Rassegna stampa estera
Immigrati e Renzi, ma anche M5S e antiche meraviglie italiane. Di questo si è parlato sulla stampa estera questa settimana. Il tutto con occhio piuttosto critico. Carlo Massimo su Newsweek mostra come l’ondata di migranti che arriva in Italia abbia tirato fuori il lato “sinistro” del Paese, analizzando il perché di tanta “paura”, mentre Gavin Jones per Reuters e Frédéric Martel su Slate si occupano di un Renzi non proprio privo di difetti. Hanno fatto parlare di sé anche i 5 Stelle che da Imola hanno lanciato la loro grande sfida al Governo, sfida che però li costringerà ora a trasformarsi da movimento “post ideologico” a qualcosa di più definito. Infine l’accusa lanciata da Nick Trend sul Telegraph: “l’incompetenza delle autorità italiane sta mettendo a forte rischio l’esistenza degli antichi siti”.
L’articolo di Carlo Massimo pubblicato su Newsweek di questa settimana è apparso precedentemente sulla rivista americana specializzata in affari esteri, politica, cultura e scienza The Wilson Quarterly. Scrive Massimo che “i rifugiati che si riversano in Europa dal Medi Oriente hanno trovato una fredda accoglienza, e non solo in Ungheria, dove il Primo Ministro Viktor Orban ha dichiarato che sono una vera minaccia per l’esistenza dell’Europa. In Italia, dove sono arrivati solo nel 2015 50.000, i sentimenti anti-migranti stanno pericolosamente prendendo il volo. La xenofobia è in aumento e veicola un generale stato di disordine nel Paese – rabbia per un’economia sofferente e ansia sul futuro dell’Italia.” Il giornalista analizza le proteste degli ultimi mesi, dalle violente reazioni di Casa Pound alla diffidenza mostrata anche dai circoli più moderati, cita anche l’ironia fatta sul nostro esercito “l’unico al mondo che esiste per sostenere invasioni straniere”. Riporta anche come gli ambienti di sinistra stiano invece combattendo questo nuovo razzismo, forti della tradizione cattolica del Paese, ma anche grazie anche all’aiuto di un alleato di primo piano: Papa Francesco. Massimo riporta anche la risposta più pragmatica di Maurizio Ricci e Jean Christophe Dumont (Osce) che “difendono l’impatto fiscale degli immigrati in Italia (…) gli immigrati non sottraggono soldi alle casse dello Stato, semmai riempiono le casseforti pubbliche”. In Italia, il Governo del Primo Ministro Renzi sarebbe sotto di 7 miliardi di euro senza il contributo degli immigrati (…) il sentimento anti-immigrazione in Italia non nasce per la razza o per la Nazione. E’ puramente basato sull’economia, di come la casa degli italiani è gestita: stipendi, pensioni, scuola e tasse. L’Europa è ancora in difficoltà. Le prove cui è sottoposta dai suoi migranti lo mette chiaramente a fuoco.”
RTBF riporta l’appello lanciato dai sostenitor del movimento 5 Stelle da Imola, che “non vogliono più solo contestare e denunciare, ma vogliono più che mai governare il Paese, cominciando dalla sua capitale, Roma”. “ I grillini, si legge, si sentono ormai abbastanza forti per dirigere il Paese. ‘Se prenderemo il Comune di Roma, governeremo il Paese per 10 anni’, ha promesso Beppe Grillo in un discorso meno vendicativo del solito”. Viene ripercorsa la storia del Movimento che due anni fa creò stupore per il suo secondo posto ottenuto alle elezioni e che in seguito non seppe mantenere la sua aura facendo si che Grillo, il ‘non leader’, decidesse di mantenere un profilo basso e lasciasse il passo ai più giovani, come Luigi Di Maio. “Cinque Stelle si è sempre rifiutato di allearsi con chiunque, che fosse di sinistra o di destra, definendosi un movimento ‘post ideologico’. Oggi il movimento si trova ad un crocevia, quello che si gioca ora influirà sul suo futuro affermano i sostenitori intervistati ad Imola (e che si vedono già al potere) e la cui preoccupazione maggiore è mantenere la “dignità”, “evitare che il potere corrompa”. Già si intravedono delle difficoltà di interpretazione delle “regole del gioco”: se la rete la fa da padrona nella scelta dei candidati, cosa fare di personalità carismatiche e valide come Di Maio e Di Battista, vere star del M5S?
Renzi. Il nostro Premier non suscita più tante simpatie come una volta. La sua immagine si sta ingrigendo con il passare del tempo. Colpa dell’aria “inquinata” di Roma? Fatto sta che nonostante le sue vittorie importanti, testate e agenzie importanti come Slate e Reuters non si fermano ai complimenti. Gavin Jones titola il suo pezzo “Il Premier italiano Renzi imita Berlusconi nel tentativo di ereditare i suoi elettori”. Jones parte dalla vignetta apparsa qualche giorno fa sul Corriere della Sera che ritrae l’ex Primo Ministro Silvio Berlusconi che tiene “affettuosamente per mano il suo piccolo figlio, l’attuale premier Matteo Renzi, che lecca un gelato”. Spiega il giornalista che “la vignetta rappresenta la percezione sempre più forte in Italia, che il quarantenne Renzi, leader del Partito Democratico di centro sinistra, si sia spostato talmente tanto a destra da diventare l’erede politico del settantanovenne leader conservatore”. Vengono analizzate le proposte e riforme di Renzi, un déjà vu di tempi passati. “Il declino di Berlusconi e l’assenza di un suo successore di spessore offrono a Renzi un ricco elettorato dal quale attingere, se solo lo convincesse a superare una divisione politica sempre più tenue, ma ancora ben radicata.” Il PD è di fatto leggermente in declino, ma portare avanti riforme di “destra” gli farà conquistare quella fetta di elettorato? Il M5S in questo momento intriga di più.
Le somiglianze tra Renzi e Berlusconi non si fermano alla politica come fa notare Gavin Jones. Entrambi hanno una grandissima capacità di comunicazione, basata sul costante ottimismo, sulla legge del “si può fare”. Fréderic Martel su Slate analizza lungamente il modo di fare dell’”asso della comunicazione digitale”, ma con un grande “ma”: “se il capo del Governo italiano ha capito molto bene quanto poteva guadagnare dai social network, per quanto riguarda l’economia digitale il Paese è allo stallo.” Martel racconta nel suo articolo la storia di chi gestisce tutta l’area comunicazione del Premier, Francesco Nicodemo in primis. Ma se questi geni delle pubbliche relazioni e della gestione dei social network hanno permesso a Matteo Renzi di mettere ko il primo avversario in assoluto, il campione della rete Beppe Grillo, creando un modo di fare politica totalmente nuovo che coinvolge tutti, la cosa non è riuscita molto bene sul piano prettamente politico. Il giornalista francese raccoglie le critiche di chi sostiene che l’era digitale di Renzi si ferma a suo IPad, quando si tratta di fare sul serio, come creare posti di lavoro grazie al web o sostenere l’economia digitale, la musica è un’altra. “L’Agenda digitale di Renzi è un bel programma rimasto vuoto”.
Infine l’accusa di lassismo lanciata da Nick Trend sul Telegraph alle nostre guardia museali e agli amministratori incompetenti. Trend ce l’ha soprattutto con chi gestisce Pompei, dove non si trova un guardiano neanche a pagarlo oro (o forse il punto è questo…). Mancano gli investimenti giusti, dice il giornalista, e soprattutto manca la voglia di fare. “Ho assistito, impotente, allo strofinamento di uno zaino lungo la parte dipinta di un corridoio, e ho visto un gruppo di turisti cinesi fare fotografie con il flash ignorando i divieti”. Come non arrabbiarsi?
Carlo Massimo, Immigrant Surge Brings Out Italy’s Dark Side, Newsweek, 19 Ottobre 2015; AFP per RTBF, Italie: le movement Cinq Etoiles ne veut plus seulement contester, 19 Ottobre 2015; Gavin Jones, Italy’s Renzi mimics Berlusconi in bid to inherit his voters, Reuters, 20 Ottobre 2015; Frederic Martel, Matteo Renzi, l’as del la com’ numérique au grand flou politique, Slate, 18 Ottobre 2015; Nick Trend, Is Italy failing to portect its ancient wonders?, Telegraph 15 Ottobre 2015.