Unioni Civili, è vero scontro Renzi-Alfano?
Al momento è tutto fermo, dopo il terremoto scatenato la settimana scorsa da un inaspettato ruggito di Alfano, il Ddl sulle unioni civili è destinato a slittare di qualche settimana, almeno dopo la legge di stabilità. Ed è proprio la stabilità, ma della maggioranza che più preoccupa Renzi. Su questo tema il premier sa che il centrodestra è irremovibile dalle proprie posizioni e rischiare prima dell’approvazione della legge di Bilancio non è una saggia strategia.
Se fino ad oggi sugli interventi presi dal segretario democratico, NCD si è sostanzialmente appiattita, sul tema caldo come quello delle unioni civili, il Ministro dell’Interno non ha potuto esimersi dal puntare i piedi. A costringere alla presa di posizione di Alfano è stata l’ala ciellina del partito, ala questa forte ed influente, tanto da mettere in discussione la presenza all’interno del Governo.
Renzi sa (ma ha comunque provato a sondare il terreno) che i grillini non sono affidabili. Troppo suscettibili al volere del guru Grillo per fidarsi del voto su una questione così importante, soprattutto se il voto a maggioranza alternativo comporta la fuoriuscita degli alfaniani dalla maggioranza di governo, senza una legge elettorale e senza la definitiva approvazione della riforma del Senato.
I denti e le unghie mostrate da Alfano, che ha ovviamente corretto il tiro, moderando e ritrattando la propria posizione, hanno fatto sussultare i giovane premier che ha dovuto rivedere le proprie priorità. Ciò anche a danno di un possibile riavvicinamento con la minoranza Dem che avrebbe visto di buon occhio l’approvazione di questo disegno di legge, ma che per difendere il governo è stato rispedito in soffitta.
Sicuramente i prossimi passaggi parlamentari della proposta Cirinnà saranno fondamentali per comprendere quanto lontano Alfano voglia spingersi, se intavolare un braccio di ferro con Renzi per difendere il proprio credo e il proprio elettorato oppure definire quella rottura con l’essenza del centrodestra per confluire in una formazione che veda l’abbandono delle correnti interne più oltranziste per un partito di estrazione primorepubblicano. Sta di fatto che per ora i pompieri Dem sono riusciti a spegnere pericolosi fuochi che avrebbero quantomeno messo in pericolo la legge di stabilità, manovra da 27 miliardi fondamentale per i piani futuri di Renzi.
Un nodo che di certo porterà a stravolgimenti importanti (sia nelle politiche del governo che nella contrapposizione sociale sul tema “coppie di fatto”) saranno le indicazioni che usciranno dal Sinodo vaticano. Molto del futuro della contrapposizione anche ideologica uscirà dalla linea che la Chiesa adotterà su tema dell’omosessualità. È certo che ogni stravolgimento porterà con se rivoluzioni politiche di grande rilevanza che quasi certamente definiranno il futuro del centrodestra ma soprattutto dei rapporti tra Angelino Alfano e Matteo Renzi.