Verdini, caccia grossa in Forza Italia

“Mi fanno schifo i ‘Verdini’ che sono gli stravaccati, quelli che dicono ‘traslochiamo’, ‘sosteniamo’, ‘faccio il taxi per Renzi’…”. Non è andato troppo per il sottile Matteo Salvini, commentando la scelta politica di Denis Verdini, ex braccio destro di Silvio Berlusconi e oggi indispensabile, o quasi, a Matteo Renzi per approvare le riforme.

Il premier Renzi prende apparentemente le distanze da Verdini e dal gruppo da lui fondato Ala, ma sa quanto possa essere utile al Governo, tanto da precisare a Repubblica che Denis Verdini “non è il mostro di Lochness”. Non sarà certo un mostro, ma una vecchia volpe della politica magari sì. A fine settembre, sempre al quotidiano di Ezio Mauro, l’ex preferito dell’ex Cav si è definito “un taxi che porta da Berlusconi a Matteo”. Non facciamo confusione, Matteo Renzi, non certo Salvini che ha già esplicitamente espresso il suo parare sulla vicenda. Il meccanismo è semplice, dove Denis fiuta un parlamentare voglioso di migrare, una volta lo portava ad Arcore, oggi da Renzi. Il gruppo Ala conta undici deputati e dodici senatori. Numeri destinati, inevitabilmente, a crescere. “In arrivo altri 5 o 6 senatori e una decina di deputati”, ha annunciato il senatore Ala Vincenzo D’Anna. E da dove arriverebbero? Ovvio, da Forza Italia, come la maggior parte dei parlamentari verdiniani. L’emorragia politica tra gli azzurri non è solo gravosa in termini di voti, ma anche di uomini, una volta fidati, che con una lettera più o meno di scuse passano da un gruppo all’altro.

Verdini ne è convinto: “Sarà Renzi a governare l’Italia per altri 10 anni”, e precisa di aver giurato a Matteo “di costruire insieme il partito della nazione”. Il suo obiettivo è chiaro, i tempi e i modi per centrarlo meno. Verdini conosce bene gli ex colleghi forzisti e i loro numeri di telefono: prosegue così a tessere la tela. Nel Pd, però, c’è chi continua a non digerire la presenza ora “amica” dei verdiniani. Secondo Roberto Speranza “meglio perderli che trovarli”, e il plurale è riferito proprio a tutti i parlamentari di Ala. Compreso il senatore Lucio Barani che nei giorni scorsi è stato accusato di aver mimato il gesto del sesso orale verso una parlamentare del Movimento 5 Stelle, durante la discussione dell’articolo 1 della riforma del Senato.

Matteo Renzi cerca di abbassare i toni, preferisce tenerselo buono Verdini e i suoi voti per le riforme. “Una parte del partito non ha accettato di aver perso il congresso”, ha detto Renzi. “Io voglio il Pd unito. Verdini ormai è diventato il paravento per qualsiasi paura. Tutti lo evocano anche vedendolo dove non c’è: ormai è raffigurato come una sorta di mostro di Lochness nostrano e credo che questa definizione lo faccia contento e sorridente come non mai”. Non lo ha definito un amico, ma il senso è pressappoco quello. Prove tecniche per entrare in maggioranza? “Verdini e i suoi non fanno parte della maggioranza di governo. Votano le riforme, non la fiducia”. Il confine, in questi giorni, non è mai stato così sottile.

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