l’ora in cui si impone una sosta, un momento di raccoglimento, di ripensamento, quasi di preghiera: ripensare, cioè, alla nostra comune origine, alla nostra storia, al nostro destino comune”, ha detto Francesco all’ONU, citando il discorso di Paolo VI all’Assemblea del 1965. Dobbiamo metterci a tavolino con calma, insomma, e sforzarci di capire. Capire che abbiamo un problema, anzi, problemi molto seri: siamo in piena crisi economica e di fronte al rischio, scientificamente provato, del disastro climatico. Problemi enormi provocati dall’uomo, da un progresso troppo accettato e troppo poco deciso. Ma se ne può uscire. Come? Prendendo decisioni diverse dal passato: “Mai come oggi si è reso necessario l’appello alla coscienza morale dell’uomo [poiché] il pericolo non viene né dal progresso né dalla scienza: questi, se bene usati, potranno anzi risolvere molti dei gravi problemi che assillano l’umanità”, ha ricordato Francesco citando ancora Paolo VI. Confermando, in questo, la fine della contrapposizione Fede-Scienza e la fiducia della Chiesa nei confronti della Scienza e del Progresso, purché guidati dall’Uomo.

Siamo nel fulcro del pensiero, a volte sorprendente, di Francesco: ‘Ben usare’ il progresso e la scienza significa, infatti, abbandonare la sottomissione ad essi, ad una loro presunta autonomia e capacità di orientare il destino dell’uomo, e decidere cosa farne. Non è poco: è idea antica, ma, oggi rivoluzionaria. Oggi, fa capire Francesco, siamo abituati a credere che la scienza, il progresso, ed in esso l’economia ed in particolare i mercati, siano forze impersonali e anonime dotate di una sorta di legittimazione morale a procedere per inerzia lungo la loro rotta, ignorando le persone, i popoli, il destino dell’umanità. Niente di più sbagliato: si tratta di invenzioni umane, che possono e devono essere gestite, sia pure con coraggio, perché sono forze titaniche. A questo serve, ad esempio, proprio l’ONU, che per il papa rappresenta “una risposta imprescindibile dal momento che il potere tecnologico, nelle mani di ideologie nazionalistiche o falsamente universalistiche, è capace di produrre tremende atrocità. Non posso che associarmi all’apprezzamento dei miei predecessori, riaffermando l’importanza che la Chiesa Cattolica riconosce a questa istituzione e le speranze che ripone nelle sue attività”.

Mai come in questo momento storico c’è stato bisogno di una Assemblea delle Nazioni per fronteggiare i problemi dell’umanità. E allora l’ONU rinnovi la sua missione per il bene comune, suggerisce il papa. Ma deve essere una missione forte e concreta: “Non sono sufficienti gli impegni assunti solennemente”, si deve “evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci”. E’ uno stimolo forte, è un vero e proprio rilancio dell’ONU da parte di quella che è ormai universalmente riconosciuta come una autorità morale di altissimo profilo. In nome di un ‘nuovo umanesimo’, come ha definito il pensiero di Francesco il non credente Carlo Petrini, autore della guida alla lettura di una edizione della Laudato Si’: una visione aperta e universale, l’unica possibile per unire governi e nazioni. Naturalmente c’è da aggiungere che il pensiero di un papa non è quello, singolare, di un filosofo, ma che con l’autorità del magistero il pensiero del papa esprime e ‘moltiplica’ quello storico, e corale, della Chiesa. Cosa afferma, questo ‘umanesimo’? Che, per debellare ogni flagello, a partire dalle guerre, “bisogna assicurare il dominio incontrastato del Diritto”. Cosa tutela, il Diritto? Tutela la Giustizia. Qual è il principio della Giustizia? L’universalità e l’equità, ovvero il “dare a ciascuno il suo, secondo la definizione classica di giustizia”, dice Francesco. Ed è qui, non solo sul semplice rispetto dell’ambiente, che si innesta il discorso sullo Sviluppo Sostenibile, sul quale l’ONU punta da oggi in poi e al quale Francesco ha dato il suo incoraggiamento: che appare quindi non come una modalità dell’economia, ma come l’unica opzione dell’economia per garantire e non compromettere il futuro dell’umanità.

Lo Sviluppo Sostenibile, di matrice ambientalista e articolato nella green economy, è quello che non aggredisce le risorse naturali e umane. E’ quello che dice ‘no’ alla ‘cultura dello scarto’ stigmatizzata nel discorso da papa Francesco, non solo di materie ma anche di persone, di popoli, di anziani, di deboli, cioè ‘degli ultimi’. E’ quello che mette l’etica al di sopra di tutto, introducendo il principio del limite e del rispetto dell’altro. Nel pensiero di Francesco, lo Sviluppo Sostenibile è quello che non subisce, ma orienta il progresso della scienza, della tecnologia e soprattutto dell’economia. Non è, leggendo la Laudato si’, la teoria della ‘decrescita’, ma al contrario della crescita nei settori non inquinanti, quelli sostenibili, come le energie rinnovabili, appunto. Qui, c’è dentro la possibilità di ogni uomo della terra di procurarsi il cibo, una casa, un lavoro, la propria libertà; c’è equità, c’è giustizia. Perché la crescita è crescita solo se è per tutti. Qui ci sono i ‘volti delle persone’ sofferenti, più volte quasi proiettati come diapositive, nel suo discorso all’ONU, da Francesco. Ci sono diritti universali, oggi negati a molti da un sistema economico cresciuto senza freni né controlli da parte dell’uomo. Diritti la cui trama non basta più ‘rattoppare’ con i meritevoli interventi umanitari, emergenziali ed assistenziali, ma che vanno ricostruiti alla fonte promuovendo in tutte le nazioni uno sviluppo equo com’è quello ‘sostenibile’. Consolidando, quindi, la ‘casa comune’ più volte citata da Francesco all’Assemblea.

Questo nuovo ‘umanesimo’ è un ‘pensiero ecologico’ non solo per l’importanza data alla casa comune, intesa in primo luogo come ambiente naturale, ma soprattutto perché  fa un passo in più e per promuovere equità e giustizia si ispira all’equilibrio degli ecosistemi. E’ universale, perché cerca l’incontro con le altre fedi, con il pensiero dei non credenti, con la libertà di ogni uomo. Ed è reso possibile da una concezione sacrale della vita: “La casa comune di tutti gli uomini deve edificarsi anche sulla comprensione di una certa sacralità della natura creata. Tale comprensione e rispetto esigono un grado superiore di saggezza, che accetti la trascendenza, rinunci alla costruzione di una élite onnipotente e comprenda che il senso pieno della vita individuale e collettiva si trova nel servizio disinteressato verso gli altri e nell’uso prudente e rispettoso della creazione, per il bene comune”. Parole che non parlano solo ai credenti, ma ad ogni uomo che lavori per l’equità e nella giustizia e per la casa comune. Idee e ispirazioni sulle quali fondare decisioni forti e coraggiose, quelle attese dalla Conferenza di Parigi sul Clima ma anche le tantissime di governi e istituzioni che sono necessarie e urgenti per vincere le sfide che l’umanità si trova oggi a vivere.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

Condividi
precedente

Grande prima italiana per Tissot

successivo

Il messaggio di Papa Francesco

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *