Italia delle Regioni
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, replica al ministro Beatrice Lorenzin che, in alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a quotidianosanita.it il 23 settembre, ha dichiarato che le sanzioni ai medici sarebbero state volute dalle Regioni.
“L’atteggiamento del ministro della Salute non mi sembra corretto e soprattutto non ci fa andare da nessuna parte: se si sono condivise delle scelte, lo si è fatto insieme”. “C’è stato un gruppo di lavoro fatto da tecnici di Regioni e ministero della Sanità che hanno condiviso un testo – ha evidenziato ancora Chiamparino – quando si condivide un testo lo si fa in due. Io potrei dire allora che bastava non togliere i due miliardi alle Regioni (con la legge di stabilità prima e poi con l’intesa del 2 luglio recepita nel decreto enti territoriali), di questo passo si fa la corsa del gambero. Se si condivide un percorso lo si condivide fino in fondo. Potrei dire che Lorenzin non ha voluto che si intervenisse su altri capitoli”.
Ecco perché Secondo Chiamparino, quello del ministro “è un atteggiamento che non fa fare passi avanti, de è sbagliato scaricare il problema sugli altri per ragioni di consenso. Non mi sembra l’atteggiamento corretto”. Del resto, le verifiche sull’appropriatezza sono necessarie e lo dicono i medici stessi. Conosco personalmente tanti anziani che hanno le case piene di farmaci che non usano”. “Io non gioco a ping pong – ha continuato il presidente della Conferenza delle Regioni – ma nell’ambito dei tagli ci è parso, ed è parso anche al governo, che una misura utile per risparmiare e necessaria per migliorare la qualità dell’assistenza fosse l’attenzione all’appropriatezza. Non è una misura voluta dalle Regioni ma condivisa in uno spirito di collaborazione”. Insomma le sanzioni ai medici che prescrivono esami medici non appropriati sono state condivise con il Governo e non decise solo dalle Regioni, ha chiarito il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino: “Se ognuno cerca di scaricare il problema sugli altri per ragioni di consenso –è tornato a sottolineare in conclusione il presidente – non si condivide più nulla”.
La legge di Stabilità segni la fine della stagione dei tagli. Questa, in sintesi la posizione espressa da Piero Fassino , presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani. All’incontro che abbiamo chiesto al governo porteremo una piattaforma in 12 punti che parte da un assunto: la Legge di stabilità 2016 rappresenti il superamento definitivo della lunga stagione, durata sette anni, di continui tagli alle risorse dei Comuni”. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, al termine dell’Ufficio di presidenza Anci a Roma, convocato per fare il punto della situazione in vista della Legge di stabilità prossima ad essere discussa dal Parlamento. “Innanzitutto – ha detto Fassino parlando alla stampa – chiediamo che al superamento della Tasi, che siamo i primi a volere per ridurre il prelievo fiscale sulle famiglie, corrisponda una copertura compensativa di risorse al 100% su cui siamo fiduciosi, dato che il presidente del Consiglio ha più volte ribadito che l’eliminazione di questa tassa non penalizzerà i Comuni”. Ma quanto vale l’abolizione della Tasi? “Le cifre esatte ce le dovrà fornire il Mef – ha risposto Fassino – ed è il governo che dovrà dirci dove troverà le risorse compensative. Dai nostri conti siamo intorno a cinque miliardi di euro tra i 3,6mld di Tasi prima casa, 500 milioni di fondo perequativo, 300 milioni di Imu agricola e 6/700 milioni sui cosiddetti ‘imbullonati”. Siamo disposti a discuterne ma sia chiaro: se si tocca un pilastro della finanza locale come questo occorre ridefinire e fare chiarezza su tutti gli altri tributi per riordinare tutto il sistema della finanza locale”.
Alla Tasi si aggiunge poi un’altra priorità per i sindaci: superare il Patto di stabilità. Su questo Fassino ha ricordato come sia “cospicua la mole di avanzi di bilanci in gran parte dei Comuni, congelati e non spendibili per via dei vincoli del Patto. E’ evidente – ha rimarcato il presidente Anci – che lo sblocco delle risorse rappresenterebbe un forte rilancio degli investimenti su scala locale e contribuirebbe a sostenere crescita che il governo vuole perseguire”.
Fassino ha poi elencato tutti gli altri punti della piattaforma Anci, dalle spese per gli uffici giudiziari “il cui pregresso vale circa 700 milioni ed è un credito da regolare”, alle società partecipate “da razionalizzare per arrivare a soggetti di dimensioni adeguate al mercato e quindi più efficienti e sostenibili”. Anche su Città metropolitane ed enti di area vasta, il presidente Anci ha chiesto un approfondimento. “I tagli imposti dalla revisione della spesa – ha ricordato – valgono un miliardo sul 2015, due sul 2016 e 3 sul 2017. Già quest’anno sono molte le Città metropolitane che rischiano di non rientrare nei parametri del Patto di stabilità: è del tutto evidente che bisogna rivederli, essendo i tagli dei prossimi due anni molto superiori a quelli dell’anno in corso”.
I sindaci hanno anche fatto il punto sull’emergenza migranti, rimarcando come il piano accoglienza necessita di aggiustamenti. “Gli hub regionali sono pochi – ha ribadito a loro nome Fassino – e spesso dalla raccolta in mare i migranti vengono smistati in modo confuso verso i Comuni. A questo si aggiunge che oltre allo Sprar i migranti vengono smistati dalle Prefetture e questi due canali spesso non sono comunicanti. Noi abbiamo le nostre proposte per rendere il tutto più sicuro e gestibile ma l’accoglienza sia prevista per il numero più alto dei Comuni e principalmente attraverso lo Sprar”.
Fassino ha anche toccato un altro tema caldo da risolvere con urgenza, quello dei piccoli Comuni, non prima, però, di aver ricordato come nella piattaforma dei sindaci si chiederanno risposte anche sul Trasporto pubblico locale, sugli investimenti per Scuola e Welfare, sulla riforma del Catasto e su emergenza abitativa e utilizzo del Fondi comunitari 2014-2020. Sui piccoli municipi, dunque, il presidente Anci ha ricordato ai giornalisti come il quadro sia “complesso e oneroso. Serve una revisione del quadro normativo di riferimento – ha sottolineato – a partire dalle regole delle gestioni associate, delle convenzioni e delle fusioni. All’ultima assemblea di Cagliari – ha continuato Fassino – abbiamo formulato le nostre proposte che partono dalla volontarietà delle gestioni associate, dalla gestione per ambiti ottimali e non per ampiezza demografica e da norme che rendano conveniente e incentivante associare i servizi. Anche su questo aspettiamo risposte per arrivare in tempi brevi ad una nuova e avanzata geografia istituzionale”. Il presidente dell’Anci ha dato, quindi, appuntamento alla prossima assemblea Anci che quest’anno si terrà a Torino dal 28 al 30 ottobre, “e sarà quella la sede – ha concluso – in cui faremo un primo punto della situazione per capire come e su quali basi si muoverà il confronto futuro con il governo”.