OMS, nuove strategie in difesa di donne e bambini

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con l’Ufficio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha lanciato in occasione dell’ultima Assemblea generale Onu, a New York la sua “Global Strategy” per la salute di donne e bambini da ora al 2030.

Garantire per ogni donna, bambino e adolescente nel mondo il diritto agli standard più elevati di vita e salute possibili: questi gli obiettivi prioritari dell’OMS. La Strategia è stata presentata dal Segretario Generale Ban Ki-moon nell’ambito del vertice sull’ “Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, in quest’occasione ha anticipato che vi saranno contributi iniziali al progetto OMS di 25 milioni di dollari grazie alla cooperazione di 40 Paesi, organizzazioni internazionali, del settore privato, di fondazioni, come la Melinda e Bill Gates Foundation.

Stando agli ultimi dati nel mondo ogni anno 290 mila donne muoiono in gravidanza o di parto, il 52% delle quali per cause facilmente arginabili come emorragie ed infezioni. I numeri per le perdite o malattie che riguardano i bambini non sono più incoraggianti: 2,6 milioni di bambini perdono la vita negli ultimi tre mesi della gravidanza o alla nascita, per cause prevedibili e oltre la metà a causa di malattie come la polmonite, la diarrea o la malaria.

Ma grandi passi avanti sono stati comunque fatti. A livello globale il numero dei decessi di bambini al di sotto dei 5 anni è sceso a 6,3 milioni nel 2013 rispetto ai 12,7 milioni del 1990. Tra il 1990 e il 2013 il tasso di mortalità è diminuito del 49%, passando da un tasso di 90 morti per 1000 nati vivi a 46. Per l’obiettivo di migliorare la salute materna si riscontra una significativa riduzione del numero di morti materne: da un valore stimato 523 000 nel 1990 a 289 000 nel 2013, tuttavia occorre fare di più, il tasso di declino, infatti, è meno della metà di quello che dovrebbe essere per raggiungere gli obiettivi del millennio di ridurre di tre quarti il tasso di mortalità tra il 1990 e il 2015. Per ridurre questi dati di mortalità femminile che si registrano, le donne dovrebbero accedere ad una buona qualità di assistenza sanitaria riproduttiva e interventi efficaci.

Come dice Flavia Bustreo, Vice Direttore Generale Salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell’OMS e responsabile del gruppo di lavoro che ha messo a punto la “Strategia” OMS: “…nessuno dovrebbe correre il rischio di perdere la vita per cause prevedibili solo in ragione di dove vive” e continua “… la nuova strategia parte da importanti successi e da quanto abbiamo appreso in questi quindici anni, si rivolge principalmente ai Paesi e ai loro politici e leader, affinché proseguano l’azione di cambiamento e miglioramento delle condizioni di vita e di salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti del mondo”.

Sono trascorsi, oramai, quindici anni da quando nel 2000, si definirono gli “otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio” (OSM), otto traguardi misurabili ed inequivocabili, vincolanti per l’intera comunità internazionale, che affidavano all’ONU il ruolo centrale nella gestione del processo di globalizzazione, obiettivi concordati con 193 Paesi ONU e le principali istituzioni di sviluppo del mondo e che i vari Paesi si impegnarono a rispettare e raggiungere entro il 2015. Tra questi già allora comparivano appunto: “migliorare la salute materna” (ridurre di tre quarti tra il 1990 e il 2015 il tasso di mortalità materna e raggiungere entro il 2015 l’accesso universale alla salute riproduttiva) e “ridurre la mortalità infantile” (ridurre di due terzi tra il 1990 e il 2015 il tasso di mortalità sotto i 5 anni).

Oggi questi impegni assunti sono stati amplificati e rinnovati con l’elaborazione della nuova Strategia Globale che definisce gli obiettivi da raggiungere entro il 2030. La Global Strategy 2015 si rivolge direttamente ai soggetti che vuole tutelare: donne, bambini, adolescenti, alle loro famiglie e alle comunità in cui vivono perché, dice la Bustreo, “diventino essi stessi protagonisti e forza motrice del cambiamento, affinché il loro diritto alla salute sia rispettato e tutelato”.

Ed è soprattutto l’Italia “visti i suoi importanti risultati nel settore della salute materno-infantile” ad aver “molto da insegnare e potrebbe giocare un ruolo leader nel settore anche alla luce del rinnovato impegno annunciato recentemente da Renzi in materia di cooperazione internazionale oltre al ruolo chiave che l’Italia ricoprirà nel 2017 nel contesto del G7”.

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