Non essere cattivo (Film, 2015)
Claudio Caligari (1948-2015) parte da Amore tossico (1983) per lasciare al cinema italiano il testamento spirituale di un genio che ha realizzato soltanto tre lungometraggi – il secondo è L’odore della notte (1998) – e un pugno di documentari. Non si può capire Non essere cattivo senza aver visto Amore tossico, citato a più riprese dal regista, che apre il suo ultimo film con identica ambientazione sul lungomare di Ostia e l’incontro tra i due amici che vivono tra droga e microcriminalità.
Caligari era uomo di cinema, amava profondamente il suo lavoro, ma in questo mondo alla rovescia che celebra cialtroni senza talento, se non fosse stato per Valerio Mastandrea forse non avremmo potuto apprezzare Non essere cattivo. “Muoio come uno stronzo e ho fatto solo due film”, sono state le sue ultime parole. No, caro Caligari, anche se – come dice Mastandrea – detta da te la parola stronzo aveva tutt’altro significato, lasciaci dire che gli stronzi sono altri, tutti vivi, vegeti e sin troppo prolifici.
Parliamo del film. Pasoliniano, come l’opera omnia di Caligari, persino cittiano, con venature di Brunello Rondi e punte deamicisiane, girato tra Ostia e Fiumicino, nel cuore delle borgate romane anni Novanta. I luoghi sono quelli di Accattone, Mamma Roma, Ragazzi di vita, Una vita violenta, ma anche gli stessi dove fu massacrato Pasolini. I personaggi sono – se si vuole – dei vitelloni di fine secolo, borgatari e marginali, ma pur sempre nullafacenti di provincia, pronti a ironizzare con la sordiana battuta: “Lavoratore!”, quando uno del gruppo decide di abbandonare una vita fatta di giornate al bar, notti in discoteca, droga e piccoli furti.
Caligari parte da Amore tossico per raccontare come sia cambiato il mondo delle borgate e della droga nei primi anni Novanta. Il regista narra un mondo di piccoli delinquenti, ragazzi che cadono nella tentazione del denaro sporco, vite che scorrono tra locali notturni, cocaina e droghe sintetiche troppo facili da ottenere. Vittorio e Cesare sono i protagonisti, due amici inseparabili, figure emblematiche tratteggiate con realismo che rappresentano una gioventù allo sbando. Romanzo di formazione, in fondo, sulla crescita di due adolescenti, vite disperate dalle quali soltanto il primo riesce a salvarsi – grazie all’amore – mentre il secondo sprofonda nel consumo di eroina e finisce ucciso durante una maldestra rapina. Un film sull’amicizia, che supera i confini della vita, sui valori profondi che legano due persone diverse ma cresciute insieme che non vogliono lasciarsi ma tentano di uscire da situazioni pericolose.
Non essere cattivo significa molte cose, prima di tutto che i personaggi sono tutto fuorché negativi, restano dei disperati, certo, ma sono irrecuperabili. Il titolo campeggia anche sulla felpa di un orsacchiotto di peluche che Cesare regala alla nipotina proprio il giorno in cui la bambina muore, distrutta dall’Aids, ereditato dalla madre, scomparsa alcuni anni prima. Caligari non scade mai nel patetico, nonostante faccia versare lacrime di commozione in alcune sequenze che ricordano il cinema strappacuore, metabolizzato attraverso la lente del realismo pasoliniano.
Non essere cattivo rappresenterà il cinema italiano agli Oscar e concorrerà alla statuetta per il miglior film straniero. Caligari sarebbe rimasto stupefatto di una scelta così controcorrente: “Uno stronzo alla notte degli Oscar”, avrebbe sorriso. Mai la parola stronzo avrebbe avuto un significato così alto. Standing ovation alla memoria, Maestro. Ci mancano da morire talenti naturali come il tuo, capaci di coniugare cinema di genere a ponderate riflessioni sul cambiamento della società contemporanea. E non ci può consolare che sono in arrivo sottoprodotti irritanti targati Muccino e Brizzi.
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Regia: Claudio Caligari. Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Caligari, Francesca Serafini, Giordano Meacci. Fotografia: Maurizio Calvesi. Montaggio: Mauro Bonanni. Scenografie: Giada Calabria. Costumi: Chiara Ferrantini. Produttori: Paolo Bogna, Simona Giacci, Ermanno Guida, Simone Isola, Andrea Leone, Valerio Mastandrea, Moira Mazzantini, Francesco Tatò, Laura Tosti, Pietro Valsecchi. Case di Produzione: Leone Film, Tao Due, Rai Cinema. Aiuto Regista: Simone Spada. Effetti Speciali: Fabio Galiano. Interpreti: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Roberta Mattei, Silvia D’Amico, Alessandro Bernardini, Valentino Campitelli, Danilo Cappanelli, Manuel Rulli, Emanuela Fanelli, Giulia Greco, Claudia Ianniello, Elisabetta De Vito, Alice Clementi, Emanuele Grazioli, Luciano Miele, Stefano Focone, Massimo De Santis, Andrea Oriano, Alex Cellentani, Alessia Cardarelli, Angelica Cacciapaglia.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]