Diversamente giovani
«Carlo Lizzani si è suicidato. Ha deciso di porre fine ai suoi giorni in modo agghiacciante, gettandosi dal terzo piano della sua casa. Ricalcando forse lo sconsiderato gesto che fece prima di lui un altro regista, Mario Monicelli. La notizia nella notizia è che Lizzani aveva 91 anni, più o meno quanti ne aveva il suo collega.
Questo episodio, oltre a rattristarmi sul piano umano, mi ha fatto scatenare una serie d’interrogativi; la maggior parte degli anziani, specie gli ultraottantenni, sviluppano un attaccamento alla vita enorme; cercano, aiutati dalle nuove scoperte nel campo della sanità, di ricorrere a ogni mezzo per stare meglio; ormai ci sono rimedi per quasi tutti i malanni legati all’età.
Io ho una madre di 86 anni compiuti che si è fatta due protesi all’anca e due ginocchia nuove, dicendo: finché ci sono i pezzi di ricambio, usiamoli. Insomma la figura della vecchietta curva sul bastone è ormai quasi scomparsa, resiste forse in qualche paesino minuscolo e isolato, ma ormai la figura della vecchietta più comune è quella in fuseaux e maxi t-shirt di Madonna (la cantante). Vecchio è un aggettivo poco usato e poco amato se riferito a esseri umani. Sono tutti “diversamente giovani”.
Questo allungamento della vita, dovuto sicuramente a vari fattori , ha fatto dilatare la suddivisione in fasce delle varie età dell’uomo. Una volta c’era la mezza età; ora, se provate a dire a una cinquantenne che è una signora di mezza età, rischiate la denuncia o forse ve la cavate solo con un’aggressione.
Si è giovani fino a quando? Credo fino a che se ne abbia voglia. Fino a che si ha la curiosità delle cose e delle persone; fino a che si desidera ascoltare e imparare. Si è giovani fino a che si riescono a provare emozioni improvvise per motivi anche futili. E credo anche un’altra cosa: il cervello rimane giovane soprattutto quando si hanno idee e opinioni, quando si è parte della società in modo attivo, anche con piccole cose.
Forse Lizzani e Monicelli prima di lui, abituati ai riflettori e alle finzioni, non hanno ben sopportato la vita reale un po’ appannata, sicuramente molto banale al confronto di quella raccontata nei loro film. Forse vivere fino a novant’anni è stato un peso troppo grande; o forse di fronte all’inevitabile decadenza fisica hanno opposto troppa resistenza e alla fine hanno dovuto arrendersi.
O forse, ma questa è una riflessione molto personale, sono stati vinti dalla paura della morte e, come antichi Spartani, l’hanno sfidata invece di soccomberle passivamente e si sono adagiati sugli scudi per andare incontro ai loro dei.»
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