Maleducati

Ho sempre pensato e l’ho scritto spesso che la causa di molti mali è non voler chiamare le cose con il giusto nome. Faccio un esempio: quei due tipi che al Senato hanno fatto gesti all’indirizzo di una tipa (preferisco essere generica, nessuno merita di essere citato, sono tutti attori di una pantomina di bassissima lega), sono stati accusati di aver fatto gesti sessisti. Ecco, che vuol dire? La Treccani dice così: “Termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale; anche più generale, tendenza a discriminare qualcuno in base al sesso di appartenenza”.

Una parola inventata. Che bisogno c’era? Io credo non siano stati gesti sessisti ma solo e purtroppo gesti maleducati di gente maleducata. Perché questi signori sono questo, maleducati e anche arroganti perché sentono il dovere di difendere il loro comportamento a suon di frasi latine e non pensano nemmeno per un minuto di aver fatto cosa orrenda, appunto maleducata. Vi sembra un termine da signorina? Eppure a mio parere bisognerebbe ritornare a queste semplici parole di una volta. Invece di invitare questa gentaglia in tv per spiegare, andrebbero ignorati e messi all’angolo. Certa gente si nutre di questo, delle parole degli altri, della considerazione degli altri. Non avendo nulla di loro riflettono grazie alle emozioni suscitate, anche se sono spesso negative.

La cosa divertente è che uno di loro nel 2013 era stato scelto per essere referente di una proposta di legge contro le discriminazioni di genere; buffo vero? Non tanto se poi si vede che di questa proposta non c’è più traccia; come dire una legge sulle donazioni di sangue affidata a Nosferatu. L’altro, il galantuomo del sud che parla in latino è solo un risultato del berlusconismo, altra parola inventata ma sempre negativa. Pescato da Silvio in terra di fuochi e fiamme, ricco il giusto per poter affrontare le spese elettorali, è uno di FI e poi PDL. Ma la sua smania di protagonismo lo porta a scontrarsi con il capo. Due teste insieme non reggono. E così in cerca d’autore approda da Verdini e si mettono insieme per il bene dell’Italia.

Questo è il Senato di oggi ma una volta non era così: per essere Senatori oltre a dover appartenere a speciali categorie di professionisti o anche di Chiesa e all’età minima (40 anni), erano richiesti altri requisiti, detti impliciti perché non menzionati dallo Statuto: la cittadinanza del Regno, il godimento dei diritti civili e politici, il sesso maschile ed il requisito generico della dignità, ovvero l’assenza di precedenti penali e una regolare condotta, civile, morale, politica. Va poi ricordato che per norma statutaria facevano parte di diritto del Senato i principi della famiglia reale, che vi entravano al compimento del ventunesimo anno d’età, sebbene acquisissero il diritto di voto solo dopo aver compiuto 25 anni. A differenza della Camera, che provvedeva ad eleggere autonomamente il proprio Presidente ed i propri Vice-Presidenti, al Senato essi erano, per dettato statutario, nominati dal Re.

Ecco. Fate una riflessione ora di cosa accade oggi e ragionate se secondo voi ormai è meglio abolirlo, per il bene della Patria, o di quel che ne resta, perché al peggio non c’è fine e di re non ce ne sono più.

©Futuro Europa®

Condividi
precedente

Dalle agenzie stampa

successivo

Emergenza migranti, la UE spinge al rimpatrio degli irregolari

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *