Marino, la farsa
Non voglio demonizzare Ignazio Marino, per carità! Qualche virtù deve averla se, nonostante tutto, conserva un pugno di ammiratori e sostenitori fedeli che gli chiedono di resistere, di ritirare le dimissioni. Ma un dato di fatto è dolorosamente e drammaticamente evidente a chiunque anche solo passi per Roma e parli con la gente (a cominciare dai sempiterni taxisti, davvero vox populi): la maggioranza delle persone non ne vuol più sapere di lui. Alle prove di incapacità manifesta si sono unite manifestazioni di inopportunità quasi patologica: il comportamento dopo i funerali di Casamonica, il viaggio a Filadelfia per un preteso – e smentito – invito del Papa. Può darsi che contro di lui abbia giocato la sfortuna, ma quando si accumulano fatti tanto sconcertanti, in democrazia un dirigente politico non ha che una strada: farsi da parte. Specie poi quando è evidente che ha perduto l’appoggio della parte poilitica che lo ha eletto.
E difatti a un certo punto è parso che persino lui si fosse reso conto di questa esigenza, a seguito dell’incidente del vino di marca pagato con la carta di credito del Comune, e per questo annunciò le dimissioni, accolte, va detto, con generale sollievo dalla cittadinanza, compreso il PD.
Ma ora, a quanto pare, ci ripensa, promettendo ai suoi fedeli un non tanto ambiguo: “Non vi deluderò”. E così sta mettendo in scena un vero psicodramma, e la tragedia si sta trasformando in farsa. Nonostante i sospetti giudiziari intervenuti nel frattempo su di lui.
Può darsi che Marino pensi ora di portare la questione al Consiglio comunale dove, forse, spera di essere salvato dall’appoggio (poteva mancare!) degli ineffabili vendoliani. Sarebbe stato un suo diritto e avrebbe dovuto prendere dall’inizio questa strada se fosse stata una persona seria. Ma serio non è, e ora sta dando a Roma e all’intero Paese lo spettacolo di un indecoroso valzer, indegno della politica, indegno della Città, indegno dell’Italia.
Se la questione andrà davanti al Consiglio, non c’è dubbio su quello che farà l’opposizione. Non è ancora chiaro quello che farà la sinistra nel suo insieme e soprattutto il PD. Da solo non ha i numeri per sfiduciare il Sindaco, però il suo atteggiamento, dal punto di vista politico, avrà importanza cruciale. È augurabile, nel suo stesso interesse, che venga allo scoperto con il coraggio necessario, anche se questo volesse dire rischiare di consegnare Roma nella mani di un’altra forza politica (pare che avanzi la candidatura di Giorgia Meloni: perché no?). Ma augurabile soprattutto è che Ignazio Marino ci ri-ripensi. Sarebbe l’ultimo (e forse anche il primo vero) servizio alla nostra Città.