Edo Ronchi: l’Europa mantiene gli impegni sul Clima
Lo scandalo Volkswagen sulle emissioni inquinanti ha compromesso l’immagine della Germania, leader con l’Italia delle politiche europee per l’Ambiente. Fino a che punto questo può incidere sui risultati attesi dalla Conferenza di Parigi sul Clima, ed in che modo è possibile contenerne gli effetti negativi? Lo abbiamo chiesto ad Edo Ronchi, già Ministro dell’Ambiente alla fine degli Anni Novanta e Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in questi giorni al lavoro per l’edizione degli Stati Generali della Green Economy che si terranno il 3 e 4 novembre a Rimini.
D – Presidente, dopo lo scandalo Volkswagen il ruolo dell’Europa nelle politiche per l’ambiente risulta ridimensionato?
R – L’Europa che “non si è accorta” del trucco delle auto Volkswagen ha fatto una pessima figura. La Volkswagen sta pagando duramente l’imbroglio che ha combinato e la Germania, che ha fatto spesso il primo della classe, pagherà certo un costo di fiducia e credibilità. Non penso tuttavia che questo scandalo avrà un’influenza rilevante sulla trattativa per il clima, perché alla Conferenza di Parigi trattano i Governi, perché la crisi climatica è provocata dalle emissioni di miliardi di tonnellate di gas di serra su scala mondiale con una incidenza minima, quasi trascurabile, delle maggiori emissioni delle auto Volkswagen truccate e perché la trattativa sul nuovo accordo dura da anni e gli interessi in gioco sono mondiali e ben più ampi di quelli toccati da questo scandalo.
Nell’udienza che ha fatto seguito al recente convegno internazionale ‘Giustizia ambientale e cambiamenti climatici’, organizzato dalla Fondazione, abbiamo colto l’approvazione di Papa Francesco per la descrizione che Lei ha fatto della ‘corsa del gambero’: quella a chi fra i Paesi resta più indietro pensando di sfruttare i benefici della riduzione delle emissioni di gas serra realizzata da altri. Pochi giorni dopo, davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, il Papa ha auspicato risultati concreti dalla Conferenza di Parigi. Decisioni e soluzioni sono urgenti, e mai come questa volta, anche grazie alla leadership di Papa Francesco e all’eco mondiale dell’enciclica Laudato si’, una Conferenza ONU sul clima sembrava avviata verso risultati positivi. Tutto questo è compromesso irrimediabilmente? Lo scandalo Volkswagen darà occasione agli altri Paesi di fare nuovi passi indietro, in particolare rispetto all’Europa?
Vedendo l’accoglienza più che positiva che Papa Francesco ha ricevuto al Congresso americano da parte del Presidente Obama e all’assemblea dell’ONU, mi pare difficile che uno scandalo di un’impresa automobilistica possa indebolire l’efficacia della sua azione a favore di un buon accordo per il clima. Non che ve ne fosse bisogno, ma semmai la scoperta di questo scandalo suona a conferma di alcuni passaggi dell’Enciclica “Laudato si’”, dove si evidenzia la necessità di una dimensione etica dell’impegno ambientale e dove si denunciano in modo chiaro certe logiche che puntano solo al profitto. No, non credo nemmeno che potrà tanto essere usato come alibi da altri Paesi. Semmai questo scandalo insegna a tutti che chi imbroglia sull’ambiente, anche se è un potente gruppo industriale, paga, prima o poi, un caro prezzo.
Presidente, benché regolarmente disattesi, gli accordi internazionali sul Clima sono temuti dai ‘gamberi’ perché influenzano la domanda e gli stili di vita di miliardi di consumatori. Su Parigi c’è quindi attesa: cosa si può fare, nelle poche settimane che rimangono, per rovesciare la situazione, dissipare le ombre sulla green economy e rilanciare la pressione dell’opinione pubblica mondiale e dei media sui governi in vista della Conferenza di Parigi?
Lo scandalo non ha indebolito la green economy: ha dimostrato che il crimine ambientale non paga, che sull’ambiente nessuno la passa liscia,, che anche un gruppo industriale solido può avere danni ingentissimi se oggi sgarra sull’ambiente. L’Europa potrebbe essere indebolita al tavolo delle trattative per lo scandalo Volkswagen? Certo, ripeto, non ha fatto una bella figura, ma per il ruolo dell’Europa su quel tavolo hanno peso ben altre questioni. Lo dico anche per aver direttamente partecipato ai tavoli europei e di Kyoto per il precedente Protocollo sul clima. Contano molto gli impegni che sei disposto ad assumere per ridurre le emissioni in futuro e se hai mantenuto quelli del passato. L’Europa ha mantenuto gli impegni e rispettato i suoi obiettivi del Protocollo di Kyoto. Per il nuovo pacchetto di misure potrebbe avere più peso se fosse disposta a fare di più al 2030.
[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]