I diritti civili

Una volta passato il tormentone della riforma del Senato, si entrerà nel vivo di una questione altrettanto complessa e certamente assai piú “sentita” dall’opinione pubblica, quella dei diritti civili. Cioè, in chiare lettere, del trattamento da dare alle coppie di fatto e specialmente a quelle omosessuali.

Per un cattolico è difficile discuterne facendo completamente astrazione dalle proprie convinzioni, che lo portano ad avere della famiglia una concezione tradizionale, la millenaria concezione fondata sull’unione di un uomo e di una donna, sacralizzata dai voti solenni pronunciati al momento di contrarre il vincolo. Ma anche un cattolico, se ha mente aperta e liberale, deve riconoscere che oggi esistono altre realtà, che hanno una loro dignità e meritano di essere riconosciute ed, entro certi limiti, protette. Ciò del resto accade ormai in tutti i paesi civili dell’Occidente, compresi quelli di forti radici cattoliche, come la Spagna e l’Irlanda.

La materia è, lo si capisce subito, delicatissima. Si tratta di tenere insieme istanze opposte ed egualmente rispettabili, visioni del mondo che tendono a distanziarsi e, se portate allo choc frontale, possono far divampare incendi. Va dunque affrontata con serenità ed equilibrio, evitando arroccamenti su posizioni superate ma anche pericolose fughe in avanti. Per il Governo, a cui spetterà l’iniziativa legislativa, si tratterà di tenere insieme le due anime della sua maggioranza, quella laica di gran parte del PD  (ma dove si collcheranno la Bindi a altri ex-DC?) e quella tradizionalista degli alleati di NCD e, al di là di questo, pur ascoltando chi vuole che anche l’Italia si adegui a quanto avviene nel mondo civile, si dovrà non offendere quella parte della popolazione (forse minoritaria, ma si tratta di una minoranza importante) che non è pronta a far saltare tutti i principi nei quali si è creduto fino ad oggi.

Per questo, è da sperare che le variopinte opposizioni mettano da parte per una volta le loro guerriglie strumentali e collaborino davvero a una buona soluzione. Per questo, le intemperanze dei vari Vendola (giudice in causa propria) sono inopportune e, nel loro massimalismo, dannose alla stessa causa che vorrebbero difendere.  Ma anche la Chiesa, pur dicendo il proprio pensiero, com’è suo diritto e dovere, rispetti la competenza dello Stato nel legiferare su quanto riguarda la vita di tutti, credenti e non.

Modelli utili da seguire non mancano. Penso a quello della Francia, paese di tradizione laica ma con una buona presenza cattolica, che ha da tempo introdotto le PAC, unioni civili dotate di una serie di riconoscimenti che oggi appartengono alla coscienza e al diritto moderni. Ma non matrimonio, e questo limite dovrebbe valere anche per noi,  in questa difficile e controversa tappa della nostra storia nazionale, non solo per questioni di fede religiosa, ma di rispetto dell’antico e non ancora smentito diritto naturale che per tanta gente, allo stato attuale delle coscienze, conta ancora qualcosa.

Quanto al problema delle adozioni, confesso di non avere idee preconcette. Da un lato, credo che ognuno abbia bisogno, nella sua formazione, di un padre e una madre veri. Dall’altra parte, non è che la famiglia tradizionale offra sempre esempi perfetti di idoneità all’educazione dei figli. E se due persone, unite di fatto e anche se dello stesso sesso, sono in grado di dare a un bambino amore e cure materiali e spirituali adattate, ben vengano. Si lasci eventualmente al giudice (un giudice competente e addestrato a farlo) decidere caso per caso. Ma in forme legali nuove, diverse dalla vera e propria adozione che è bene resti riservata a famiglie tradizionali.

Equilibrio, insomma, ora piú che mai. Ed evitiamo di trasformare temi cosí delicati e cosí importanti per le coscienze, temi che toccano da vicino tanta gente, in ulteriori strumenti delle nostre squallide risse da pollaio.

©Futuro Europa®

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